Recensione di “La mia prediletta”: serie thriller tedesca su Netflix molto godibile

La mia prediletta serie Netflix

Nonostante l’ampia gamma di contenuti prodotti da Netflix, è piuttosto raro imbattersi in una serie thriller tedesca che riesca davvero a catturare e a turbare fino in fondo l’animo dello spettatore. “La mia prediletta”, o “Liebes Kind” in tedesco, è proprio una di queste rarità che ti fa divorare i suoi sei episodi, lasciandoti perplesso, con il cuore spezzato e poi commosso alla fine. La serie è basata su un romanzo thriller psicologico dello stesso nome, scritto da Romy Hausmann, e racconta la storia di una donna che riesce a scappare da un brutale sequestro insieme alla sua giovane figlia. Grazie a un ritmo ben calibrato, un montaggio preciso e una narrazione avvincente, “La mia prediletta” è facilmente consigliabile agli amanti del genere thriller mistery.

Trama della serie

La trama segue Lena, una giovane donna e madre di due figli piccoli, Hannah e Jonathan. Ma, a differenza di una madre normale, Lena è costretta a vivere in una situazione di grande pericolo: è tenuta prigioniera in una sorta di bunker insieme ai suoi figli. Ogni loro azione è monitorata e controllata dal carnefice, che ha stabilito una routine rigida e disumana per loro. Ricevono cibo solo in pochissimi momenti della giornata, che è chiaramente insufficiente per il loro benessere, e anche l’uso del bagno è fortemente limitato.

Kim Riedle, Naila Schuberth come Hannah e Sammy Schrein come Jonathan. Credits: Netflix.

Lena è spesso umiliata e brutalmente aggredita ogni volta che trasgredisce una regola o quando il carnefice lo decide. Come è prevedibile, né la madre né i figli hanno il permesso di lasciare la casa e non hanno alcun contatto con il mondo esterno. Anche in situazioni estremamente gravi, come quando l’aria condizionata si guasta, sono costretti a rimanere dentro, rischiando di morire soffocati. I bambini non sanno nulla della vita normale; sono istruiti in casa dalla madre e addestrati dal carnefice a normalizzare e abituarsi alla tortura. Il carnefice è in realtà il padre dei bambini, e tiene intrappolati i membri della sua famiglia come se fossero animali da compagnia.

Un’opportunità di fuga e indagine

In mezzo a questa situazione terribile, Lena trova improvvisamente l’occasione di fuggire una notte, insieme alla giovane Hannah, e non esita a cogliere al volo quest’opportunità. Viene però trovata gravemente ferita in un incidente d’auto e deve essere portata d’urgenza in ospedale. Mentre Lena è in cura, Hannah fa amicizia con un’infermiera di nome Ruth, che subito nota qualcosa di strano nella ragazza. La detective della polizia locale Aida Kurt inizia ad indagare quando la situazione diventa sempre più sospetta e sinistra. Hannah afferma che sua madre ha ferito suo padre prima di fuggire. Sorgono poi sospetti che anche Lena nasconda qualcosa di molto grave e che la donna non sia realmente chi dice di essere. Quando Aida inizia a indagare a fondo, altri orribili segreti emergono uno dopo l’altro.

Aspetti emozionali e sottotrame

Il plot secondario della storia introduce un altro livello emotivo. Contemporaneamente al ricovero di Lena, una coppia anziana, i Becks, si precipita in ospedale per scoprire se Lena è la loro figlia scomparsa misteriosamente quindici anni prima. Ad aiutarli c’è un amico poliziotto, Gerd Buhling, che è anche lui perso nei suoi stessi fallimenti esistenziali. Questa sottotrama, che presto si fonde con quella principale, dona alla serie un connubio emozionale, poiché la disperazione della coppia di trovare notizie della loro figlia è palpabile.

La domanda più grande ovviamente rimane su chi sia l’autore del reato, dal momento che non ci viene mai mostrato correttamente il suo volto o il suo corpo fino all’ultimo episodio, dove viene rivelata la sua identità.

Interpretazioni e stile

Le interpretazioni del cast meritano una menzione speciale. Ogni attore rende il proprio personaggio in modo impeccabile. Naila Schuberth, la giovane attrice che interpreta Hannah, è particolarmente brava. Aveva anche recitato prima in “Bird Box: Barcellona” di Netflix, dove interpretava Sofia, una ragazza tedesca. Anche se “La mia prediletta” non utilizza uno stile visivo o narrativo particolare, il montaggio è da elogiare, perché non c’è mai un momento in cui ci si possa sentire distaccati o annoiati da ciò che sta accadendo sullo schermo.

Quando arriva la fine della serie, la soddisfazione generale rimane intatta. La serie sceglie di non puntare su colpi di scena esagerati e, così facendo, evita il rischio di diventare prevedibile. Nonostante uno stile e una produzione convenzionali, “La mia prediletta” si conferma come una serie Netflix godibile ed efficace.

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La Recensione

La mia prediletta

7 Voto

"La mia prediletta" è una bella serie thriller tedesca su Netflix che segue la tragica storia di Lena e i suoi figli, imprigionati in un bunker dal loro padre. La tensione è palpabile grazie a un montaggio preciso e un ritmo ben calibrato. Quando Lena fugge con la figlia Hannah, l'intrigo cresce: la detective Aida Kurt inizia un'indagine che svela segreti sempre più oscuri. Un plot secondario aggiunge profondità emotiva, con una coppia anziana che crede che Lena sia la loro figlia scomparsa. Eccellenti le performance, specialmente della giovane Naila Schuberth.

PRO

  • Trama solida: tiene l'attenzione dello spettatore senza diventare prevedibile.
  • Interpretazioni convincenti: gli attori riescono a dare spessore ai loro personaggi.
  • Buon montaggio: la storia scorre senza grandi interruzioni, mantenendo l'interesse vivo.

CONTRO

  • Tematiche pesanti: l'oscurità della trama può risultare scomoda per alcuni spettatori.

Recensione

  • Voto 7
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