Devo essere onesto con te: “Wayward – Ribelli” è una di quelle serie che ti tiene incollato allo schermo per sette episodi di fila. Ha tutto quello che serve per funzionare: un cast eccellente, un’atmosfera inquietante e un tema importante da esplorare. Il problema è che inciampa proprio sul finale, rovinando un po’ l’esperienza complessiva.
Mae Martin, che qui fa il jolly tra creazione, scrittura e recitazione, aveva un’idea interessante. Raccontare il mondo oscuro dei collegi per “ragazzi difficili” attraverso un thriller psicologico ambientato in una cittadina apparentemente perfetta. E per la maggior parte del tempo ci riesce benissimo.
Un cast che sa il fatto suo
Toni Collette è, come sempre, una garanzia. Nel ruolo di Evelyn Wade, la direttrice dell’accademia Tall Pines, riesce a essere materna e terrificante allo stesso tempo. Ha questo modo di parlare dolce e rassicurante che ti mette a disagio proprio perché senti che sotto c’è qualcos’altro.
Collette sa perfettamente come dosare il carisma del personaggio: Evelyn deve essere credibile come leader spirituale, ma anche inquietante abbastanza da farti capire che qualcosa non va. È un equilibrio difficile, ma lei lo gestisce con maestria.
Mae Martin nel ruolo di Alex, il poliziotto che si trasferisce in città, porta autenticità al personaggio. Come uomo trans in una nuova comunità, Alex deve affrontare sia l’accettazione che i pregiudizi, e Martin rende credibile questa doppia sfida. Certo, a volte l’interpretazione risulta un po’ rigida, ma il personaggio funziona.
Sarah Gadon è convincente nei panni di Laura, la moglie incinta che ha un passato misterioso legato all’accademia. Il suo personaggio oscilla tra vittima e complice, e Gadon riesce a mantenere questa ambiguità senza mai perdere la simpatia del pubblico.
Le vere star: le ragazze
Ma le migliori performance arrivano dalle giovani Sydney Topliffe e Alyvia Alyn Lind. Interpretano Abbie e Leila, due migliori amiche finite nell’accademia, e sono semplicemente straordinarie. Riescono a rendere credibile quell’amicizia adolescenziale intensa che è difficilissima da portare sullo schermo.
Hanno una naturalezza che fa dimenticare che stanno recitando. Quando le vedi insieme capisci immediatamente perché sarebbero disposte a tutto l’una per l’altra. È il tipo di rapporto che dovrebbe essere il cuore emotivo di ogni storia sui teenager, e qui funziona davvero.
Un’atmosfera che funziona (quasi sempre)
La regia di Euros Lyn crea l’atmosfera perfetta per questo tipo di storia. Tall Pines sembra uscita da un sogno americano che nasconde un incubo: strade perfette, case curate, persone sorridenti che però ti fanno venire i brividi.
La serie sa usare bene i suoi elementi visivi. Il motivo ricorrente delle porte è inquietante e significativo (almeno fino a quando non perde il mistero). I contrasti tra i boschi bellissimi e gli spazi chiusi e oppressi dell’accademia funzionano benissimo per creare tensione.
Per sette episodi, “Wayward – Ribelli” sa perfettamente dove sta andando. La costruzione del mistero è intelligente, i personaggi si sviluppano in modo credibile, e senti che ogni episodio ti porta più vicino a una rivelazione importante.
Un tema importante trattato bene
Uno dei punti di forza della serie è come affronta il tema dei collegi per “ragazzi problematici”. Martin non fa prediche, ma mostra in modo sottile come questi luoghi possano essere dannosi. Vedi ragazzi che arrivano con problemi normali da adolescenti e ne escono traumatizzati o completamente dipendenti dalla figura di Evelyn.
È un argomento serio, reso ancora più attuale dalle testimonianze di celebrità come Paris Hilton, e la serie lo tratta con il rispetto che merita. Almeno per la maggior parte del tempo.
Il finale che non convince
Ecco il problema: l’ultimo episodio non è all’altezza del resto. Dopo sette episodi di costruzione attenta, la rivelazione finale sembra frettolosa e un po’ confusa. Non voglio rovinarti la sorpresa, ma quello che dovrebbe essere presentato come horror potrebbe tranquillamente essere visto in modo completamente diverso.
È come se Martin avesse avuto paura di prendere una posizione netta e avesse scelto un finale ambiguo che però non funziona. La serie cerca anche di preparare il terreno per una possibile seconda stagione, ma lo fa a scapito di dare una conclusione soddisfacente a questa.
Una serie che vale comunque la pena
Nonostante il finale deludente, “Wayward – Ribelli” resta una serie che vale la pena guardare. Ha troppi elementi che funzionano per essere bocciata completamente. Toni Collette da sola vale il prezzo del biglietto, e le dinamiche tra i personaggi sono abbastanza interessanti da tenerti coinvolto.
È il tipo di serie che ti fa riflettere su temi importanti mentre ti intrattiene. Non è perfetta, ma è sicuramente più interessante della maggior parte delle produzioni Netflix di quest’anno.
Il verdetto finale
“Wayward – Ribelli” è una serie ambiziosa che quasi riesce nel suo intento. Ha un cast eccellente, un’atmosfera suggestiva e affronta un tema importante con intelligenza. Il finale non è all’altezza del resto, ma non rovina completamente l’esperienza.
Se ti piacciono i thriller psicologici e sopporti i finali un po’ aperti, vale sicuramente la pena darle una chance. Soprattutto per vedere Toni Collette in una delle sue migliori performance recenti.
Disponibile su Netflix, otto episodi che si guardano d’un fiato.
La Recensione
Wayward - Ribelli
"Wayward - Ribelli" di Mae Martin è un thriller psicologico che esplora il mondo dei collegi per ragazzi difficili attraverso la storia di Alex, poliziotto che indaga sui metodi sospetti di Tall Pines Academy. Con un cast eccellente guidato da Toni Collette e un'atmosfera suggestiva, la serie convince per sette episodi prima di inciampare su un finale che non è all'altezza del resto.
PRO
- Toni Collette offre una delle sue migliori performance recenti nel ruolo della direttrice Evelyn Wade riuscendo a essere carismatica e inquietante
- Sydney Topliffe e Alyvia Alyn Lind sono straordinarie e rendono credibile la loro amicizia adolescenziale intensa
- L'atmosfera creata dalla regia di Euros Lyn è perfetta per questo tipo di thriller psicologico con ottimi contrasti visivi
CONTRO
- Il finale è deludente e non è all'altezza della costruzione attenta fatta nei primi sette episodi




