Oggi ti parlo di Storia della mia famiglia, la nuova serie italiana su Netflix che si propone di raccontare la storia di Fausto e di come le persone a lui più care cercano di rimanere unite nonostante il peso del destino. La serie non punta a sconvolgerti con colpi di scena inaspettati, ma si concentra su una narrazione intimista fatta di flashback, voice memos e momenti di quotidianità che, pur essendo prevedibili, riescono a farti sorridere e riflettere.
La serie si apre in maniera semplice e disarmante: Fausto (interpretato con grande carisma da Eduardo Scarpetta) si sveglia al suono del suo telefono, che segna le 7:04 – sì, proprio 7:04, perché ha già premuto il tasto snooze più volte. Quel gesto banale ti introduce subito nel mondo di Fausto, un uomo consapevole che i suoi giorni stanno per finire. La prima cosa che fa è lasciare un messaggio vocale per le quattro persone a cui tiene di più nella sua vita. In quel messaggio, racconta di un sogno curioso: la sua mamma Lucia (Vanessa Scalera) esce con uomini della sua età e ne esce felice, il fratello Valerio (Massimiliano Caiazzo) diventa un lord inglese, l’amico Demetrio (Antonio Gargiulo) riesce persino a legare la cravatta – sì, un vero miracolo quotidiano – e la sua amica d’infanzia Maria (Cristiana Dell’Anna) vive lontano da Roma e, guarda caso, giura meno. È un inizio ironico e toccante: Fausto, nonostante la consapevolezza del suo destino, è semplicemente felice di aver svegliato.
Flashback e riflessioni: il cuore della narrazione
La struttura narrativa di Storia della mia famiglia si basa su un’alternanza tra il presente malinconico e i ricordi del passato. Dopo il risveglio, vediamo Fausto che, con poca energia ma tanto affetto, si prende cura dei suoi due figli, Libero (Jua Leo Migliore) ed Ercole (Tommaso Guidi). Li fa ballare al ritmo di “I Fought The Law” dei The Clash, e li accompagna a scuola insieme a Maria. Questi momenti quotidiani sono il tessuto emotivo della serie e, nonostante la loro semplicità, trasmettono un senso di calore familiare.
La narrazione si arricchisce poi di flashback che ci riportano al 2011, quando Fausto incontra Sarah (Gaia Weiss) in un caffè di Roma. “Everything started that day, the good things and the bad things,” dice Fausto, e in quell’attimo scatta una scintilla. Dopo aver rasato la barba per fare bella figura, Fausto conquista Sarah e trascorre con lei una settimana intensa, piena di emozioni contrastanti. Quando Sarah deve tornare a Bristol, Fausto, con tutta la sua determinazione, la rincorre all’aeroporto per convincerla a restare, nonostante lei dica apertamente: “I’m fucked up.” Questi flashback, intrecciati con il presente, creano una narrazione stratificata che ti fa sentire parte della vita di Fausto, anche se il percorso è piuttosto lineare.
Aspetti tecnici: tra emozione e prevedibilità
Da un punto di vista tecnico, la serie non manca di risorse. La regia di Filippo Gravino sfrutta abilmente i flashback e il montaggio per intrecciare presente e passato, creando un mosaico di ricordi e momenti di vita quotidiana. Le inquadrature sono studiate nei minimi dettagli e la colonna sonora, che include brani classici come “I Fought The Law”, aggiunge quel tocco vintage che ti fa sentire trasportato in un’altra epoca.
Tuttavia, non posso non notare alcuni difetti. La narrazione, pur essendo ben realizzata dal punto di vista tecnico, risulta troppo prevedibile. I flashback sono usati in maniera convenzionale e non sempre offrono nuove prospettive, rendendo la storia poco sorprendente. La rivelazione che Sarah è la madre dei figli di Fausto non è un vero shock, ma un elemento narrativo che ci si aspetta fin dall’inizio. In sostanza, la serie non osa innovare e si accontenta di raccontare una storia già conosciuta.
I personaggi: tra carisma e stereotipi
Il vero punto di forza di Storia della mia famiglia è il suo cast. Eduardo Scarpetta, nel ruolo di Fausto, è il cuore pulsante della narrazione. Con il suo carisma e la sua capacità di trasmettere la consapevolezza della propria mortalità, Scarpetta riesce a dare vita a un personaggio che, nonostante la sua malattia, affronta la vita con ironia e tenerezza. La chimica tra Fausto e Sarah è palpabile, e la presenza di Maria (Cristiana Dell’Anna), che si prende cura dei figli come una zia affettuosa, è fondamentale per mantenere la coesione familiare.
Detto questo, alcuni personaggi risultano un po’ stereotipati. Lucia, Valerio e Demetrio sono figure che, pur offrendo spunti interessanti, non escono dal solito stampo del dramma familiare. Nonostante ciò, il cast fa del suo meglio per trasmettere emozioni autentiche, e in certi momenti il loro modo di recitare riesce a compensare la prevedibilità della sceneggiatura.
I difetti: dove la serie non osa innovare
Nonostante i suoi punti di forza, Storia della mia famiglia presenta alcune criticità che impediscono alla narrazione di raggiungere il suo pieno potenziale:
- Narrazione prevedibile: fin dal primo episodio sappiamo che Fausto sta per morire, e la serie non offre veri colpi di scena.
- Uso convenzionale dei flashback: i salti temporali, sebbene efficaci, sono troppo comuni e non sorprendono lo spettatore.
- Personaggi stereotipati: alcuni ruoli appaiono fissi e mancano di evoluzione, limitando la profondità emotiva.
- Rivelazioni poco sorprendenti: elementi come il legame tra Sarah e i figli risultano attesi e poco innovativi.
- Sceneggiatura lineare: la storia segue un percorso molto tradizionale, senza ambizioni narrative che rompano gli schemi.
Un mix di emozioni: tra ironia e tenerezza
Nonostante tutto, la serie riesce a regalarti momenti di genuina emozione. La capacità di Fausto di trasformare il quotidiano in qualcosa di significativo – come quella danza con i suoi figli o il gesto simbolico di prendere una boccata di ossigeno – è un tocco di umanità che ti fa apprezzare il valore dei piccoli gesti. La serie non punta a stupirti con colpi di scena sconvolgenti, ma a raccontare, con un tono diretto e spesso ironico, la storia di un uomo che, pur sapendo che il tempo è poco, vuole lasciare un segno indelebile nella vita di chi ama.
Il mix tra momenti di tenerezza e interruzioni ironiche – quelle battute che, tra una scena e l’altra, ti fanno sorridere per la loro semplicità – è uno degli aspetti più riusciti della serie. Tuttavia, questo approccio può anche essere visto come un limite, perché la mancanza di sorprese e innovazione narrativa può far sembrare il racconto un po’ troppo convenzionale.
Conclusioni: una narrazione sincera ma senza sorprese
Alla fine, Storia della mia famiglia è un dramma familiare che non osa rompere i canoni del genere. Non ci sono colpi di scena rivoluzionari o innovazioni narrative che ti lascino a bocca aperta; quello che ottieni è un racconto sincero e, in fondo, toccante, di un uomo che vuole fare in modo che la sua famiglia rimanga unita anche quando lui se ne va. Eduardo Scarpetta, con la sua interpretazione intensa e carismatica, è il vero fulcro della serie, ma la narrazione complessiva resta entro limiti abbastanza prevedibili.
La serie esplora con delicatezza temi universali come l’amore, la perdita e la speranza, usando una struttura a flashback e voice memos che, pur non sorprendendoti, ti regala momenti di autentica tenerezza. Se ti piacciono le storie che alternano passato e presente, che raccontano il quotidiano in maniera sincera e che, nonostante tutto, sanno toccare il cuore, Storia della mia famiglia merita una visione.
E tu, cosa ne pensi? Lascia un commento qui sotto e raccontami la tua esperienza: ti sei lasciato trasportare dalla storia di Fausto, o pensi che la serie rimanga troppo convenzionale? La tua opinione è fondamentale!
La Recensione
Storia della mia famiglia
Storia della mia famiglia è un dramma familiare che, attraverso flashback e messaggi vocali, offre un racconto nostalgico e sincero, seppur lineare e privo di innovazioni sorprendenti.
PRO
- Legami familiari e ricordi che toccano il cuore.
- Eduardo Scarpetta e il cast offrono interpretazioni autentiche.
CONTRO
- La trama è troppo lineare e priva di innovazione.
- Tecnica già vista e poco rinfrescante.