Tre di Troppo, diretto da Fabio De Luigi, è arrivato al cinema il 1° gennaio 2023, portando nelle sale una ventata di leggerezza e satira sociale. Ora, a distanza di quasi due anni, il film continua a suscitare curiosità e dibattiti, soprattutto per il suo modo di affrontare tematiche universali come la genitorialità e il confronto tra scelte di vita. È quindi il momento perfetto per rivederlo e analizzarne i punti di forza e debolezza, con uno sguardo fresco e distaccato.
Un incipit magico e surreale
La trama di Tre di Troppo ruota attorno a Marco (Fabio De Luigi) e Giulia (Virginia Raffaele), una coppia felicemente child-free che vive immersa in un mondo fatto di vestiti alla moda, serate spensierate e routine rigorosamente prive di pannolini. Ma il destino, o meglio una bizzarra maledizione, decide di cambiare le carte in tavola. Dopo aver organizzato una festa di compleanno per amici genitori – con l’atteggiamento snob di chi si sente superiore a tali “disgrazie” – i due si risvegliano il giorno seguente con tre figli che li chiamano mamma e papà. Da qui inizia un’avventura surreale che mette alla prova le loro certezze e, ovviamente, la loro pazienza.
L’incipit è brillante e richiama i toni delle migliori if comedy americane, come The Family Man. L’idea di utilizzare un elemento magico – la “cicogna maledetta” – aggiunge un tocco di originalità a una struttura narrativa altrimenti prevedibile. La trovata ricorda persino il coniglio di Donnie Darko per il suo aspetto grottesco e fuori luogo, dimostrando che De Luigi sa osare quando vuole.
Troppe gag, poca sostanza
Uno dei principali difetti di Tre di Troppo è la sua ossessione per le gag. Se da un lato alcune trovate funzionano – come l’imbarazzante tentativo di Marco di “fare il padre perfetto” durante una visita pediatrica – altre risultano stantie o fuori luogo. La famigerata gag del cane puzzolente, per esempio, non solo non fa ridere, ma sembra completamente avulsa dal contesto. Questi momenti di comicità forzata rischiano di distrarre dallo sviluppo emotivo dei personaggi, che invece avrebbe meritato più spazio.
La sceneggiatura, firmata da Michele Abatantuono, Lara Prando e lo stesso Fabio De Luigi, alterna momenti di sincera emozione a situazioni stereotipate che appiattiscono il potenziale narrativo. L’equilibrio tonale è spesso compromesso, con una colonna sonora onnipresente che “spiega” le intenzioni dei personaggi anziché lasciarle emergere naturalmente.
L’alchimia tra De Luigi e Raffaele
Se c’è un elemento che tiene insieme il film, è la straordinaria alchimia tra Fabio De Luigi e Virginia Raffaele. I due attori riescono a bilanciare perfettamente i momenti di leggerezza con quelli più intensi, regalando performance credibili e coinvolgenti. De Luigi, con il suo inconfondibile umorismo garbato, interpreta un Marco inizialmente incapace di accettare il nuovo ruolo di padre, ma che pian piano si trasforma in un genitore affettuoso. Raffaele, dal canto suo, dona a Giulia una profondità emotiva che emerge soprattutto nei momenti di vulnerabilità.
Nonostante le gag spesso eccessive, i due protagonisti riescono a mantenere viva l’attenzione dello spettatore, dimostrando che la forza del film risiede più nella chimica tra gli interpreti che nella solidità dello script.
Una satira sociale leggera ma incisiva
A distanza di quasi due anni dall’uscita, Tre di Troppo appare come una satira sociale sorprendentemente attuale. Il film esplora con ironia i pregiudizi e le incomprensioni tra chi ha figli e chi decide di non averne, senza mai cadere in facili giudizi morali. Le dinamiche tra genitori stressati e coppie child-free sono rappresentate con una leggerezza che invita alla riflessione senza appesantire la visione.
Eppure, non mancano le opportunità mancate. La pellicola evita volutamente di approfondire tematiche più complesse, come le difficoltà economiche e sociali del crescere una famiglia nell’Italia contemporanea. Questa scelta, se da un lato rende il film accessibile a un pubblico più ampio, dall’altro lo priva di una profondità che avrebbe potuto renderlo davvero memorabile.
Il valore di un film leggero
Nonostante le sue imperfezioni, Tre di Troppo ha il merito di offrire una visione leggera e piacevole, perfetta per una serata in famiglia o tra amici. Le risate non mancano, e i momenti più emozionanti riescono a toccare corde universali, soprattutto per chi ha vissuto – o immaginato – l’esperienza della genitorialità.
Fabio De Luigi, alla sua seconda prova come regista dopo Tiramisù, dimostra una crescita significativa. Sebbene ci sia ancora spazio per miglioramenti, il suo occhio attento nel dirigere il cast e nel bilanciare comicità ed emozione lascia intravedere un futuro promettente.
Conclusione: vale la pena rivederlo?
Ripensando a Tre di Troppo oggi, possiamo considerarlo un film che, pur non essendo perfetto, ha saputo cogliere l’essenza della commedia italiana moderna. Con il suo mix di umorismo, satira sociale e un pizzico di surrealismo, rappresenta un’esperienza cinematografica piacevole e leggera. Certo, avrebbe potuto osare di più, ma la sua capacità di intrattenere rimane intatta.
E voi? Avete già visto Tre di Troppo? Pensate che il film abbia colto nel segno o credete che avrebbe potuto approfondire meglio le tematiche trattate? Scrivetelo nei commenti: siamo curiosi di conoscere la vostra opinione!
La Recensione
Tre di Troppo
Un’esplosione di risate e riflessioni familiari: Tre di Troppo diverte con alchimia irresistibile tra De Luigi e Raffaele, ma perde in profondità narrativa.
PRO
- L'alchimia tra Fabio De Luigi e Virginia Raffaele è irresistibile e regala momenti di autentica comicità.
- Offre una satira sociale leggera ma incisiva sulle dinamiche tra genitori e coppie child-free.
CONTRO
- Gag eccessive e alcune fuori luogo, come quella del cane puzzolente.
- Evita di approfondire temi complessi come le difficoltà economiche e sociali della genitorialità.