Decidere se sei pronto a diventare genitore è già abbastanza difficile. Ma avere qualcuno che lo decide per te è ancora più arduo, soprattutto quando quella persona è un rappresentante dello stato che ti fa superare ogni sorta di folle ostacolo senza dover spiegare il suo ragionamento. Questa è la premessa inquietante di “The Assessment”, un dramma sci-fi distopico che ti farà sentire come se fossi finito in un episodio di Black Mirror incentrato sulla genitorialità.
Una distopia minimalista ed elegante
Il film segna il debutto nel lungometraggio di Fleur Fortuné, regista di videoclip musicali che dimostra fin dai primi fotogrammi la sua padronanza di inquadrature, texture e colore. L’apertura ci mostra una giovane donna che nuota solitaria nell’azzurro scintillante dell’oceano, suggerendo simultaneamente libertà e pericolo – una dualità che percorre l’intero film.
Siamo in un futuro prossimo. Un disastro climatico ha costretto l’umanità a ricominciare in modo spartano, ma preferibile alla devastazione del Vecchio Mondo. La casa minimalista in cui vivono gli scienziati sposati Mia (Elizabeth Olsen) e Aaryan (Himesh Patel) spunta da una collina in mezzo a un terreno aspro e battuto dal vento. E tutto e tutti esistono sotto la protezione di una cupola trasparente e ondulata, come se fossero intrappolati all’interno di una medusa gigante.
Un mondo dalle regole rigide ma affascinanti
Mia e Aaryan sembrano avere tutto, relativamente parlando. Il loro lavoro è appagante: lui crea animali domestici virtuali incredibilmente realistici (dato che i veri animali sono stati messi fuori legge), mentre lei si concentra sullo sviluppo della vita vegetale. Una voce onnisciente, simile ad Alexa, soddisfa ogni loro esigenza. Eppure, nella loro casa elegante e neutra, con tocchi di colore vivace e impressionanti finestre ispirate a Mondrian, manca qualcosa: un figlio.
Ed è qui che entra in gioco Virginia, interpretata da una magnifica Alicia Vikander, la valutatrice che deciderà il loro destino all’interno dei rigidi limiti di popolazione imposti dal governo. Virginia spiega con freddezza che dovrà trasferirsi da loro per una settimana e osservare ogni aspetto della loro vita – e questo significa proprio tutto.
Tre attori in uno scontro psicologico
Con il suo chignon stretto con scriminatura centrale e abiti da maestrina austera, Virginia sembra inizialmente una figura stoica e riservata. Ma il suo comportamento cambia quando sottopone la coppia a una varietà di sfide per dimostrare la loro capacità come genitori. Vikander sfrutta la sua fisicità di ex ballerina in modo convincente, come già aveva fatto nel thriller agghiacciante di Alex Garland “Ex Machina” del 2014.
Le sue richieste sono tanto esilaranti quanto terrificanti, creando una frattura tra marito e moglie e trasformando la loro prova in una versione suburbana di “Squid Game”. Immagina di dover superare test assurdi e sempre più invasivi per dimostrare di essere un buon genitore – dalla gestione di emergenze simulate a situazioni sociali artificiose.
Una cena da incubo con ospiti inaspettati
Il punto culminante di “The Assessment” è la cena organizzata artificiosamente da Virginia per vedere come la coppia si comporta in situazioni sociali. Una Minnie Driver dalla lingua tagliente rende questo ricevimento deliziosamente imbarazzante, semplicemente dicendo la verità sulla genitorialità quando tutti gli altri stanno cercando di essere educati.
È in questi momenti che il film brilla davvero: quando usa la sua premessa fantastica per esplorare verità molto reali sulla genitorialità, sulle relazioni e su come la società giudica chi è “degno” di avere figli. Se hai mai sentito la pressione di dover dimostrare di essere perfetto prima di fare un grande passo nella vita, questo film ti parlerà a livello viscerale.
Tre interpretazioni che si scontrano e si attraggono
Al centro del film ci sono le performance di questi tre attori che costantemente si sorprendono e si destabilizzano a vicenda. La connessione in evoluzione tra la pungente Olsen e la sconcertante Vikander è particolarmente affascinante, alternandosi tra petulanza e affetto, riflettendo la tensione reale che può covare tra madri e figlie.
Entrambe le attrici sono all’altezza della gamma richiesta dai loro ruoli, apportando piccoli, sfumati aggiustamenti man mano che la settimana procede. Le interazioni tra Vikander e il Patel di Himesh, potenziale padre dalla faccia buona, sono ancora più cariche di pericolo, trasformandosi da un umorismo contorto a una legittima suspense.
Un mondo costruito con precisione visiva
La fotografia di Magnus Jønck e la scenografia di Jan Houellevigue lavorano in perfetta sintonia per creare un’atmosfera fredda e misteriosa. Il mondo distopico è presentato con abbastanza dettagli da renderlo credibile, ma mantiene un’aria di mistero che ti fa chiedere cosa sia realmente successo al mondo “esterno”.
Le scelte di regia di Fortuné mostrano la sua esperienza nel creare immagini potenti in poco tempo – un talento affinato nei videoclip musicali che si traduce perfettamente in questo film dove ogni inquadratura comunica tensione e bellezza in egual misura.
Il verdetto finale: un inciampo nel terzo atto
Dove il film vacilla, però, è nel suo terzo atto. Non c’era bisogno di spiegare così chiaramente le motivazioni dei personaggi, e mantenere il mistero dietro questo rigido ambiente sarebbe stato più avvincente. Una scena finale tra Vikander e Olsen è ben recitata – come potrebbe non esserlo con queste due affascinanti attrici che recitano l’una di fronte all’altra – ma sembra anche superflua.
Nonostante questo difetto, “The Assessment” rimane un’opera prima impressionante che dimostra il talento visivo di Fortuné e la sua capacità di ottenere interpretazioni potenti dai suoi attori. Il film solleva domande provocatorie sulla genitorialità nell’era del cambiamento climatico e del controllo statale, pur rimanendo un’esperienza cinematografica avvincente.
Con la sua estetica distintiva e le sue interpretazioni magnetiche, “The Assessment” si guadagna un posto tra i film distopici più intriganti degli ultimi anni, anche se il finale non mantiene completamente le promesse del suo affascinante inizio.
E tu, pensi che la società dovrebbe avere voce in capitolo su chi può o non può avere figli? Ti sottoporresti a una valutazione come quella mostrata nel film per realizzare un tuo desiderio? Condividi la tua opinione nei commenti e raccontaci se pensi che una distopia come quella di “The Assessment” sia più vicina alla realtà di quanto vorremmo ammettere!
La Recensione
The Assessment
"The Assessment", primo lungometraggio della regista di videoclip Fleur Fortuné, ci trasporta in un futuro prossimo dove, dopo un disastro climatico, la popolazione è strettamente controllata. Una coppia di scienziati interpretati da Elizabeth Olsen e Himesh Patel desidera un bambino, ma deve prima superare una valutazione di una settimana condotta dalla enigmatica Virginia (Alicia Vikander). Con una cinematografia raffinata, performance magnetiche e un'atmosfera inquietante, il film colpisce nonostante un terzo atto che rivela troppo, spezzando il mistero costruito con cura.
PRO
- La dinamica elettrizzante tra Alicia Vikander ed Elizabeth Olsen
- Una fotografia e scenografia che creano un mondo distopico credibile
- Le "prove" assurde che la valutazione impone sono esilaranti e terrificanti allo stesso tempo
CONTRO
- Il terzo atto spiega troppo, eliminando parte del mistero
- Se stai pianificando di avere figli a breve, potrebbe darti nuove ansie