Diciamocelo senza giri di parole: Tron: Ares è stato un disastro. Il film con Jared Leto ha chiuso il weekend d’apertura con numeri che fanno male solo a guardarli, e ora gli addetti ai lavori di Hollywood stanno già scrivendo l’epitaffio per l’intero franchise. Sì, proprio quello che i fan culto attendevano da quindici anni. Una doccia fredda che sa di beffa.
Il flop al botteghino di Tron: Ares
I numeri parlano chiaro e non mentono mai. 60,2 milioni di dollari in tutto il mondo contro un budget di produzione di 180 milioni. Il mercato domestico americano ha contribuito con appena 33,2 milioni, nonostante la distribuzione in oltre 4.000 sale cinematografiche. Fai due conti e capisci subito che siamo davanti a un tonfo clamoroso.
Secondo quanto riportato da The Hollywood Reporter, fonti dell’industria cinematografica hanno già sentenziato: questo risultato segna la fine di Tron come franchise blockbuster. Disney sperava in una rinascita, in un rilancio capace di riportare in auge un marchio che era rimasto sostanzialmente ibernato per tre decenni. Invece si ritrova con un buco nei conti e tante domande senza risposta.
Quindici anni di attesa per questo?
“Tron: Legacy” uscì nel 2010, ben 28 anni dopo l’originale del 1982 diretto da Steven Lisberger. Quel primo film era considerato pionieristico per l’uso della CGI, roba che oggi ci sembra preistoria digitale ma che all’epoca rappresentava l’avanguardia tecnologica. Il franchise era sopravvissuto grazie a una fanbase di culto devota, tenuta viva anche da una serie televisiva di una sola stagione che sorprendentemente aveva raccolto buone recensioni.
I fan hardcore avevano mille motivi per essere eccitati. La colonna sonora affidata ai Nine Inch Nails al posto dei Daft Punk prometteva scintille sonore. Il ritorno alla Griglia digitale dopo così tanto tempo sembrava una promessa mantenuta. Ma per il grande pubblico, quello che compra i biglietti nei multiplex la domenica pomeriggio, evidentemente non bastava. Nemmeno una colonna sonora techno-industriale poteva spostare l’ago della bilancia.
Jared Leto, il protagonista sbagliato al momento sbagliato
Mettiamo le carte in tavola. Jared Leto è stato un attore brillante a inizio carriera, tanto da vincere pure un Oscar. Ma negli ultimi anni qualcosa si è rotto nel suo rapporto con il pubblico. Il disastro totale di “Morbius” aveva già dimostrato che il suo nome non sposta più biglietti. Le accuse di cattiva condotta sessuale emerse nel tempo hanno ulteriormente eroso la sua credibilità presso gli spettatori contemporanei.
Leto era legato al progetto di questo terzo capitolo dal 2017, ben prima che i suoi flop recenti e i problemi di immagine pubblica esplodessero. Quando appare sullo schermo accanto ad attrici del calibro di Greta Lee, Jodie Turner-Smith e all’iconico Jeff Bridges, il film letteralmente si sgonfia. La sua presenza drena energia invece di aggiungerne.
Alcuni insider dell’industria sostengono però che nemmeno un nome più appetibile come Ryan Gosling avrebbe salvato la situazione. “Se dici che ‘Tron: Ares’ è buono e serviva solo un attore diverso, ti stai prendendo in giro da solo”, ha dichiarato una fonte a The Hollywood Reporter. Duro ma onesto.
La critica boccia il film senza appello
Non è solo questione di incassi. I soldi raccontano metà della storia. L’altra metà la raccontano le recensioni, e anche lì il panorama è desolante. Witney Seibold di /Film ha definito il film “un sequel senza pensiero con un protagonista privo di carisma”. Il resto della critica è stato altrettanto tiepido, quando non apertamente negativo.
Pure il pubblico pagante non sembra entusiasta. Il CinemaScore B+ ottenuto dal film indica che gli spettatori non hanno voglia di rientrare nella Griglia. Un voto mediocre che conferma l’impressione generale: questo terzo capitolo non ha saputo reinventare nulla, limitandosi a riproporre formule stantie con un protagonista inadeguato.
Un franchise nato per rimanere di nicchia
La verità probabilmente sta nel mezzo di tutte queste analisi. Un altro film di Tron sarebbe stato comunque una vendita difficile per chi non è già innamorato delle estetiche techno-digitali e del “bio-digital jazz, man” dell’universo narrativo originale. Il cambio di compositori, passando dai Daft Punk ai Nine Inch Nails, sembrava più un premio di consolazione per sopportare Leto che un vero elemento di novità.
Un nome più forte al botteghino avrebbe potuto dare una spinta in più? Forse. Ma non abbastanza da trasformare un film mediocre in un successo. Disney scommetteva su una reinvenzione del franchise che non si è mai materializzata. E quella scena a metà dei titoli di coda che accenna a un seguito? Destinata a finire nel lungo elenco di cliffhanger che non avranno mai una risoluzione.
Il franchise verrà probabilmente “staccato dalla corrente” per sempre, vittima di scelte sbagliate, tempistiche sfortunate e un pubblico mainstream che semplicemente non era interessato a tornare in quel mondo neon.
Tu hai visto Tron: Ares? Pensi che il franchise meritasse una sorte migliore o era destinato a rimanere un culto di nicchia? Dimmi la tua nei commenti.




