Dune: 4 motivi per andare a vederlo al cinema

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Il periodo storico in cui viviamo ha penalizzato quasi tutte le forme di arte e di intrattenimento che prevedono la presenza di un pubblico all’interno di un spazio specifico. E ciò naturalmente ha riguardato anche il cinema, inteso come sale cinematografiche e film in uscita. Fortunatamente il tempo delle restrizioni sembra stia per finire e lentamente il pubblico sta ricominciando a riempire le sale. Anche le grandi produzioni stanno riprendendo ad uscire al cinema, e Dune di Denis Villeneuve è senza dubbio una di queste.

Se siete ancora indecisi se ritornare o meno al cinema, e su quale film andare a vedere, in questo articolo vogliamo darvi quattro motivazioni per le quali riteniamo sia corretto decidere di andare a vedere un film come Dune.

Vediamo allora quali sono i quattro motivi per i quali ogni amante del cinema dovrebbe recarsi in sala per vedere questo grandioso film di fantascienza.

Motivo n. 1: la fedeltà o meno ai libri

Nel film Dune di Denis Villeneuve, Arrakis è un pianeta arido e pericoloso, l’unico posto dove è possibile estrarre la Spezia, la sostanza più importante dell’universo. Un piccolo mondo governato per molto tempo dagli spietati Harkonnen che hanno sottomesso i Fremen, i misteriosi abitanti indigeni del pianeta. L’imperatore però decide di affidare la gestione del pianeta alla Casa degli Atreides e di sottrarlo agli Harkonnen. Causando in tal modo un conflitto insanabile tra le casate dell’impero.

È inevitabile ogni volta che si parla della trasposizione cinematografica di un capolavoro letterario come DUNE, fare riferimento più o meno esplicitamente all’opera letteraria del suo autore e indicare con un evidenziatore indelebile la fedeltà o meno all’opera originaria.

Quando uscì il primo film di Dune realizzato da David Lynch nel lontano 1984, i fan della saga reagirono con orrore accusando il cineasta americano di aver stravolto il significato e il messaggio dell’opera di Herbert. Il film per questo, ma anche per altri motivi, non fu un grande successo ma le discussioni intorno alla pellicola continuarono per molti anni a venire.

C’è molta curiosità quindi sull’opera di Villeneuve e molti si chiedono se il regista canadese abbia deciso di seguire le orme del suo predecessore o se invece abbia preferito rimanere nel sicuro alveo dello scritto di Frank Herbert.  

Tuttavia visto che un racconto per immagini come un film è per sua natura essenzialmente diverso da un racconto scritto, si potrebbe in teoria tralasciare l’aspetto relativo ai punti di contatto con il libro e provare invece ad approcciarsi al film come se fosse un’opera nuova, a sé stante. Come se il libro di Herbert non fosse mai esistito.

Motivo n. 2: il grande schermo

Torniamo a parlare dunque del film, che come già abbiamo detto, è soprattutto un racconto per immagini. E sono proprio le immagini ad essere le vere protagoniste del film del regista Denis Villeneuve.

Non gli attori. Non i personaggi. Le immagini.

Campi lunghi ci introducono e ci conducono in ambienti sconfinati. Spettacolari teatri naturali che non sono semplici scenari dove realizzare una scena, ma sono essi stessi la scena da girare. Luoghi meravigliosi e immortali dove l’uomo perde se stesso e la sua essenza e torna ad essere un semplice ospite, a volte indesiderato, di una natura sconfinata e selvaggia ma allo stesso tempo bellissima e sconvolgente.

La luce sbiadita del pianeta originario degli Atreides viene avvolta dalla luminescenza incandescente del sole di Arrakis che illumina ogni cosa e ci trascina in luoghi magici e misteriosi ma anche pericolosi e attraenti, come solo ciò che è incantato può esserlo. E dentro questo oceano di luce e di calore, la vita degli uomini si svolge e si dipana al riparo dal calore, all’interno di spesse fortezze, dove la luce non può entrare, dove il bisbiglio è la regola e ci si muove in un intricato sottobosco di sotterfugi.

Villeneuve ci tiene a sottolineare la dicotomia tra luce e buio, ampiamente assecondato da una splendida fotografia, capace di attirare la luce e allo stesso tempo diffondere l’oscurità, in modo da esaltare sia gli spazi più ampi e avvolgenti sia gli ambienti più freddi e angusti. Per questo è necessario, per ogni amante del cinema, vedere un film come Dune sul grande schermo, per poter apprezzare in pieno e godersi le splendide ambientazioni create da Villeneuve e dal suo staff. Unitamente alle musiche di Hans Zimmer che riescono a coinvolgere tutti i sensi e immergervi completamente nella visione.

il cast di Dune.

Motivo n. 3: la grande fantascienza

Ma un film è soprattutto una storia. E in questo caso una storia di fantascienza. Di grande fantascienza. Ma non la fantascienza a cui spesso siamo stati abituati. Quella avventurosa e fantastica, dove creature di ogni tipo fanno da contorno a mondi stravaganti, ad avventure mozzafiato, a combattimenti e inseguimenti, a sparatorie interminabili e fughe a rotta di collo. Quella fantascienza in cui la vera protagonista è l’azione e dove il ritmo regna sovrano.

Dune rappresenta un altro tipo di fantascienza. Quella più intimistica ed esistenziale, più introspettiva e riflessiva. Il film infatti si allontana dagli stilemi di Star Wars o Star Treck per ritornare a quella fantascienza autorale tipica di pellicole come 2001 Odissea nello spazio e Blade Runner (non per niente Villeneuve è il regista di Blade Runner 2049).         

Sia chiaro che anche in Dune ci sono sparatorie, combattimenti e fughe. Ma sono più semplici espedienti narrativi funzionali alla storia che non piuttosto l’elemento essenziale della storia stessa. Ciò che preme al visionario regista canadese è invece mostrare allo spettatore il mondo dove si svolge la storia insieme a ciò che spinge i personaggi a muoversi all’interno della storia. Villeneuve vuole definire i personaggi, marcarne le caratteristiche, evidenziarne i comportamenti, sottolinearne le evoluzioni e le interazioni

Il fulcro della storia non è ciò che fa l’uomo. Ma cosa è l’uomo.

E se per evidenziare la complessa struttura dell’interfaccia umana e delle sue caratteristiche più intime, Villeneuve deve sacrificare il ritmo e l’azione della pellicola, lo fa volentieri e senza alcun ripensamento.

Il problema però è che non sempre riesce a cogliere le diverse sfaccettature dell’animo umano e i suoi più intrinseci risvolti. Anzi. Il voler indugiare a lungo sui volti, il voler permanere con costanza sulle espressioni, il voler amplificare le battute, a volte si scontra con la piattezza di alcun sguardi e di alcuni gesti.

Villeneuve infatti non sempre viene ripagato da adeguata intensità e carisma da parte dei suoi interpreti. Finisce anzi nel perdersi in una dimensione piatta e a tratti svogliata dove si smarriscono i volti e gli sguardi dei protagonisti, incapaci di ergersi su un piano di consapevolezza  più elevato e profondo.

Ciò finisce per dilatare la storia oltre misura senza però essere ripagati da una profondo contatto empatico con i personaggi per i quali non si riesce a provare emozioni più profonde. E questo rappresenta il primo vero elemento negativo del film, in parte cauterizzato dal fatto che lo spettatore, nonostante la poca empatia che prova per i personaggi, ha comunque voglia di continuare con un altro capitolo, ha sempre voglia di andare a vedere cosa succede dopo.

Solo al cinema però è possibile godere pienamente di ogni singola inquadratura, di ogni espressione del volto, di ogni dettaglio che può sembrare insignificante se visto in maniera distratta, ma che può rivelarsi essenziale per una corretta comprensione della storia.

Motivo n. 4: La seconda parte della storia

E questo ci conduce speditamente al secondo aspetto negativo del film ma che rappresenta allo stesso tempo il quarto motivo per il quale è necessario andare al cinema a vedere il film.  Il fatto cioè che si tratti solamente della prima parte dell’opera, che termina senza sapere se e quando si concluderà con la seconda parte.

La realizzazione della seconda e ultima parte del film infatti è condizionata al successo al botteghino del primo capitolo. Se gli incassi saranno soddisfacenti, allora sarà realizzato anche il secondo episodio. Altrimenti l’opera di Villeneuve rimarrà per sempre monca.

Ma un film come Dune, nonostante qualche piccola pecca, è un film che merita di essere visto e siamo sicuri che otterrà gli incassi desiderati.

Perché oltre ad essere visto, merita anche di essere completato.

E tu cosa ne pensi? Dì la tua attraverso i commenti.

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