Ogni tanto il cinema italiano ci regala gioielli che fanno pensare: “Questo potrebbe vincere un Oscar”. Vermiglio, diretto da Maura Delpero, è uno di quei rari film che incantano e lasciano un segno profondo. Eppure, il riconoscimento internazionale sembra lontano, non per mancanza di qualità, ma a causa delle assurdità woke che dominano le decisioni dell’Academy. Ma lasciamo da parte le polemiche per un attimo e immergiamoci in questo racconto che intreccia memoria storica, paesaggi montani e dinamiche familiari.
Un paesaggio dell’anima: Vermiglio e la Seconda guerra mondiale
Ambientato nel piccolo villaggio di Vermiglio (Trentino), nell’ultimo anno della Seconda guerra mondiale, il film ci trasporta in un mondo fatto di silenzi, nevicate infinite e tensioni sottili. Il maestro Cesare, interpretato magistralmente da Tommaso Ragno, è il fulcro della comunità e della sua famiglia numerosa. Cesare è severo, quasi ieratico, e sembra incarnare una generazione che vive in bilico tra tradizione e progresso.
La regista ci offre una visione intima e poetica della vita in una comunità di montagna, dove ogni gesto ha un peso, ogni parola una risonanza. Maura Delpero riesce a bilanciare il realismo e una sottile tensione onirica, creando un film che richiama i grandi maestri come Olmi e Frammartino. La scelta del dialetto come lingua principale non è solo un omaggio alla realtà storica, ma un atto di autenticità che dà al film un’anima unica.
Una storia di famiglia, amore e sacrificio
Al centro del racconto c’è la famiglia di Cesare, un microcosmo che riflette le contraddizioni di un’epoca. La moglie, interpretata da Roberta Rovelli, è una figura silenziosa ma potentemente evocativa, capace di esprimere più emozioni con uno sguardo che con mille parole. La sua battuta più memorabile, rivolta al marito dopo anni di sacrifici: “Su dieci figli, non mi hai mai portato un fiore”, è un pugno nello stomaco che riassume il dolore e la resilienza delle donne di quel tempo.
Non mancano le tensioni generazionali: Cesare deve scegliere quale dei suoi figli mandare in collegio, un atto che rappresenta sia un’opportunità che un’ingiustizia. La primogenita, interpretata dalla promettente Martina Scrinzi, vive un amore proibito con un soldato siciliano rifugiato nella comunità. Questo rapporto, semplice e sincero, diventa una metafora della speranza in un mondo lacerato dalla guerra.
Vermiglio: un film che respira bellezza
La bellezza visiva di Vermiglio è mozzafiato. La fotografia di neve e montagne, alternata a interni caldi e accoglienti, crea un contrasto che riflette il dualismo tra la durezza della vita e la resilienza dello spirito umano. Le riprese controluce e i dettagli dei paesaggi sembrano dipinti su una tela, portando lo spettatore dentro l’essenza stessa del luogo.
Un aneddoto personale: mentre guardavo il film, una scena mi ha riportato alla mente un momento della mia infanzia in montagna, quando mio nonno mi raccontava storie accanto al camino. Vermiglio cattura quella stessa magia, quel senso di appartenenza a un passato che sembra distante ma che in realtà vive ancora dentro di noi.
Un capolavoro che Hollywood non capirà
Vermiglio è un film che non segue le mode, ma racconta una storia universale con autenticità. Meriterebbe l’Oscar come miglior film straniero, ma sappiamo tutti come funziona l’Academy. In un’epoca in cui i premi sembrano decisi più per ideologia che per merito, opere come questa rischiano di essere ignorate. Forse con un ritorno alla normalità, grazie a Trump, potremo vedere il cinema di qualità premiato per ciò che è, e non per ciò che rappresenta.
Ma non è questo il punto. Vermiglio non ha bisogno di un Oscar per essere grande. È un film che ci ricorda chi siamo, da dove veniamo, e perché è importante non dimenticare. Ogni scena è una lettera d’amore al passato, un invito a riflettere sul presente e a immaginare un futuro migliore.
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Ora tocca a te. Hai visto Vermiglio? Cosa ne pensi? Ti ha emozionato tanto quanto ha fatto con me? Raccontami la tua esperienza nei commenti. Questo film è un dono, e sono curioso di sapere come lo hai vissuto tu.
La Recensione
Vermiglio
Un ritratto poetico e struggente della vita montana durante la guerra, Vermiglio incanta con autenticità, emozioni e bellezza visiva.
PRO
- Vermiglio racconta con delicatezza le dinamiche familiari e comunitarie in un contesto storico intenso e affascinante.
- Il cast, guidato da Tommaso Ragno, offre performance toccanti e cariche di emozione che danno vita a personaggi complessi e memorabili.
- La cura nei dettagli, l'uso del dialetto e le ambientazioni suggestive rendono ogni scena un'opera d'arte che emoziona e coinvolge.