Madonna santa, che storia agghiacciante quella che arriva direttamente dagli States e che ha dell’incredibile. Whitney Purvis, ex protagonista di “16 anni e incinta”, ha appena vissuto il dramma più grande che una madre possa affrontare: la perdita del figlio Weston Gosa Jr., morto a soli 16 anni. Ma non è finita qui – anzi, è proprio qui che inizia la parte più assurda di tutta questa vicenda. Il suo ex compagno Weston Gosa (sì, padre e figlio avevano lo stesso nome) l’ha praticamente esclusa dal funerale del loro bambino. Io che seguo il mondo del reality e del drama televisivo da anni per Wonder Channel, di storie folli ne ho sentite parecchie, ma questa supera davvero ogni limite del buon gusto e dell’umanità.
Pensa un po’: una madre che perde il figlio e poi scopre di non essere nemmeno nella lista degli invitati al funerale. Whitney ha raccontato tutto sui social con una sfurata epic che ha fatto il giro del web. “Dovevi essere in una lista per entrare al funerale”, ha scritto su Facebook. “Indovina chi non c’era nella lista? Io e tutti i miei amici e familiari non potevamo entrare”. Ma la parte più sadica di tutta la faccenda? Il fatto che le avevano dato l’orario sbagliato apposta. Lei pensava fosse alle quattro, invece era alle due. Un power play degno dei peggiori villain televisivi, ma questa volta nella vita reale. E quando una situazione del genere succede davvero, non c’è script writer che tenga – è puro emotional terrorism.
La versione di Whitney: tradita anche nell’ultimo saluto
La ricostruzione di Whitney è quella di un sabotaggio emotivo in piena regola. “Non importava a che ora arrivassi, tanto non sarei entrata”, ha scritto nel suo post Facebook. E qui dobbiamo fare un attimo di analisi delle dinamiche familiari disfunzionali, perché la situazione è più complessa di quello che sembra. Weston Gosa aveva la custodia esclusiva di entrambi i figli – Weston Jr. e il piccolo River di 11 anni. Questo significa che tecnicamente aveva il controllo legale sulla situazione, ma moralmente? Beh, quella è un’altra storia.
Whitney ha accusato l’ex di aver invitato “oltre 100 persone” ma di aver escluso deliberatamente lei e i suoi cari. Solo sua madre e alcuni zii sono riusciti a entrare. “Non mi era permesso avere alcun supporto emotivo lì”, ha scritto. E questa, ragazzi, è psychological warfare pura. Quando qualcuno usa un momento di lutto per regolare i conti personali, siamo di fronte a quello che gli psicologi chiamano narcisistic abuse – usare il dolore altrui come arma di controllo.
Il contropiede dell’ex: la guerra delle versioni
Ovviamente Weston Gosa non è rimasto zitto e ha dato la sua versione a TMZ – scelta mediatica interessante, tra l’altro. Secondo lui, Whitney sapeva benissimo che la veglia era alle 14 e il servizio funebre alle 16. Sostiene che lei sia arrivata alle 16:15 e che, nonostante fosse nella lista, fosse troppo tardi per entrare nella cappella.
Qui casca un po’ l’asino, perché se davvero era nella lista, perché non farla entrare comunque? Stiamo parlando del funerale di suo figlio, non di una premiere cinematografica con protocollo rigido. Questa discrepanza narrativa tra le due versioni è tipica di quelle situazioni dove il controllo diventa più importante dell’umanità di base.
L’analisi del danno collaterale
La cosa più triste di tutta questa soap opera della vita reale? Il fatto che Weston Jr. sia stato messo in mezzo ai conflitti dei genitori fino alla fine. Whitney stessa lo ha ammesso: “Non meritava di essere messo in mezzo a noi e dover scegliere da che parte stare”. Ecco, questa è self-awareness vera. Riconoscere i propri errori nel momento più difficile della propria vita richiede una forza emotiva che non tutti hanno.
La 33enne ha anche rivelato che aveva cercato di ricucire i rapporti con l’ex proprio per il bene dei figli, ma senza successo. “Penseresti che con la morte del piccolo Weston potessimo mettere da parte le nostre differenze, giusto? Macché. Deve sempre esserci il drama”. E qui tocchiamo il punto cruciale: alcune persone sono così intossicate dal conflitto che nemmeno la tragedia riesce a far ragionare.
Allora, tu cosa ne pensi di questa storia? Credi che Whitney stia dicendo la verità o pensi che ci sia dell’altro sotto? Secondo te è possibile che un genitore arrivi a tanto per vendetta personale? Scrivilo nei commenti, perché questa vicenda ha davvero dell’incredibile e mi piacerebbe sapere il tuo punto di vista!