Bryan Bertino nel 2020 ci aveva fatto tornare la voglia di avere paura con “The Dark and the Wicked”, un film horror del 2020 che mescolava lutto e terrore in modo davvero efficace. Il tizio che aveva diretto il primo The Strangers sembrava finalmente tornato in forma. E invece eccoci qui con Vicious: I tre doni del male, un film che parte bene ma poi si perde completamente per strada. Dakota Fanning fa del suo meglio, ma nemmeno lei riesce a salvare una storia che sembra non sapere dove vuole andare.
La vecchietta alla porta (spoiler: non è quella dei biscotti)
La protagonista è Polly, interpretata da Dakota Fanning. Sappiamo che ha problemi perché all’inizio sentiamo una carrellata di messaggi vocali: il capo arrabbiato, la mamma preoccupata, le solite cose. Ha 32 anni, vive da sola, niente figli, e abita in una di quelle case giganti che fanno paura anche quando non ci sono fantasmi veri.
Una sera d’inverno, mentre Polly se ne sta in casa da sola, qualcuno bussa alla porta. Lei apre e trova una vecchietta (Kathryn Hunter) che dice di essersi persa e di cercare la casa del figlio. Polly, da brava persona, la fa entrare, le prepara il tè, cerca di aiutarla. Errore. Grandissimo errore. Regola base dell’horror: mai far entrare sconosciuti di notte.
Dopo un po’ di chiacchiere gentili, la vecchia dice con calma: “Ora comincio”. Tira fuori una scatola nera, la mette sul tavolino e annuncia a Polly che morirà quella notte. Nella scatola c’è solo una clessidra, ma la donna le spiega che deve metterci dentro tre cose: qualcosa che odia, qualcosa di cui ha bisogno e qualcosa che ama. Prima che Polly possa capirci qualcosa, puff, la vecchia è sparita. E da lì inizia il casino.
Le regole del gioco? Mistero
Polly scopre che la scatola porta con sé delle presenze cattive che la tormentano tutta la notte. Riceve telefonate dal padre morto, da qualcuno che finge di essere sua madre, e altre cose ancora più strane. Il problema? Non si capisce bene come funziona tutto questo. Bertino non lo spiega mai chiaramente.
Per esempio, Polly prova a mettere le sigarette nella scatola come “cosa che odia”. Ma la scatola dice no, bugiarda. In realtà Polly vorrebbe odiare il fumo ma non ci riesce davvero. Ok, interessante. E poi? E poi Bertino ci mostra scene di autolesionismo e iniziamo a chiederci: ma tutto questo è reale o è nella testa di Polly? È una metafora sulla depressione? Boh. Il film non te lo dice.
Bravo regista, pessimo sceneggiatore
Il vero problema di Vicious: I tre doni del male è che Bertino è molto più bravo a girare film che a scriverli. Si vede che sa inquadrare bene, che conosce gli angoli giusti per catturare le emozioni di Dakota Fanning. I suoi film migliori – The Strangers e The Dark and the Wicked – funzionavano proprio perché sapeva costruire la paura piano piano, senza bisogno di urla e salti.
Ma qui? Qui si perde. Usa troppi jump scare rumorosi – quelle scene dove ti fanno saltare sulla sedia con un rumore fortissimo all’improvviso. È come se Bertino il regista sapesse che Bertino lo sceneggiatore non ha scritto una storia abbastanza interessante, quindi prova a spaventarti a forza invece di coinvolgerti davvero.
Dakota Fanning recita benissimo, sia chiaro. È praticamente da sola per tutto il film e ce la mette tutta. Riesce a farti sentire la paura di Polly, la sua solitudine, la sua disperazione. Ma anche lei non può fare miracoli con una sceneggiatura confusa.
Troppe domande, zero risposte
La cosa più frustrante di Vicious: I tre doni del male è che non ti spiega niente. Chi è davvero la vecchia? Come funziona la scatola? Perché proprio Polly? Chi ha creato questa maledizione? Niente, non ti dice nulla.
E quando arrivi alla fine, sperando almeno in qualche risposta, il film ti lascia con ancora più domande. C’è un’ultima scena che suggerisce che la scatola continuerà a torturare gente, e io mi sono detto: “Ma quindi di cosa parlava questo film?”.
Nell’horror va bene lasciare qualche mistero. Guarda The Babadook, per esempio: non ti spiega tutto ma capisci benissimo la metafora sul lutto. Qui invece sembra che Bertino usi il mistero per nascondere il fatto che non aveva un’idea chiara fin dall’inizio.
Quando vedi il potenziale sprecato
Guardare questo film è frustrante perché vedi che poteva essere molto meglio. Bertino sa usare le luci e le ombre, sa dove mettere la telecamera per creare ansia, sa quando non mostrare il mostro per spaventare di più. Ci sono momenti – soprattutto all’inizio – dove pensi “cavolo, questo promette bene”.
Poi però il film continua, e ti rendi conto che non si risolverà mai. Invece di arrivare a un finale che lega tutti i pezzi, il film fa semplicemente a pezzi Polly senza un motivo chiaro. Le scene disturbanti si accumulano, i rumori forti aumentano, ma non capisci mai veramente il senso di tutto questo.
È come quando uno studente bravo a disegnare fa un tema scritto: i disegni sono bellissimi ma il testo non sta in piedi. Ecco, Bertino dietro la macchina da presa è bravissimo, ma Bertino che scrive la storia proprio no.
Il verdetto
Vicious: I tre doni del male è più frustrante che spaventoso. Ha tutto quello che serve per essere un bell’horror – un’attrice protagonista bravissima, un regista che sa il fatto suo visivamente, un’idea iniziale interessante – ma poi non sa dove andare a parare.
Se sei un fan di Bertino e vuoi vedere cosa sa fare anche con una storia debole, guardalo pure. Se ami Dakota Fanning e vuoi vederla in un ruolo intenso, anche. Ma se cerchi un horror che ti tenga davvero col fiato sospeso e che alla fine ti lasci soddisfatto, lascia perdere. Ti lascia solo confuso e un po’ arrabbiato per il tempo perso.
Bertino ha fatto cose molto migliori. Magari la prossima volta dovrebbe lavorare con qualcuno che gli scriva la storia, così lui può concentrarsi solo sulla regia. Perché di talento ne ha, eccome. Deve solo smetterla di fare tutto da solo quando chiaramente ha bisogno di aiuto con la scrittura.
Il film è disponibile su Paramount+.
La Recensione
Vicious: I tre doni del male
Vicious: I tre doni del male di Bryan Bertino racconta di Polly (Dakota Fanning), una donna sola che riceve la visita notturna di una vecchia misteriosa (Kathryn Hunter) che le lascia una scatola magica. Per sopravvivere deve mettere nella scatola tre oggetti specifici mentre viene tormentata da presenze malvagie. La premessa è interessante e la regia visivamente efficace, ma la sceneggiatura è confusa e piena di buchi. Il film usa troppi jump scare rumorosi invece di costruire vera tensione e lascia troppe domande senza risposta. Dakota Fanning recita benissimo ma nemmeno lei può salvare una storia che non sa dove vuole andare.
PRO
- Dakota Fanning è bravissima e regge da sola quasi tutto il film con una recitazione intensa
- La regia di Bryan Bertino sa usare bene luci e ombre per creare atmosfera inquietante
CONTRO
- La storia lascia tutto senza spiegazione e non capisci mai veramente cosa sta succedendo
- Troppi jump scare rumorosi che non ti spaventano davvero
- Il finale ti lascia solo confuso invece di darti risposte o almeno una soddisfazione
- Vedi tutto il potenziale sprecato e ti arrabbi per come poteva essere molto meglio




