Nel panorama indie-pop italiano, Gazzelle si è sempre distinto per la sua capacità di trasformare la vulnerabilità in poesia urbana. Con “Stupido”, l’artista romano ci consegna una delle sue confessioni più intime, un grido notturno che risuona come manifesto di un amore incondizionato e autodistruttivo.
Il brano si presenta come un flusso di coscienza in cui la fragilità emotiva si trasforma in forza, dove l’artista abbandona ogni forma di protezione per mostrarsi in tutta la sua imperfezione. Una dichiarazione d’amore che diventa anche una dichiarazione d’intenti: restare, nonostante tutto.
La difficoltà di non perdersi
L’incipit del brano “Non è facile, anzi, difficile, lo so / Non perdersi davvero mai” introduce immediatamente il tema centrale della canzone: la lotta costante per mantenere la propria identità in un mondo che spinge continuamente a smarrirsi. Questa battaglia interiore viene presentata come una condizione universale, un’esperienza condivisa che l’artista riconosce nella sua complessità.
Nonostante questa consapevolezza, Gazzelle afferma con una certa ostinazione la sua volontà di perseverare: “Ma guarda che bello com’è che insisto / Nonostante tutta la roba brutta che ho visto”. Questi versi rivelano una resilienza quasi infantile, capace di meravigliarsi della propria testardaggine di fronte alle avversità.
Il valore del dolore
Particolarmente significativo è il passaggio in cui l’artista stabilisce una relazione tra sofferenza e ricchezza: “Se tutto il dolore mi avesse reso più ricco / Ti comprerei una barca però”. Qui il dolore viene monetizzato in un’immagine quasi surreale, evidenziando l’inutilità della sofferenza che non si traduce in valore concreto. È una riflessione amara che sottolinea come le esperienze negative, per quanto formative, non portino necessariamente benefici tangibili.
La vulnerabilità come condizione permanente
La vulnerabilità emotiva è un tema ricorrente nel brano, come evidenziato nei versi “Lo sai che a volte m’impanico per niente / E quante volte m’hai detto non fa niente”. L’artista riconosce la sua tendenza a reagire in modo sproporzionato, ma anche la pazienza del partner che minimizza queste reazioni. Questa dinamica è ulteriormente elaborata nella metafora del serpente: “Ma questa vita a volte sai s’arrotola come un serpente”, un’immagine potente che evoca l’idea di una realtà che strangola e soffoca chi la vive.
Il grido notturno
Il ritornello introduce l’elemento del “grido notturno” che dà il tono all’intera canzone: “Mentre strillo di notte mi sentono tutti, ma strillerò / Finché non lo capisci che io sarò sempre qui”. Questa immagine di un urlo che disturba il silenzio della notte rappresenta un atto di ribellione contro la propria invisibilità emotiva. Il protagonista è disposto a farsi sentire, a disturbare, pur di comunicare la sua presenza costante.
La promessa di essere “Come una luce che non si spegne mai / Come un ombrello che non ti bagni mai” esprime la volontà di essere una presenza protettiva e illuminante nella vita dell’altro. Sono metafore che trasformano l’amore in un servizio permanente, in una dedizione che non conosce interruzioni.
L’autoaccusa di stupidità
Il ritornello culmina con la ripetizione ossessiva della parola che dà il titolo al brano: “Stupido, stupido, stupido”. Questa autoaccusa rappresenta la consapevolezza della propria irrazionalità nell’amare in modo così incondizionato. È un’ammissione che contiene in sé una critica e allo stesso tempo un’accettazione della propria natura.
L’amore come terrorismo emotivo
Nella seconda parte del brano, l’immagine lunare viene utilizzata come distrazione da evitare: “Guarda che luna, anzi, meglio se guardi me / Che in faccia ho duemila emozioni”. Il protagonista preferisce essere osservato direttamente, con tutte le sue contraddizioni, piuttosto che permettere che l’attenzione si sposti su elementi esterni, per quanto affascinanti.
Ma è la definizione dell’amore come “un attacco di terrorismo” a rappresentare forse il momento più potente del brano. Questa metafora estrema suggerisce un sentimento che arriva improvviso, violento e destabilizzante, capace di distruggere ogni equilibrio preesistente.
La ripetizione come mantra
La struttura del brano, con la sua ripetizione ossessiva della parola “stupido” e delle metafore della luce e dell’ombrello, crea un effetto ipnotico che rafforza il messaggio di dedizione incrollabile. Questa tecnica compositiva trasforma una semplice canzone in un mantra emotivo che il protagonista ripete a sé stesso per convincersi della validità del suo sentimento, nonostante la sua apparente irrazionalità.
Il ritorno alla frase iniziale “Non è facile, anzi, difficile, lo so / Non perdersi davvero mai” chiude il brano in una struttura circolare, sottolineando come questa lotta per mantenere la propria identità sia un processo continuo, senza fine.
“Stupido” si configura così come un’esplorazione profonda della vulnerabilità emotiva maschile, un tema spesso sottorappresentato nella musica pop contemporanea. Gazzelle riesce a trasformare questa fragilità in un punto di forza, in un atto di coraggio che risuona con chiunque abbia mai amato in modo incondizionato.
E tu, ti sei mai sentito “stupido” per amore? Hai mai desiderato essere “una luce che non si spegne mai” per qualcuno? Raccontaci la tua esperienza nei commenti, siamo curiosi di sapere se anche tu hai vissuto questo tipo di amore “terroristico”!
Il testo di Stupido di Gazzelle
Non è facile, anzi, difficile, lo so
Non perdersi davvero mai
Non perdersi davvero mai
Ma guarda che bello com’è che insisto
Nonostante tutta la roba brutta che ho visto
Se tutto il dolore mi avesse reso più ricco
Ti comprerei una barca però
Lo sai che a volte m’impanico per niente
E quante volte m’hai detto non fa niente
Ma questa vita a volte sai s’arrotola come un serpente
E mi sento stupido
Mentre strillo di notte mi sentono tutti, ma strillerò
Finché non lo capisci che io sarò sempre qui
Come una luce che non si spegne mai
Come un ombrello che non ti bagni mai
Stupido, stupido, stupido
Lo so, che stupido, stupido, stupido
Guarda che luna, anzi, meglio se guardi me
Che in faccia ho duemila emozioni
E ho sperperato tutti i miei sogni
Ma guarda che è un attimo e mi intristisco
Tutto questo amore è un attacco di terrorismo
Se fossi al mio posto sapresti perché impazzisco
Ma che ne sai
E mi sento stupido
Mentre strillo di notte mi sentono tutti, ma strillerò
Finché non lo capisci che io sarò sempre qui
Come una luce che non si spegne mai
Come un ombrello che non ti bagni mai
Stupido, stupido, stupido
Lo so, che stupido, stupido, stupido
Stupido, stupido, stupido
Lo so, che stupido, stupido, stupido
Lo so, che stupido, stupido, stupido
Come una luce che non si spegne mai
Lo so, che stupido, stupido, stupido
Come un ombrello che non ti bagni mai
Lo so, che stupido, stupido, stupido
Lo so, che stupido, stupido, stupido
Lo so
Non è facile, anzi, difficile, lo so
Non perdersi davvero mai