La recensione di Bac Nord, film basato su fatti reali disponibile su Netflix

Gilles Lellouche, Cédric Jimenez, François Civil, e Karim Leklou in BAC Nord

Gilles Lellouche, Cédric Jimenez, François Civil, e Karim Leklou in BAC Nord

Qualunque influenza possa avere la polizia per le strade di Marsiglia, le gang se ne fottono e comandano le periferie. I poliziotti, anche le squadre speciali d’élite come la “BAC”, evitano questi criminali. Con un semplice fischio di avvertimento la folla scende in piazza sfidando e minacciando gli ufficiali con distintivo.

Questa è l’ambientazione di “BAC Nord”, localizzato in Francia e disponibile ora su Netflix.

Bac Nord è “ispirato da una storia vera”.

L’anarchia e le bande di immigrati? È un ritornello così comune nel cinema francese, di questi tempi. Una recente rivisitazione di “Les Miserables” e altri film lo sottolineano, o almeno si percepisce questa linea cinematografica.

Bac Nord è un film che ti porta quasi subito all’epilogo, che si svolge in modo molto prevedibile, più di quanto ti aspetteresti. Poiché inizia con Gregory Cerva (Gilles Lellouche) che esce di prigione.

Il sergente Cerva è un veterano delle forze armate e guida la sua squadra BAC 26, formata anche da Antoine (François Civil) e dal duro e testardo Yass (Karim Leklou).

“Siamo inutili ora”, borbotta Cerva. “Più facciamo, meno otteniamo.”

La trama di Bac Nord

Un frenetico inseguimento tra auto e scooter, girato in gran parte con telecamere a mano, apre l’azione e termina con la prospettiva del peggior incubo di ogni poliziotto: “scartoffie da compilare”.

I tre vanno via da quella scena e arrestano un commerciante all’angolo di una strada di cui sono stati informati. Li vediamo radunare venditori ambulanti di tartarughe in via di estinzione e inseguire il loro borseggiatore preferito.

Non fanno troppi affari loschi.

Ma Antoine, un consumatore occasionale di cannabis, ha questo informatore (Kenza Fortas) con cui flirta un po’. Lui la corrompe con dell’hashish preso ad altre bande.

Questo informatore potrebbe aiutarli a placare il loro capo e quest’ultimo vorrebbe far vedere al sindaco dei risultati contro la criminalità. Il problema è che i tre della Bac devono cavarsela da soli e racimolare la droga per pagare l’informatore, così da avere la soffiata per intercettare un giro grosso di droga e far felice il capo.

Marito e moglie, il team regista/sceneggiatore Cédric Jimenez e Audrey Diwan sono bravi a mostrare le scene di inseguimento. Divertente la scena – forse la migliore – della cattura di un ragazzino spacciatore che vomita insulti, sputa e si arrabbia fino a quando Yass non mette la sua canzone preferita e i poliziotti lo fanno divertire correndo all’impazzata in macchina, pure contromano. Si tratta di una scena molto genuina che manifesta un po’ il degrado delle periferie dove i bambini crescono con questa indole criminale alla Gomorra.

Bac Nord illustra un altro fallimento della politica di integrazione e non dipinge molto bene la polizia francese, riluttante a premere il grilletto nonostante le situazioni terribili che devono affrontare, con cittadini che urlano “Sparami se hai il coraggio”. Può essere anche un esempio di come il potere ti usa e poi ti getta sul cestino più vicino. Il capo della polizia, dopo aver assecondato la missione del suo team, si dice estraniato ai fatti durante l’interrogatorio con gli investigatori.

La Recensione

Bac Nord

6 Voto

La prima parte di Bac Nord non mi ha convinto a pieno mentre la seconda è ben fatta, sicuramente non per merito della trama, per forza di cose piuttosto lineare, ma per via di altri aspetti, come il dilemma del poliziotto e dell'informatore, o quello del superiore che tradisce i sottoposti per salvare la squadra, o il dispiacere più o meno autentico dei colleghi che non vogliono appoggiare i tre poliziotti incarcerati perché hanno famiglia. Tutte queste sottotrame hanno uno sfondo: quello politico. Dal prefetto in su, vogliono solo numeri, titoli di giornali e punizioni esemplari. Bac Nord riesce a trasmettere tutti questi concetti allertando un po' il mondo anche sulle condizioni delle periferie francesi e, non è il primo film che lo fa.

PRO

  • Una storia vera su cui riflettere
  • Molto belli gli inseguimenti in auto

CONTRO

  • Trama non proprio sorprendente
  • Forse al livello di una bella fiction TV

Recensione

  • Voto 6
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