La recensione di Nomadland, ecco perché si merita 3 premi Oscar

Nomadland 2021

Nomadland è un film diretto da Chloé Zhao, prendendo spunto dal libro di Jessica Bruder Nomadland – Un racconto d’inchiesta. Disponibile dal 29 aprile 2021 su Disney Plus, il film, che vede come attrice protagonista Frances McDormand, si è aggiudicato ben tre premi Oscar, come miglior film, miglior regia e migliore attrice protagonista.

La trama

Il trailer di Nomadland

La protagonista del film è Fern, interpretata da Frances McDormand, una donna sulla sessantina che in seguito alla grave crisi economica mondiale scoppiata negli Stati Uniti d’America a partire dal 2006, si ritrova ad aver perso oltre al lavoro anche l’amato marito. Decide così di andare via da Empire, nello stato del Nevada, e di muoversi lungo l’America a bordo del suo furgone, che diverrà la sua casa, come lei stessa chiarisce fin dalle prime battute del film quando una ragazzina, figlia di una sua conoscente, le chiede se sia vero che lei sia una senzatetto e Fern risponde con prontezza:

“No non sono una senzatetto, sono una senza casa. Non è la stessa cosa, giusto?”

Nel suo percorso Fern incontra altre persone che, come lei, hanno deciso di vivere o di sopravvivere da nomadi. Questa diventa la vita di Fern, una vita mobile, dove non c’è una meta da raggiungere, ma semplicemente un nuovo stile di vita da vivere.

I temi trattati da Nomadland

La protagonista di Nomadland, Fern

Se si prova a mettere insieme tutti i temi trattati da questo film, attraverso una trama così apparentemente semplice, tutti i nodi vengono al pettine, ed è facile spiegarsi perché Nomadland abbia vinto tre premi Oscar e, in particolare, quello come miglior film.

La crisi dovuta alla Grande Recessione, ha lasciato dietro di sé una scia dolorosa per moltissime famiglie, colpendo duramente anche i poli industriali come Empire, ritrovatisi vacanti in seguito alla diminuzione del lavoro, e lasciando allo sbaraglio tutti coloro che oltre al lavoro hanno perso le loro certezze. Fern, così dura e spigolosa, ci mostra il suo lato dolce e sensibile nel suo modo di essere legata ad un vecchio piatto fiorato che il padre le aveva regalato, ma anche quando recita a memoria uno dei sonetti di Shakespeare, forse ricordando l’amore della sua vita, suo marito, che ha perso fisicamente, ma che tiene legato a sé attraverso la fede nunziale come un’incisione sul suo corpo, a ricordare attraverso la perfezione del cerchio la perfezione del suo amore per lui.

Nomadland ci parla di accettare l’idea della morte, quando una nomade incontrata le parla della sua malattia, un tumore al cervello, per cui le restano pochi mesi di vita e la ferma convinzione di non voler passare altro tempo in ospedale, ma di godere del poco tempo rimasto:

“Quest’anno compirò 75 anni e credo di aver vissuto bene, ho visto delle cose molto belle in kayak, in tanti posti. Sì, come gli alci, una famiglia di alci in un fiume, dei grossi pellicani bianchi che atterrarono a due metri dal mio kayak su un lago in Colorado, uscendo da un’ansa c’era una rupe e trovai centinaia di nidi di rondine sulla parete della rupe e le rondini volavano tutte intorno e si riflettevano sull’acqua così sembrava che io volassi con loro e che loro fossero sotto di me sopra e tutto intorno […]. È stato magnifico, sentivo di aver fatto abbastanza, la mia vita era completa, se fossi morta in quel momento, sarei morta felice”.

Come a ricordarci l’importanza del legame col mondo, con la terra, e che tutte le cose migliori della vita non sono a pagamento. Ancora, il film di Chloé Zhao, ci parla del senso di colpa provato da Fern per non aver lasciato che suo marito la abbandonasse prima, senza continuare a soffrire fisicamente, della solitudine e della riscoperta della natura, del baratto di oggetti portandosi dietro solo l’essenziale, della gentilezza e della cortesia, mai fuori moda.

Nomadland è un viaggio, che rappresenta il viaggio della vita, e che non ha la presunzione di insegnarci nulla.

Affronta questi, e molti altri temi, sfiorandoli, senza darci una morale ma a maggior ragione per questo invitandoci a riflettere, traendo le nostre conclusioni.

L’interpretazione di Frances McDormand

Fern e la sua vita nei campeggi

Una nota particolare, va all’interpretazione di Frances McDormand. L’attrice, già due volte premio Oscar come miglior attrice in Fargo e in Tre manifesti a Ebbing, Missouri, ha reso questo film quello che è nella sua intenzione più profonda. Senza trucco, fuori dagli schemi (basti vedere i suoi look alla notte degli Oscar), capace di interpretare alla perfezione le vesti di una donna forte, silenziosa e anticonformista.

Senza di lei, il film non sarebbe stato lo stesso.

E tu che ne pensi?

Lascia un commento e fammi sapere se ti è piaciuto!

La Recensione

Nomadland

9 Voto

Nomadland racconta la storia di una donna adulta, che in seguito alla crisi economica e alla perdita del marito, decide di vivere la sua vita viaggiando e abitando in un furgone, riscoprendo le persone e la terra.

PRO

  • Ottima l'interpretazione di Frances McDormand. I dialoghi sono ben studiati e non banali.

CONTRO

  • Il contesto storico è appena accennato.

Recensione

  • Voto 9
Exit mobile version