Se stai cercando qualcosa di inquietante per prepararti ad Halloween, True Haunting di Netflix potrebbe essere la serie perfetta per una maratona notturna. Disponibile dal 7 ottobre 2025, questa docu-serie in cinque episodi promette brividi autentici. Ma quanto è davvero “vera” questa produzione firmata dalla leggenda dell’horror James Wan?
Devo dirtelo subito: True Haunting è bellissima da guardare, ma preparati a chiederti costantemente dove finisce il documentario e dove inizia il film horror.
Due storie, cinque episodi di puro terrore
La serie è divisa in due parti distinte. I primi tre episodi, intitolati “Un college inquietante”, seguono un gruppo di studenti che si trasferisce in un vecchio edificio con un passato sinistro. Gli ultimi due, “Questa casa mi ha ucciso”, raccontano di una famiglia convinta che la propria casa stia letteralmente tentando di ucciderli.
Le storie in sé sono il tipo di racconti che ti aspetteresti di sentire sussurrare alle due di notte: inquietanti, misteriosi e abbastanza credibili da farti venire i brividi. Ma ciò che distingue True Haunting dal mare di programmi di caccia ai fantasmi disponibili online è la qualità cinematografica.
Una produzione che sembra un film vero
Questo non è il solito programma con riprese traballanti e visione notturna sgranata. Ogni inquadratura sembra studiata con cura: illuminazione soffusa, design sonoro minaccioso e un ritmo lento e deliberato che ti tiene costantemente in tensione.
Ogni scena è pensata per provocare una reazione. La telecamera si sofferma sulle porte un po’ troppo a lungo, le ombre si muovono quando non dovrebbero e la colonna sonora sa esattamente quando farti sobbalzare il cuore. Il risultato è un documentario che sembra un film horror. E questo è sia il suo punto di forza che la sua debolezza.
Il lato positivo: bellezza e rispetto
True Haunting è meraviglioso da guardare. Le ricostruzioni sono realizzate magnificamente, con attori e scenografie che potrebbero facilmente appartenere a qualsiasi film di fantasmi ad alto budget. Le interviste sono emotive e intime, dando alle persone dietro le storie lo spazio per parlare del trauma di essere perseguitati, messi in dubbio e non creduti.
Senti davvero come queste esperienze – reali o immaginarie – abbiano influenzato la loro salute mentale e le loro relazioni. C’è empatia qui, non sfruttamento. La serie tratta i suoi soggetti con cura e curiosità invece che con scherno, e questo è davvero apprezzabile.
Il problema: troppo bello per essere vero?
Ma la parte “vera” di True Haunting inizia a sfumare piuttosto rapidamente. La serie cammina su una linea sottile tra documentario e drammatizzazione, e secondo me si sbilancia troppo sul lato cinematografico, facendoti dimenticare che dovresti star guardando un racconto basato sui fatti.
Le ricostruzioni sono così ricche visivamente che quasi mettono in ombra le voci dei testimoni reali. È facile perdere di vista dove finisce la testimonianza e dove inizia la narrazione romanzata. Ti ritrovi a chiederti: “Sto guardando un documentario o un film horror con interviste nel mezzo?”
Prove? Poche o nessuna
Se sei il tipo di persona che ama le prove concrete – registrazioni audio, filmati video, analisi scientifiche – potresti rimanere un po’ deluso. La serie offre frammenti di prove, ma si appoggia molto più pesantemente sull’atmosfera che sulla documentazione.
È meno interessata a dimostrare che i fantasmi esistono e più concentrata a mostrare cosa significa credere che esistano. E per gli spettatori che amano l’ambiguità, questo è in realtà piuttosto efficace. Ma se cerchi il tipo di programma che analizza razionalmente i fenomeni paranormali, questo non fa per te.
Il ritmo: due pesi, due misure
Il ritmo è un altro elemento altalenante. Il primo caso, “Eerie Hall”, si sente ben sviluppato. Hai tempo di conoscere le persone coinvolte e sentire il terrore accumularsi lentamente. Ma il secondo, “This House Murdered Me”, è risolto in soli due episodi, lasciandolo un po’ affrettato in confronto.
La tensione e il culmine emotivo non colpiscono con la stessa forza. Sembra quasi che la serie avesse più materiale per la prima storia e si sia dovuta accontentare di comprimere la seconda. Un peccato, perché entrambe le storie meritavano lo stesso trattamento approfondito.
Il potere della credenza umana
Tuttavia, c’è qualcosa di potente nel modo in cui la serie si concentra sulla credenza e la paura umana. Non sta cercando di convertirti in un credente nei fantasmi. Sta esplorando cosa succede quando le persone vivono qualcosa che va oltre la loro comprensione.
Se gli infestamenti siano soprannaturali o psicologici quasi non importa. La serie ci mostra che il vero orrore non sta necessariamente nei fantasmi, ma nell’esperienza di non essere creduti, nel sentirsi soli con il proprio terrore, nell’affrontare qualcosa che sfida ogni spiegazione razionale.
Il verdetto: vale la pena?
Allora, dovresti guardarla? Se ti piace il tipo di horror che si insinua sotto la pelle e ci rimane, assolutamente sì. True Haunting è realizzata magnificamente, inquietante senza essere splatter e abbastanza radicata da sembrare plausibile.
Ma non guardarla aspettandoti prove schiaccianti. Non troverai analisi scientifiche dettagliate o filmati indiscutibili. Quello che troverai è una storia sulle persone perseguitate dal bisogno di essere credute.
Potrebbe non trasformarti in un credente del paranormale, ma ti farà sicuramente tenere le luci accese un po’ più a lungo del solito. E per una serie horror, questo è esattamente ciò che dovrebbe fare.
La Recensione
True Haunting
True Haunting è una docu-serie Netflix in cinque episodi disponibile dal 7 ottobre 2025, prodotta dalla leggenda dell'horror James Wan. Divisa in due storie - "Eerie Hall" (tre episodi) su studenti in un edificio infestato e "This House Murdered Me" (due episodi) su una famiglia terrorizzata - la serie combina interviste reali con ricostruzioni cinematografiche di alta qualità. Il punto di forza è la produzione spettacolare con fotografia curata e atmosfere da film horror vero, oltre al rispetto empatico verso i testimoni. Il problema principale è l'eccessiva drammatizzazione che fa dimenticare di guardare un documentario, con poche prove concrete e un confine molto sfumato tra testimonianza e fiction. La prima storia è ben sviluppata mentre la seconda risulta affrettata in soli due episodi.
PRO
- La qualità cinematografica è eccezionale con ogni inquadratura curata come in un film horror ad alto budget
- Le interviste sono emotive e rispettose dando spazio alle persone di raccontare il trauma senza sfruttarle o prenderle in giro
CONTRO
- Le ricostruzioni drammatizzate sono così cinematografiche che mettono in ombra le testimonianze reali dei protagonisti
- Le prove concrete del paranormale sono praticamente inesistenti con pochissime registrazioni audio o video




