6 motivi per cui DEVI cominciare a guardare Il Principe Dei Draghi

Principe dei Draghi - RECENSIONE

Il Principe dei Draghi è una serie animata appartenente al genere fantasy, partorita dalle brillanti menti di Aaron Ehasz e Justin Richmond.

La serie, la cui prima stagione è stata rilasciata per la prima volta su Netflix il 14 settembre 2018, ha da subito attirato l’attenzione degli amanti del genere, sopratutto per la presenza di Ehasz tra i suoi creatori: egli è difatti un colosso delle produzioni d’animazione, essendo stato il capo sceneggiatore e direttore della serie “Avatar: La leggenda di Aang“, nonché scrittore ed editore dell’amatissima Futurama.

E nonostante le grandi aspettative che rischiavano di minare il successo della serie, Il Principe dei Draghi si è aggiudicato il consenso del pubblico, riuscendo così a realizzare una seconda stagione ora disponibile su Netflix Italia!

La terza stagione non è ancora stata confermata in via ufficiale, ma pare che non ci siano rischi: i creatori hanno già chiara in mente la storia che vogliono raccontare nei futuri episodi, e non sussistono ragioni per cui credere che Netflix possa bloccare la sua produzione.

Avendo io appena concluso la visione della seconda stagione, ed essendone rimasta ancora più incantata di quanto non fosse già capitato al termine della prima, ho deciso di stilare una lista di 6 motivi per cui Il Principe dei Draghi merita essere guardato, nella speranza che questo articolo possa esservi d’ispirazione quando, in futuro, vi ritroverete a scrollare il catalogo Netflix!

1) È un’ottima serie fantasy

Il principe dei Draghi lo è davvero.
Elfi, draghi, maghi e saggi sovrani sono solo un assaggio del mondo creato dagli ideatori della serie, i quali presentano nel loro lavoro tutti (ma proprio tutti ) gli elementi più amati del genere fantasy.

Il mondo è perfettamente costruito e caratterizzato, così come la sua avventura in pieno stile fantasy, e le possibilità che lo spettatore possa rimanerne deluso sono pari a zero.

Praticamente la mia espressione durante la visione di entrambe le stagioni, mentre tra me e me pensavo: “finalmente una serie fantasy ben costruita, da non crederci!”

2) La complessità dei suoi personaggi

No, Il Principe dei Draghi non è una serie semplicistica: ogni dettaglio è curato nel minimo dettaglio, inclusa la caratterizzazione dei suoi personaggi, che risulta essere meravigliosamente sfaccettata.

Non vi sono personaggi bidimensionali, né personaggi completamente prevedibili: così come il saggio e amatissimo sovrano nasconde un lato più oscuro, anche colui che viene da subito identificato come il cattivo della storia in realtà puramente cattivo non lo è.

Non vi è distinzione tra bianco e nero, ma una continua crescita e perseverante ricerca di umanità nei personaggi narrati; ed è propria la buona e diversificata caratterizzazione dei personaggi a rendere una storia accattivante e di qualità.

3) La sua inclusività

Questo più tra tutti è il motivo per cui la serie tv mi ha saputo conquistare: finalmente Netflix ha regalato al suo pubblico un prodotto in cui ogni minoranza, sia etnica che sessuale, risulta essere perfettamente rappresentata.

All’interno di questa storia potrete infatti imbattervi in saggi e rispettati sovrani di origine africana, ma anche in una valorosa e temeraria guerriera sordomuta; personaggi che non vengono rappresentati in quanto “neri” o “disabili”, ma unicamente in base alle loro qualità e virtù, rendendo in tal senso la rappresentazione perfettamente riuscita e lontana dai classici e dannosi stereotipi.

Innumerevoli sono anche le eroine forti e combattive che si succedono sullo schermo e, con mia grandissima sorpresa, la serie non manca di rappresentare anche l’omosessualità: senza rischiare di fare troppi spoiler, mi limiterò ad anticipare che nella seconda stagione sarà introdotta la storia commovente di due regine, unite da un legame matrimoniale e genitrici di uno dei nuovi personaggi introdotti.
Una presa di posizione audace, che personalmente ho notevolmente apprezzato per la sua natura in un certo senso rivoluzionaria: in un mondo in cui soggetti come Adinolfi posseggono ancora il diritto di parola in materia di diritti umani e civili, la presenza di una famiglia anti-tradizionale all’interno di una serie concepita sopratutto per il pubblico più giovane è una mossa coraggiosa, oltre che necessaria al fine di poter sperare nella costruzione un mondo più equo e giusto.

Spero davvero che l’esempio di emancipazione che questa serie ha dato possa essere d’ispirazione a nuovi registi, produttori e direttori artistici, affinché si possa al più presto raggiungere un momento in cui di serie che incarnano i principi del femminismo, antirazzismo e di supporto alla comunità LGBTQ+ e dei disabili non siano più l’eccezione, ma la norma.

Seconda versione di me ogni qualvolta che mi ritrovavo ad innamorarmi di un qualsiasi personaggio che non fosse un uomo bianco, etero e incarnante qualsiasi stereotipo tradizionale – PRATICAMENTE SEMPRE.

4) Le ambientazioni

Ogni singola inquadratura; e ripeto, ogni singola inquadratura su uno dei tanti paesaggi del mondo rappresentato è una vera e propria goduria per gli occhi.

Lo spettacolo dei colori e dei dettagli delle ambientazioni riportate sullo schermo dona stupore e meraviglia, rendendo l’estetica della serie in da 10 e lode a mani bassissime.

5) Esca.

Descrivere Esca a qualcuno che mai ha guardato la serie è inutile: nessuna parola riuscirebbe a rendere giustizia ad un personaggio di tale calibro.

Esca non è la classica e banale mascotte che ogni serie animata di rispetto deve avere: Esca è uno stile di vita, l’animale totem di tutti coloro che hanno fatto pace con la propria natura scorbutica, facendo della misantropia il proprio scudo protettivo per affrontare la vita.

Ogni singolo sbuffo, ogni singola espressione d’insofferenza o indifferenza esternata da Esca vi porterà a dire: “non posso far altro che sentirmi vicin@ a te, amico mio”.

È assurdo quanto un personaggio del genere, sprovvisto del dono della parola, possa riuscire ad entrare nel cuore dello spettatore, ma lo giuro: la sua intolleranza e noncuranza vi sapranno conquistare. ASSICURATO.

Non sempre, ma è così CARRRRRINO.

6) È una serie per tutti: grandi, piccini e per coloro che hanno poco tempo libero

È vero, guardare serie televisive pare a tutti gli effetti essere un lusso per pochi eletti: considerata la lunghezza e il numero spropositato di episodi che la stragrande maggioranza delle serie tv di maggiore successo risulta avere, è più che normale lasciarsi intimidire.

Essendo io una studentessa universitaria, conosco bene il senso di sopraffazione che si prova ogni qualvolta che si viene a conoscenza di una serie dalla trama accattivante o particolarmente elogiata, la quale presenta però un numero spropositato di episodi: “quando e dove lo potrò mai trovare il tempo per guardare tutte le stagioni di Lost, Breaking Bad, Grey’s Anatomy o di un qualsiasi Drama coreano che ora vanno tanto di moda?” è la domanda che mi ripeto quotidianamente quasi come un mantra.

Ma con Il Principe dei Draghi il problema del tempo non si pone: costituito ad ora da un totale di 17 episodi, ognuno di durata di 20 minuti, questo vuol dire che in meno di 6 ore la serie è stata iniziata, amata e conclusa! Il ché da un grandissimo senso di soddisfazione, vero?

Quindi, se siete amanti delle serie animate, del genere fantasy e di produzioni televisive con personaggi belli, sfaccettati e c**zzuti, non potete esimervi dal guardare Il Principe dei Draghi: nemmeno la carta del “non ho abbastanza tempo libero per guardarla” può essere giocata!

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