“Hostiles” di Scott Cooper | Recensione | Trama | Trailer

Hostiles Recensione

Una scena di "Hostiles" di Scott Cooper

Scheda del Film:

Titolo: Hostiles
Genere: Drammatico – Western
Cast: Christian Bale, Rosamund Pike, Wes Studi, Jesse Plemons, Adam Beach, Rory Cochrane, Ben Foster;
Regia: Scott Cooper;
Sceneggiatura: Scott Cooper;
Budget:  55 milioni di dollari;
Anno: 2017
Durata: 127 minuti;

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Recensione del film “Hostiles”

Il film “Hostiles” di Scott Cooper è un drammatico in chiave western ambientato nel 1892, negli Stati Uniti d’America. Nonostante l’ambientazione storica, al tempo delle colonie in terra americana, il film vuole parlare al presente. L’astio e l’odio contro i nativi americani può essere confrontata all’odio e alla chiusura che anche gli Stati Uniti odierni dimostrano di avere nei confronti di altri popoli, culture e civiltà.

L’intento di Scott Cooper, tra l’altro è chiaro sin dal principio, quando ad apertura del film viene citata la frase di D. H. Lawerence “Nella sua essenza, l’anima americana è dura, solitaria, stoica e assassina. Finora non si è mai ammorbidita”. L’intento di “Hostiles”, quindi è chiaro sin da subito, ed è questo lo sguardo particolare che rende speciale questo film; la volontà di raccontare l’odio verso il diverso e il processo tutto naturale per superarlo, perché in fin dei conti siamo tutti esseri umani che camminano verso la morte.

Proprio la morte e la spiritualità, il bisogno di avere un sostrato divino in cui credere, proprio quello ci rende tutti simili, con le stesse ansie e paure, con le stesse speranze. A livello metaforico e globale, quindi, il film di Scott Cooper porta con sé un grandissimo messaggio, ma nel farlo si mantiene un po’ troppo pallido. Gli avvenimenti si appiattiscono, l’avvicinarsi di fazioni contrapposte in modo naturale, schiaccia un po’ il conflitto che rende dinamica una storia.

La trama di “Hostiles”

Stati Uniti d’America, 1892. Un valoroso Capitano dell’esercito (Christian Bale) viene incaricato di scortare un capo Cheyenne malato di cancro (Wes Studi), e la sua famiglia, fino alla loro terra natìa. Il Capitano è riluttante e convinto a rifiutare l’incarico, perché, dopo un’intera vita passata a combattere i nativi, ha maturato un odio viscerale e cieco verso i suoi vecchi nemici. La nuova politica federale, però, lo obbliga ad obbidire al comando, pena la corte marziale e l’ottenimento della pensione.

Scortato da un piccolo gruppo di militari e fedelissimi, il Capitano parte alla volta del west, con la famiglia di nativi al seguito. Durante il cammino, arrivano alla vecchia fattoria di una famiglia trucidata da una tribù indiana Comache, particolarmente aggressiva e sanguinaria. In una casa rasa al suolo dalle fiamme, trovano una donna (Rosmund Pike) folle di dolore per aver perso tutta la sua famiglia. La donna si unisce al gruppo e il viaggio continua…

Il cast e la regia

Gran parte della narrazione emotiva ci viene offerta dalle interpretazioni dei protagonisti Christian Bale e Rosmund Pike. Il primo, esprime i suoi sentimenti in modo ermetico ma forte, facendo trasparire i suoi sentimenti sempre in modo silenzioso e posato, anche nelle scene più dolorose. La seconda, ugualmente, arriva quasi alla follia, mentre stringe tra le braccia il corpicino inerme del suo bambino, e sfoga il suo odio e la sua vendetta in scene che rimangono mute ed ermetiche anche quando esplode la violenza più cieca.

Ottima prova per entrambi i protagonisti, che però vengono penalizzati da una scrittura poco incisiva. I sentimenti di odio che, man mano che il viaggio prosegue, si tramutano in conoscenza reciproca e comprensione dell’altro, non hanno un vero e proprio sviluppo; tutto sembra quasi inevitabile e naturale, man mano che si guadagna il west. Se da una parte questa scelta dà forza ad una metafora molto bella, dall’altra toglie dinamicità all’azione, rendendo la visione lenta e spesso poco coinvolgente.

Ottima la fotografia e la regia, che attraverso gli sconfinati spazi del paesaggio, i giochi di controluce, le musiche (a volte troppo presenti) danno al film una connotazione di grandiosità. Un film assolutamente da vedere, per il messaggio di cui si fa portatore, un po’ meno per la storia in sé.

La Recensione

Valutazione

6 Voto

Un viaggio verso il west che è una metafora del conoscere l'altro e il diverso da sé

Recensione

  • Voto 6
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