La Custode di mia Sorella: leggi la recensione del film drammatico di Nick Cassavetes

La custode di mia sorella

Una scena del film La Custode di mia Sorella

Se ti piacciono i film drammatici dove ci si commuove dalla prima all’ultima scena, ti consiglio di vedere La Custode di mia Sorella, un film del 2009 che è da poco disponibile anche sulla piattaforma Netflix. La storia ti spezzerà letteralmente il cuore in due, e arriverai a chiederti perché mai possa esserci tanto dolore in una storia sola. Il tutto farcito da musiche strappa lacrime e le scene più toccanti della storia del cinema.

Tieni anche presente una cosa, che dal momento in cui inizierai a vedere La Custode di mia Sorella una domanda nascerà spontanea dentro di te, ossia se il film sia tratto da una storia vera, e se quello che viene mostrato sullo schermo sia quindi una versione romanzata ma comunque plausibile della realtà.

Prima di analizzare questo fondamentale aspetto però, sarà bene raccontare un po’ la storia del film, senza svelare più del dovuto, ovviamente, ma tracciando un primo racconto di quelli che sono i temi trattati.

La trama de La Custode di mia Sorella

Il cuore della storia de La Custode di mia Sorella è Kate Fitzgerald, un’adolescente che sin dai primi anni di età scopre di essere affetta da leucemia promielocitica acuta, una malattia che per il mondo medico sta a significare un vero e proprio tumore del sangue. La bambina per poter sopravvivere ha bisogno, periodicamente, di importanti trasfusioni di sangue, così come donazioni di midollo osseo.

I genitori, com’è logico, di offrono immediatamente come donatori, ma purtroppo risultano non essere compatibili in alcun modo con Kate, così come non lo è il fratellino maggiore di Kate, Jesse.

Il dottore che ha in cura Kate suggerisce così una soluzione ai coniugi Fitzgerald, ossia concepire un figlio in provetta “programmandolo” in modo che possa essere un perfetto donatore per sua sorella, quindi compatibile in tutto e per tutto. Viene così messa al mondo Anna, una bambina che sin dai primi anni di vita viene sottoposta a trasfusioni e operazioni per tenere in vita sua sorella. Un vero e proprio “corpo per pezzi di ricambio”.

Nonostante la loro particolare storia, i Ftzgerald sono una famiglia unita, sebbene segnata nel profondo dalla malattia di Kate, e i tre fratelli si amano e si supportano in modo totale e assoluto. Fino a quando, un giorno, Kate viene colpita, sempre a causa della sua malattia, da una grave insufficienza renale che rende obbligatorio il trapianto del rene.

L’undicenne Anna, che tutti si aspettano sia ovviamente la donatrice, decide di rivolgersi ad un avvocato per chiedere l’emancipazione medica. E’ vero che non è ancora maggiorenne, ma la ragazzina pretende di poter decidere del proprio corpo, e si rifiuta di privarsi di un organo e di conseguenza di compromettere per sempre la propria vita e la propria salute, trascinando i genitori in tribunale.

La Custode di mia Sorella racconta una storia vera?

Non so se anche tu hai pensato la stessa cosa, ma io sin da subito mi sono chiesta se la storia racconta nel film sia tratta da una storia vera. Per quanto possa essere incredibile e sbalorditivo, il dubbio sorge spontaneo, anche perché il cinema è pieno di film tratti da storie realmente accadute che si muovono in questo settore.

Voglio per tanto rassicurarti subito: no, la storia non è tratta da avvenimenti reali, ma da un romanzo di Jodi Picoult che porta lo stesso titolo del film ed è stato pubblicato nel 2004.

Puoi quindi tirare un sospiro di sollievo: a nessuno mai (si spera) è venuto in mente di creare un figlio in vitro per poterne sfruttare gli organi vitali. Una possibilità così agghiacciante che, se fosse vera, non sarei riuscita a vedere più di venti minuti totali di film. Mi sarei letteralmente rifiutata di andare avanti!

Ma non è così, quindi, se ti piacciono i film drammatici dove le tematiche trattate si tengono in equilibrio tra etica e scienza, allora puoi continuare la visione senza restarne traumatizzato. Ad ogni modo… prepara un bel pacco di fazzoletti!

La recensione del film di Nick Cassavetes

Quanto può essere drammatico il più drammatico dei film drammatici? Ecco, La Custode di mia Sorella lo è comunque un po’ di più!

Già dal momento che si parla di una ragazzina malata di leucemia, che passa la sua vita tra trasfusioni, chemioterapia e ospedali, anche il cuore più duro ne soffre istintivamente. Se poi la malattia si aggrava e inizia a compromettere gli organi avvicinando giorno dopo giorno il momento del definitivo addio, allora la cosa si amplifica ulteriormente.

Come se non bastasse, il film La Custode di mia Sorella tira in ballo anche altre tematiche importanti: mentre tutti gli sforzi e le attenzioni sono concentrate su Kate e sulla sua salute, gli altri due figli sono praticamente invisibili, nonostante abbiano i loro piccoli, grandi problemi. Anna addirittura è stata fatta nascere appositamente per salvare la vita a sua sorella, come se solo la vita di Kate fosse importante.

Aggiungi poi una madre e una zia che hanno abbandonato ogni cosa per prendersi cura di Kate, un padre che fa di tutto per sostenere la propria famiglia, un’adolescente che si innamora tra le corsie dell’ospedale di un ragazzo malato quanto lei e infine… un avvocato epilettico che in tribunale ci lascia quasi le penne, ecco, puoi capire da solo che forse il carico è davvero troppo e insostenibile.

Alla densità della storia e dei temi, di loro già così carichi, il regista Nick Cassavetes è andato ad aggiungere dei “trucchetti” strappa lacrime inutili ed esagerati. Quando il tema è già così importante, non serve infatti aggiungere scene e scene in ralenti con musiche struggenti, sguardi languidi, sospiri, inquadrature lunghissime ed inutili. Il rischio è quello di pensare “è troppo, è esagerato”. Il drammatico si trasforma in un attimo in esagerazione e melodramma.

Questo è il più grande difetto de La Custode di mia Sorella, che poteva essere davvero un film interessante con tematiche importanti e portatrici di grandi riflessioni, ma che diventa la sagra dell’esagerazione.

Cassavetes non ci risparmia le scene più realistiche e cruente legate alla malattia, compreso vomito, sangue e così via, e questo va bene, perché viene mostrata quella che è la realtà. L’esagerazione arriva nel momento in cui vengono caricate scene già lunghissime di tempi dilatati in cui non accade nulla. Un solo momento del genere forse lo si riesce anche a tollerare, il problema è che il film ne ha un po’ troppi. All’ultimo, finite anche le lacrime, si rimane quasi indifferenti nell’attesa che finisca.

Per quanto riguarda il cast, molto belle le interpretazioni di Cameron Diaz (che veste i panni della mamma), Sofia Vassilieva che interpreta invece Kate e soprattutto Abigail Breslin (che forse ricorderai come la stupenda Olive di Little Miss Sunshine) che nel film è Anna.

Per concludere, La Custode di mia Sorella è una bella storia, sono belle le intenzioni così come le interpretazioni dei protagonisti, ma il tutto è stato caricato un po’ troppo, compromettendo l’intera riuscita del film. Una storia fortemente drammatica, che non aveva quindi bisogno di alcun artificio per risultare tale, e che invece esagera proprio con gli artifici più abusati.

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La Recensione

La Custode di mia Sorella

5 Voto

Kate è affetta da una gravissima forma di leucemia. Sua sorella minore Anna è stata concepita in provetta per essere la donatrice ideale di sangue, midollo e organi per Kate, fino a quando la ragazzina non decide di rivolgersi ad un avvocato per richiedere l'emancipazione medica. Un film drammatico e strappalacrime. Forse troppo...

PRO

  • Cast

CONTRO

  • Artefici drammatici esagerati e abusati

Recensione

  • Voto 5
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