Black Mirror: Bandersnatch – La recensione del film interattivo di Netflix

Stefan Butler mentre programma Bandersnatch

Una grande riflessione sulla contemporaneità

Netflix è sempre stata portavoce di innovazioni nell’ambito del mondo audiovisivo, infatti dal 28 dicembre è disponibile Black Mirror: Bandersnatch, il nuovo film interattivo in cui lo spettatore decide come far continuare la storia. Nei momenti cruciali del film compariranno due opzioni e con il mousepad o il telecomando sceglieremo la nostra preferita.

Questo film esprime chiaramente il nuovo modello di cinema del ventunesimo secolo. Il meccanismo dell’interattività non solo dà allo spettatore le redini della trama, ma serve anche a comprendere la riflessione che fa il film sul mondo contemporaneo.

Siamo nel luglio 1984, non a caso. Si dice che i cambiamenti culturali e sociologici non abbiano delle annate specifiche, ma che avvengano nel tempo, ma sicuramente il 1984 fu più significativo degli altri.

George Orwell nel 1948 scrive “1984” romanzo distopico ambientato proprio in quest’anno e Steve Jobs presenta il Macintosh, il primo personal computer moderno e il primo esempio di advertising cinematografico: lo spot del Mac è stato diretto da Ridley Scott e racconta proprio la società immaginata da Orwell.

Per questo non è un caso che il nostro protagonista Stefan Butler (Fionn Whitehead) decida proprio in quell’anno di produrre il videogioco interattivo ispirato al libro Bandersnatch di Jerome F. Davis, una storia interattiva dove è il lettore a decidere come va avanti la storia. Proprio come il videogioco e proprio come il film.

https://www.youtube.com/watch?v=XM0xWpBYlNM

Ci sono pochi personaggi ma tutti ben caratterizzati. Stefan è un adolescente orfano di madre con problemi psichiatrici; il padre per volendo aiutare Stefan dimostra di avere qualcosa da nascondere e poi c’è Colin, il nerd conosciuto alla Tuckersoft, il quale ci regalerà una delle scene più significative del film:

Quando Stefan rifiuta l’incontro con la psichiatra e segue Colin il quale capendo il suo stato lo aiuterà facendogli fare uso di droghe che gli causeranno allucinazioni.

Colin offre a Stefan quello che Morpheus offrì a Neo: i due animaletti disegnati non sono altro che pillola blu e pillola rossa, e le droghe sono solo un Mcguffin per poter permettere a Colin di recitare un’invettiva contro un passato incontrollabile, un futuro incerto, la modernità e soprattutto mettere in discussione ciò per cui l’uomo ha tanto lottato, il libero arbitrio.

Proprio come fece Bernardo Bertolucci con Ultimo Tango a Parigi nella famosa e controversa scena del burro. Tutto il popolo si era scandalizzato per la violenza sessuale, ma il vero scandalo erano le parole di Marlon Brando contro il valore della famiglia.

Una delle scelte più significative durante è film è quella fra un simbolo simile ad una “Y” rovesciata e il logo di Netflix. Scegliendo Netflix il film ci chiama personalmente in causa entrando nella storia come dei veri protagonisti. In questo modo lo spettatore è obbligato a riflettere su cosa effettivamente stiamo vivendo nell’era digitale: cos’è Netflix? Cosa vuol dire intrattenimento? Cosa è reale e cosa non lo è? Cosa scelgo e cosa faccio scegliere? In fondo lo spettatore e Stefan non sono poi così diversi.

Bandersnatch fa sentire il legame con Black Mirror inserendo dei richiami alle puntate della serie, dall’ospedale St. Juniper al poster con il cane meccanico di MetalHead.

Quello che conta in questo film è il valore dell’interattività, che vuole essere l’emblema del futuro prossimo.

Dare all’utente il massimo della libertà per distrarlo dal fatto che invece la libertà non esiste più e obbligarlo a stare sempre più attaccato allo schermo per sperimentare miliardi di possibilità ed entrare in un tunnel mediale. Da un punto di vista diverso, dato che lo spettatore è sempre più distratto, obbligarlo ad essere attento alla narrazione, per ritrovarne il piacere.

Il film ha un forte impatto narrativo e visivo sullo spettatore, e ci si rende conto di come molte scelte siano determinanti. Però l’interattività risulta un po’ macchinosa, ci sono varie ricostruzioni ripetute, che per quanto funzionali alla morale della storia, narrativamente risultano noiose e si percepisce come in fin dai conti per quanto sia lo spettatore a scegliere, spesso la storia ti riporta dove vuole che tu sia.

La Recensione

Black Mirror: Bandersnatch

8 Voto

Black Mirror: Bandersnatch è il primo film interattivo di Netflix. Supportato da un validissimo cast, il film permette alo spettatore di non staccarsi dallo schermo e aspettarsi qualsiasi colpo di scena. Però la storia risulta ripetitiva, ci con troppi flashback riassuntivi e alla fine nonostante il meccanismo dell'interazione, il film ti porta sempre dove vuole arrivare lui.

PRO

  • Interattivo
  • Grande capacità attoriale
  • Film introspettivo

CONTRO

  • Ripetitivo

Recensione

  • otto 8
Exit mobile version