Edward Norton ci racconta una città senza pietà nel suo Motherless Brooklyn

Lionel Essrog è un detective privato affetto dalla sindrome di Tourette, che lavora sotto copertura come autista, insieme ad altri colleghi. In quello che sembra un giorno di routine, si ritrova invece ad assistere il suo amico e mentore Frank Minna, ucciso da un colpo di pistola per un accordo finito male. Lionel decide quindi di indagare sull’omicidio. Con pochi indizi in mano e l’ostacolo della sua malattia che fatica a renderlo discreto, Essrog si immerge nei quartieri più poveri della Brooklyn degli anni cinquanta, tra corruzione, jazz club e lotte contro il razzismo. Questo è Motherless Brooklyn – I segreti di una città, film del 2019 scritto, diretto e interpretato da Edward Norton, e uscito nelle sale il 7 novembre. L’attore torna dietro la macchina da presa 19 anni dopo il suo ultimo film, Tentazioni d’amore, e lo fa prendendo spunto dal libro Brooklyn senza madre di Jonathan Lethem.

Lessi il romanzo nel 1999. Il mio ne rispetta lo spirito ma va un po’ per la sua strada.

Nel cast, oltre a Edward Norton, anche Willem Dafoe, Bruce Willis, Alec Baldwin, Gugu Mbatha-Raw, Leslie Mann, Bobby Cannavale, Dallas Roberts e Cherry Jones.

Convivere con un pazzo

Come dev’essere dover convivere per forza con un pazzo? Che non sopporti, che ti imbarazza e non ti abbandona mai? È questo che si chiede Lionel, abituato da sempre ad accettare il disagio che la sua sindrome di Tourette gli procura. Non sa cosa significhi chiacchierare tranquillamente con qualcuno senza farlo scappare o senza che ti guardi storto. E questo si ripercuote anche sulle sue relazioni amorose: quante volte ha perduto occasioni perché, promettendo di usare un fiammifero per accendere la sigaretta ad una signora, non poteva invece fare a meno di soffiarci su. In fondo però ha capito che più cerca di sopprimere i tic nervosi e si sforza di comportarsi normalmente, più è peggio.

E non ci sono gomme da masticare o erba che tengano quando è particolarmente scombussolato. Chissà se davvero possiamo definire una persona pazza. Chi decide cosa è considerato accettabile dalla società e cosa non lo è? Soprattutto in una modernità in cui ognuno vuole essere il contrario di tutto e l’originale, per poi accorgersi che troverà sempre chi condivide i suoi stessi ideali, modo di vestire, storia di vita.

Bruce Willis e Edward Norton in Motherless Brooklyn

Se le similitudini che a volte ci fanno piacere le incontriamo giorno dopo giorno in qualsiasi ambiente sociale, questo succede anche con i difetti e i nostri lati oscuri. Li vediamo in noi e poi proiettati sul nostro vicino, compagno di banco o collega d’ufficio. Pretendiamo da loro che cerchino di evitare i lati che li rendono sgradevoli. Ma facciamo lo stesso per chi ci sta intorno? Normale, ordinario, pazzo, extra-ordinario. Tutti abbiamo incontrato persone ritenute normali, ma più matte di un cavallo. E altre emarginate dalla società ed etichettate come diverse, ma che andrebbero capite. Come Essrog. Norton a proposito del suo Lionel spiega che è contento di averlo impersonato adesso che è “maturo”, perché altrimenti non avrebbe saputo trasmettere tutte le sue sfumature e i tormenti.

Sapevo che, per questo tipo di personaggio, c’era bisogno di qualcuno che fosse stato sballottato un po’ di più dalla vita.

L’amarezza del presente

Un film noir racconta quasi sempre i lati oscuri di un luogo o di una persona, sviscerando il marcio, il corrotto e la falsità del mondo. È quello che succede anche in Motherless Brooklyn, che raccontando una storia fittizia diventa anche una critica sociale. Contro il razzismo nell’America degli anni ’50, che alla fine è ancora il nostro. Contro l’emarginazione del diverso e una élite politica povera dentro. Il regista ci parla di un mondo in cui i buoni rischiano di perdere ogni giorno, e devono lottare con le unghie e con i denti per reclamare quello che gli spetterebbe. E dove gli “antagonisti” fanno il bello e il cattivo tempo, protetti da un sistema che li ha fatti diventare così.

Gugu Mbatha-Raw in Motherless Brooklyn

Se ci pensiamo bene, è un presente amaro quello che stiamo vivendo. Non sempre e non dappertutto, ma abbastanza evidente da permettere a storie come questa di toccarci e farci riflettere. Essrog scopre le trame pericolose del politico Moses Randolph, in eterna lotta col fratello Paul, molto più talentuoso di lui ma sempre messo nell’ombra per le sue idee diverse. Capisce che un uomo di colore fatica a salvare la pelle, se non è circondato dai suoi amici e non diventa duro come la roccia. Il film prova, e ci riesce, a scavare sotto la superficie di una città sulla carta grandiosa, ricca e piena di opportunità per tutti. Il regista a tal proposito dice questo:

Penso che il genere noir porti sempre con sé un certo tipo di commento dietro le apparenze, esplora gli aspetti più bui della nostra società.

“Brooklyn val bene un film”

Giochiamo un po’ il famoso “Parigi val bene una messa”, che significa che vale la pena sacrificarsi per uno scopo più alto. Nel nostro caso Brooklyn è stata mostrata ostile, complicata e vittima di corruzione e disuguaglianze molto forti. Diventata lei stessa un personaggio della storia, grazie alla colonna sonora jazz che ci accompagna per tutte le vicende e ci aiuta ad entrare nelle atmosfere fumose di una città che sembra abbandonata da Dio. Da sempre considerata la “sorella povera” di New York, Brooklyn ostacola i protagonisti, vuole farli fallire o comunque sa di non voler fare nulla per aiutarli.

Alec Baldwin e Edward Norton in Motherless Brooklyn

Nessun posto è sicuro, il male ti trova sempre. Per le strade, nei locali la notte e nei pomeriggi vuoti e pensierosi dietro una scrivania d’ufficio. Scopriamo una città sola, che fatica ad unire le persone e a proteggerle quando si avventurano per le sue vie. Ma alla fine a noi qualcosa resta: un sapiente ritratto della società che promette ma non regala nulla, i conosciuti marciapiedi alberati con quei palazzi che abbiamo visto in tantissimi altri film e serie tv, e una colonna sonora che racconta i sentimenti dei personaggi. Norton ne parla così:

Mi sono affidato molto anche alla colonna sonora, realizzata da Daniel Pemberton, e alla musica jazz, che è anche una metafora del modo in cui funziona la sua testa.

Hai visto Motherless Brooklyn? Oppure non lo conoscevi e sei curioso di andarlo a recuperare? Scrivicelo in un commento qui sotto!

La Recensione

Motherless Brooklyn - I segreti di una città

8 Voto

Parliamo di un film dalla sceneggiatura "intelligente", avvincente e legato all'attualità, anche se ambientato più di mezzo secolo fa. Ad alzare il livello, un ottimo cast, che si muove sulle note di una costante musica jazz.

PRO

  • La recitazione di Edward Norton, ma anche del resto del cast
  • La colonna sonora jazz
  • La fotografia

CONTRO

  • Sicuramente ha bisogno di ragionamenti, non è un film per ingannare il tempo

Recensione

  • Voto 8
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