Quando si accende Netflix e si decide di tuffarsi in un nuovo thriller, l’aspettativa è sempre alta.
Un Solo Sguardo parte con la solita promessa di mistero e colpi di scena tipici delle storie di Harlan Coben. Il risultato? Un adattamento che, pur avendo qualche momento di tensione, si limita a riproporre vecchie formule senza osare davvero. La serie si presenta come un enigma a tratti intrigante, ma alla fine, il suo percorso narrativo è troppo lineare e prevedibile.
Trama e ambientazione
La storia ruota attorno a Greta, una donna la cui vita tranquilla viene sconvolta da un ricordo inaspettato: una fotografia riemerge dal passato e, quasi come per incanto, il marito sparisce. Inizia così un susseguirsi di flashback, segreti nascosti e colpi di scena che cercano di svelare il lato oscuro di una vita apparentemente perfetta. La narrazione si muove agilmente tra il presente e il passato, cercando di dipingere un quadro complesso dove il trauma e il mistero si intrecciano.
L’ambientazione, scelta per dare un tocco di esotismo alla trama, si svolge in Polonia. Un contesto insolito per una storia di questo tipo, che avrebbe potuto arricchire il racconto con dettagli culturali e storici. Invece, il paese diventa solo uno sfondo elegante e distante, utilizzato più per il suo fascino visivo che per offrire spunti narrativi realmente innovativi. La serie non sfrutta appieno le potenzialità del setting, rimanendo ancorata a una narrazione che non si spinge oltre i soliti cliché.
Personaggi e interpretazioni
Greta, interpretata da Maria Debska, è al centro del turbine di eventi che si scatena. Il personaggio è segnato da un trauma passato, evidenziato da cicatrici che parlano di dolore e di memoria confusa. Tuttavia, la figura di Greta resta confinata in una definizione troppo rigida: una donna la cui felicità dipende dal marito e dalla famiglia, senza mai esplorare a fondo le sue complessità interiori. Le sue emozioni, seppur presenti, vengono trattate in maniera superficiale, senza dare la possibilità a chi guarda di connettersi veramente con la sua storia.
Il cast si compone di personaggi che dovrebbero arricchire la trama, ma che, nella maggior parte dei casi, non riescono a lasciare il segno. Cezary Lukaszewicz nel ruolo del marito appare più come una figura di supporto, mentre Miroslaw Zbrojewicz e Cezary Lukaszewicz interpretano ruoli che si fondono in una narrazione standardizzata. L’unico personaggio che riesce a emergere, in maniera quasi sorprendente, è quello di Jimmy, interpretato da Piotr Stramowski. La sua presenza, carica di una certa intensità e ambiguità, offre un barlume di originalità in un cast altrimenti piatto.
I personaggi secondari sembrano sospesi in un limbo narrativo: recitano le loro battute come se seguissero un copione già scontato, senza mai dare quell’energia che ti fa credere in un’evoluzione autentica. L’interazione tra Greta e gli altri personaggi appare forzata, e le relazioni che si instaurano sullo schermo non riescono a dare quel senso di umanità e profondità che avrebbero potuto elevare il racconto.
Ritmo e narrazione
La regia di Un Solo Sguardo si affida a una formula ben collaudata, tipica dei thriller di Harlan Coben. La serie si nutre di continui flashback e di sequenze che cercano di costruire tensione. Il problema è che il ritmo, seppur costante, diventa ripetitivo. I colpi di scena si susseguono a intervalli regolari, ma il loro impatto si affievolisce perché la narrazione non osa rischiare. Le rivelazioni si prevedono in anticipo, e il pubblico, pur cercando di farsi sorprendere, si trova a navigare in acque già note.
La struttura degli episodi non dà spazio a momenti di respiro o a sviluppi caratteriali significativi. Ogni episodio sembra una copia dell’altro, con piccoli aggiustamenti che, alla fine, non fanno differenza. La serie tenta di creare un mosaico di ricordi, sogni e segreti, ma il risultato è un’insieme che non riesce a rimanere coeso. La trama, infatti, si disperde in troppi filoni narrativi che non si intrecciano in maniera organica.
Aspetti tecnici e visivi
Da un punto di vista visivo, Un Solo Sguardo offre alcuni spunti interessanti. Le riprese, le luci e gli scenari curati danno un’impronta estetica elegante e moderna. Le ambientazioni polacche, sebbene non siano sfruttate al massimo, contribuiscono a creare un’atmosfera di mistero e di malinconia. Tuttavia, questi aspetti tecnici non bastano a coprire le falle di una narrazione che non si spinge oltre i soliti schemi.
La colonna sonora si intende a sottolineare i momenti di tensione e i flashback, ma finisce per diventare un elemento che, seppur gradevole, non riesce a compensare la mancanza di originalità del racconto. Gli effetti stilistici, i tagli e i montaggi si alternano in modo regolare, senza spunti innovativi che possano far emergere una personalità distintiva nella regia.
Il giudizio finale
Non nascondo il mio giudizio: Un Solo Sguardo mi ha lasciato perplesso. La serie, pur rispettando la formula dei thriller di Harlan Coben, non riesce a innovare. Le trame si intrecciano in modo prevedibile e i personaggi appaiono sempre troppo leggeri, senza quella spinta evolutiva che fa la differenza tra un buon thriller e uno mediocre.
L’unica nota positiva è rappresentata da qualche momento di suspense ben costruito e dall’interpretazione di Piotr Stramowski nel ruolo di Jimmy, che riesce a dare un soffio d’aria fresca in un contesto altrimenti scontato. Tuttavia, il progetto complessivo si limita a riproporre vecchie formule, senza portare nulla di realmente sorprendente sul tavolo.
Se ami i colpi di scena standard e non ti dispiace seguire una narrazione che già conosci a memoria, potresti trovare qualche spunto interessante in Un Solo Sguardo. Personalmente, mi ha fatto sentire come se stessi guardando un thriller già visto, una serie che non osa osare e che si affida troppo a schemi narrativi già collaudati, senza mai rischiare un salto nell’ignoto.
Conclusioni
Un Solo Sguardo si presenta come un adattamento fedele alla formula di Harlan Coben, ma che non sa innovare. La mancanza di profondità nei personaggi e l’approccio narrativo troppo lineare fanno sì che la serie non riesca a distinguersi in un panorama già saturo di thriller. Pur offrendo momenti di suspense e una regia visivamente curata, il progetto complessivo lascia un retrogusto amaro, come se tutto fosse stato già detto e fatto.
In sintesi, Un Solo Sguardo è una serie che piace agli appassionati dei colpi di scena convenzionali, ma che non saprà sorprendere chi cerca innovazione e profondità. Io l’ho trovata troppo prevedibile e priva di quella scintilla di originalità che, invece, dovrebbe far battere il cuore degli amanti del mistero.
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La Recensione
Un solo sguardo
Un Solo Sguardo incarna il tipico thriller di Harlan Coben: intrighi, flashback e colpi di scena, ma manca di profondità. Una formula collaudata che non riesce a sorprendere davvero.
PRO
- Intrigo costante e colpi di scena che richiamano la firma Coben.
CONTRO
- Narrazione prevedibile e personaggi che non evolvono.
- Adattamento che si limita a riproporre cliché senza approfondimenti innovativi.
Un solo sguardo. Non è piaciuto per niente ne a me ne alla mia famiglia. Troppi personaggi ma soprattutto l abbiamo trovato molto noioso!! Poco thriller
Netflix realizza troppi contenuti forse 🙂 dovrebbe focalizzarsi maggiormente sulla qualità