The Calendar Killer, diretto da Adolfo J. Kolmerer e tratto dal bestseller di Sebastian Fitzek, prometteva scintille. E lo ammetto, ero curioso. Una trama che mescola tensione, scelte impossibili e un tocco di critica sociale? Sign me up. Ma non tutto fila liscio come ci si aspetterebbe.
Un’idea geniale, almeno sulla carta
La storia ruota attorno a Klara (interpretata dalla straordinaria Luise Heyer), una donna intrappolata in un gioco macabro orchestrato da un misterioso assassino. Deve scegliere: uccidere il marito o morire lei stessa. A darle una speranza c’è Jules (Sabin Tambrea), un operatore di una hotline di emergenza notturna che diventa il suo ultimo filo di salvezza.
Devo dire che l’intreccio a doppia prospettiva, con la narrazione che si alterna tra la disperazione di Klara e le frenetiche indagini di Jules, funziona. Kolmerer costruisce un’atmosfera cupa, soffocante, che ti tiene sulle spine. Ogni scena sembra dire: “E ora cosa succede?”.
E poi c’è l’elemento di critica sociale. Il film non si limita a essere un semplice thriller, ma si addentra nel tema della violenza domestica, mostrando come il terrore e l’abuso psicologico possano avere conseguenze devastanti. Klara non lotta solo per la sua vita, ma per liberarsi di un passato opprimente. Questo dettaglio aggiunge profondità emotiva e rende il film qualcosa di più di una semplice caccia al killer.
Un cast all’altezza, ma con qualche inciampo
Luise Heyer è la vera star. Porta sullo schermo una Klara autentica, una donna distrutta ma determinata. Il suo volto trasmette paura, forza e disperazione in un mix che ti strappa l’empatia. Jules, d’altro canto, interpretato da Tambrea, si muove bene nel ruolo dell’eroe riluttante, ma in alcune scene sembra bloccato da un copione che non gli dà abbastanza spessore.
Un momento che mi ha colpito? Una scena in cui Klara, in lacrime, parla con Jules al telefono mentre è rinchiusa in una stanza buia. La tensione è palpabile, e per un attimo ti dimentichi che stai guardando un film. Bravo anche Kolmerer a gestire luci e ombre, amplificando il senso di isolamento e vulnerabilità.
Quando la tensione si trasforma in cliché
Purtroppo, non tutto brilla. Il film parte con il piede giusto, ma nel secondo atto si arena. Gli sviluppi della trama diventano prevedibili, e i colpi di scena, che dovrebbero lasciarti senza fiato, finiscono per sembrare telefonati.
Ad esempio, senza spoilerare troppo, c’è una scena in cui Jules si avvicina troppo al killer. Un momento che avrebbe potuto essere epico si trasforma in una sequenza vista e rivista. Mi aspettavo un crescendo mozzafiato, ma invece… meh.
Un altro problema è il ritmo. Dopo un inizio serrato, il film perde slancio. Alcune scene sembrano inserite solo per allungare il brodo, e questo spezza la tensione.
L’aspetto visivo: Kolmerer colpisce nel segno
Se c’è un elemento che salva il film dai suoi inciampi, è la regia di Kolmerer. Le inquadrature sono curate nei minimi dettagli, con un uso sapiente di luci e colori che sottolineano il dualismo tra speranza e disperazione.
Un esempio? Le scene nella stanza della hotline. Lo spazio ristretto e la luce blu fredda creano un’atmosfera claustrofobica che riflette la pressione psicologica su Jules. Al contrario, le scene con Klara sono dominate da ombre e tinte rosse, enfatizzando il pericolo imminente.
Un aneddoto che mi ha fatto sorridere
Durante la visione mi è tornato in mente un episodio personale. Una volta, ho partecipato a un escape room a tema thriller con alcuni amici. Uno di noi, preso dal panico, ha iniziato a chiamare aiuto… al telefono vero! Ovviamente, ci siamo ritrovati a ridere come matti dopo, ma quell’ansia, quel senso di urgenza, mi è tornato in mente durante il film. The Calendar Killer riesce a catturare proprio quella sensazione: il bisogno disperato di trovare una via d’uscita, anche quando tutto sembra perduto.
Il problema più grande: un finale che non convince
Arriviamo al punto dolente. Il finale. Non ti spoilero nulla, tranquillo, ma posso dirti che non mi ha soddisfatto. Dopo aver costruito tanta tensione, il climax sembra affrettato e poco incisivo. È come se il film si fosse perso nelle sue stesse ambizioni, lasciando lo spettatore con un senso di incompiutezza.
Vale la pena guardarlo?
Dipende. Se ami i thriller psicologici e le storie che esplorano i lati più oscuri dell’animo umano, allora sì, potrebbe piacerti. Ma se cerchi qualcosa di innovativo o con colpi di scena davvero sorprendenti, potresti rimanere deluso.
The Calendar Killer non è un film perfetto, ma ha i suoi momenti. La performance di Luise Heyer e la regia di Kolmerer meritano sicuramente attenzione. Tuttavia, i cliché e un ritmo irregolare impediscono al film di raggiungere il livello dei grandi classici del genere.
La tua opinione conta
Hai visto The Calendar Killer o stai pensando di guardarlo? Cosa ne pensi dei thriller che affrontano temi sociali come questo? Scrivimi nei commenti, sono curioso di sapere se hai trovato il film più avvincente di quanto l’abbia fatto io!
La Recensione
The Calendar Killer
Un thriller psicologico che parte con un'idea avvincente e atmosfere cupe, ma si perde in clichè prevedibili e un finale poco incisivo. "The Calendar Killer" intrattiene senza sorprendere, lasciando qualche rimpianto per il potenziale non del tutto espresso.
PRO
- Offre un’atmosfera tesa e coinvolgente con un’interpretazione intensa di Luise Heyer.
- Esplora temi importanti come la violenza domestica con un tocco di realismo emotivo.
CONTRO
- La trama scivola su cliché prevedibili che riducono l’effetto sorpresa.
- Il finale manca di impatto, lasciando insoddisfatti gli amanti dei colpi di scena.