La recensione di Berlino, spin off de La casa di carta che indaga le varie sfaccettature dell’amore

Berlino recensione serie

Si tratta della serie che noi amanti de “La casa di carta” attendevamo con più ansia, complice soprattutto il suo protagonista: il misterioso, affascinante Andres de Fonollosa, alias Berlino, forse il personaggio più amato dell’opera madre a cui tuttavia in essa non è stato dato poi molto spazio. O non abbastanza, almeno.

Fatto sta che con lo spin off a lui interamente dedicato – e intitolato per l’appunto “Berlino” – ci è stata data la possibilità di immergerci ancora e questa volta più da vicino nel suo mondo fatto di inganni e truffe studiate al minimo dettaglio.

Una nuova rapina, personaggi già visti (in tutti i sensi)

L’idea di “Berlino” è proprio questa: dar vita a una rapina incredibile, ideata però ora non dalla coppia fraterna Berlino-Professore, ma da Berlino-Damian, occhialuto come il Professore ma non stoico e calmo come lui.

Il resto sa tutto di già visto: la formazione di una squadra di ladri, ognuno con le proprie capacità ma totalmente diversi tra loro per carattere e stile di vita, costretti a cooperare e ad andare d’accordo gli uni con gli altri. Nonostante tutto.

Esatto esatto, nulla di chissà quanto nuovo rispetto allo schema de “La casa di carta, anche per quanto riguarda i personaggi stessi: troviamo Cameron, la ragazza sexy che-non-deve-chiedere-mai, in apparenza di ghiaccio ma in realtà traumatizzata da un passato doloroso che le ha fatto pagare la colpa di essersi innamorata; Roi, il ragazzo-orsacchiotto che fin da subito si innamora della bad girl della situazione, cercando di sedurla con i suoi occhioni da cucciolo e Bruce, il tizio tutto-bicipiti, rozzo e volgare ma sotto sotto dolce e profondo, quando si tratta di prendersi cura della persona amata.
C’è poi ancora Keila, donna nerd che ha sempre vissuto nel mondo virtuale di Internet, ma che si rende d’improvviso conto di quanto la realtà sia molto più interessante, se sai con che occhi guardarla. Giusto poco poco come il Professore…

Tra i personaggi secondari, nessuno di memorabile; compaiono però anche alcune vecchie conoscenze di noi fan de “La casa di carta“, ovvero Raquel Mourillo e Alicia Sierra, entrambe ancora nelle loro vesti originali di agenti di polizia e, sorpresa sorpresa, persino amiche. Un piacevole ritorno, questo.

L’amore al centro di tutto

La storia di “Berlino” prosegue. Ci sono momenti morti, al limite del palloso, e alcune scene trash della serie… ma perchè? però tutto sommato intriga, lascia nello spettatore la voglia di macinare episodio dopo episodio per vedere da quale altro intoppo i nostri eroi dovranno districarsi per riuscire nel loro piano.

Il tema centrale dello spin off, comunque, è quello dell’amore.

Amore che assume diverse forme, che presenta differenti sfaccettature. Troviamo l’amore puro, altisonante, quasi stilnovistico provato da Berlino per la giovane Camille, l’amore intenso, passionale e focoso di Keila verso Bruce e infine l’amore ferito, doloroso di Damian nei confronti della propria moglie, che gli ha annunciato di volersi separare.

Questi amori sono tuttavia accumunati da un unico elemento: la difficoltà ad essere espressi, e di essere capiti e vissuti appieno, a volte persino dai loro legittimi proprietari.

Berlino, ad esempio, non riesce a manifestare correttamente la sua idea di sentimento a Camille, apparendo ai suoi occhi come una semplice fuga dalla quotidianità del suo matrimonio noioso; Keila, invece, si sente colpevole per il desiderio che suscita in lei Bruce, in quanto non solo totalmente diverso dalla sua idea di “uomo ideale“, ma anche perché molto più giovane.
Damian, infine, non vuole ammettere nemmeno a se stesso di non riuscire a superare il divorzio dalla moglie, cercando in ogni modo di dimenticarla una volta per tutte.

In conclusione…

La recensione complessiva di “Berlino” è tutto sommato positiva. Nonostante alcune sbavature, si lascia guardare e regala anche qualche momento di tensione… oltre a qualche risata per il delirio senza senso di quanto mostrato.
Menzione d’onore a Berlino e Damian che ci deliziano con la versione spagnola di “Felicità” di Albano e Romina.

I personaggi sono dimenticabili, spesso al limite del fastidioso, complice forse anche la relativa breve durata della serie (solo otto episodi), mentre la trama non si discosta chissà quanto da quella dell’opera prima, di cui a volte sembra una copia mal riuscita.

Guardate “Berlino” se avete amato “La casa di carta” e volete rivivere i fasti del passato, apprezzando nuovamente personaggi quali Berlino, Raquel e Alicia, ma anche se non avete mai visto l’opera madre, dal momento che non è necessario conoscere nulla di essa per poter capire tutto ciò che qui viene mostrato.

La trovate su Netflix, ad oggi è disponibile la prima stagione, ma ne è già stata annunciata la seconda.

La Recensione

"Berlino", spin-off de "La casa di carta"

7 Voto

Una serie che si lascia guardare senza particolari innovazioni rispetto all'opera prima, con qualche momento di tensione e molte scene trash.

PRO

  • Vecchi ritorni di personaggi amati de "La casa di carta"
  • Berlino e Damian che cantano "Felicità"

CONTRO

  • Personaggi nuovi non molto diversi da quelli de "La casa di carta"
  • Alcuni momenti morti e senza senso

Recensione

  • Voto 7
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