Bob Dylan ha finalmente trasmesso la sua Nobel Lecture

Bob Dylan prize nobel 2016

Una foto di Bob Dylan, premio nobel nel 2016

Il premio Nobel per la letteratura Bob Dylan ha finalmente trasmesso la sua Nobel Lecture all’Accademia svedese.

La “Nobel Lecture” è il discorso che il vincitore del prestigioso premio assegnato dall’Accademia svedese deve pronunciare per accedere alle 8 milioni di corone che l’assegnazione del Nobel comporta.
Il menestrello di Duluth è da sempre famoso per la sua riservatezza, e non ha partecipato alla cerimonia di assegnazione avvenuta lo scorso Dicembre per “un impegno precedente”, preferendo un incontro privato alla fine di Marzo.

Ci sono voluti mesi (il massimo consentitogli erano sei), ma alla fine la leggeda del folk ha prodotto un discorso degno del vincitore del Premio Nobel per la letteratura. Nel discorso, Dylan dice di aver riflettutto molto su quale potesse essere il (e se potesse esistere un) legame tra la sua musica e la letteratura, per la quale gli è stato assegnato il premio, ed ha elencato alcune delle sue ispirazioni musicali e letterarie.

Buddy Holly e l’Odissea

Su un sottofondo di pianoforte, Dylan stesso parla dei riferimenti letterari che lo hanno segnato, tra i quali Miguel de Cervantes, Herman Melville, William Shakespeare, Erich Maria Remarque, Jonathan Swift e Walter Scott. Ma menziona anche Buddy Holly come una delle sue prime ispirazioni:

Se dovessi risalire alla genesi di tutto, immagino che dovrei cominciare da Buddy Holly. Buddy è morto quando avevo circa diciotto anni e lui ventidue. Quando l’ho sentito per la prima volta, mi sono sentito vicino a lui. Eravamo come famigliari, come se lui fosse il mio fratello maggiore. Ho anche creduto di assomigliarli. Buddy suonava la musica che amavo, la musica con la quale sono cresciuto: il country dei western, il rock.’n’roll, il rithym and blues.

L’ispirazione proveniente da Holly è arrivata tramite uno sguardo ricevuto dal cantante quando ancora era il giovane Bobby Zimmermann, e un disco di Lead Belly:

Mi guardò dritto negli occhi e mi trasmise qualcosa. Qualcosa che non sapevo cosa fosse. Ma che mi diede i brividi. Penso che fosse stato un giorno o due prima del suo incidente aereo. Qualcuno – qualcuno che non avevo mai visto prima – mi passò un album di Lead Belly contenente “Cottonfields”. Quel disco cambiò per sempre la mia vita.

“Canta in me, oh Musa…”

Il piano continua a suonare. Dopo aver continuato a descrivere le folgorazioni musicali che l’hanno portato a cambiare la sua visione del mondo e delle cose, Dylan inizia ad elencare libri che ha letto a scuola. Classiche letture da scuola. In particolare si sofferma su tre romanzi: “Moby Dick”, “Niente di nuovo sul fronte occidentale” e “L’Odissea”.

Il capolavoro di Melville è un testo affascinante e drammatico, che mostra come le persone possano reagire differentemente alla stessa situazione, e nel quale miti e leggende sono mescolati per insegnarci quanto sia per noi impossibile spesso vedere al di là della superficie delle cose, “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Remarque è visto dal cantautore come una storia dell’orrore, che spazza via l’innocenza e la fanciullezza, la fiducia nel mondo e la cura per gli altri. Dopo aver posato questo libro, ha deciso che non avrebbe mai più letto storie di guerra.

Concentrandosi poi sull’Odissea di Omero, affronta i temi del pellegrinaggio, dell’avventura, del pericolo, e il ritorno a casa. E sostiene che la sua musica non possa considerarsi alla stregua di letteratura, perchè le canzoni devono essere cantate e ascoltate e non lette su pagina stampata:

Anche le canzoni parlano di questo. Le nostre canzoni sono vive nella terra dei vivi. Ma le canzoni non sono come la letteratura. La loro ragion d’essere sta nell’essere cantate. Le parole di Shakespeare sono fatte per essere recitate in scena. Proprio come le canzoni devono essere cantate e non lette su una pagina. E spero che qualcuno di voi avrà l’opportunità di leggere i testi di queste canzoni nel modo in cui sono stati intesi per essere letti: durante un concerto o su un disco o dovunque le persone ascoltino musica al giorno d’oggi. Spesso torno a Omero, che disse “Canta in me, oh Musa, e attraverso me racconta la storia”.

“Un discorso straordinario ed eloquente”

Così lo ha definito la segretaria permanente dell’Accademia svedese Sara Danius in un post. ora che il discorso è stato letto dall’Accademia, è tutto regolare e Dylan è a tutti gli effetti un premio Nobel

“L’avventura Dylan” può dirsi conclusa.

Exit mobile version