Recensione dell’ultimo documentario sportivo di Netflix “Six Nations Full Contact”

Locandina di Six Nations Full Contact

Copertina di Six Nations Full Contact

Una serie per i grandi appassionati di rugby è finalmente approdata nei salotti di casa per mostrare al mondo intero il fascino duro del torneo di rugby più antico del mondo.

La serie ripercorre passo dopo passo i momenti più importanti e simbolici di tutti gli incontri disputati lo scorso Sei Nazioni. La serie, peraltro, è stata girata dai medesimi creatori di Formula 1: Drive to survive (peraltro esultiamo per l’avvento di Hamilton in Rosso). 

Ma scendiamo più nel particolare. Lo scorso Sei Nazioni ha visto trionfare l’Irlanda, prima all’epoca nel ranking mondiale. Recentemente sono stati disputati anche i mondiali di rugby che non hanno sorriso molto alle compagini europee: solo l’Inghilterra tra le prime quattro a fronteggiare impietosa l’impeto degli Springboks, mentre dall’altra parte del tabellone si giocava la semifinale tra All Blacks e Pumas. Insomma, un mondiale all’insegna del lato del mondo ove si disputa il Super Rugby. 

I protagonisti

Ora, tornando a noi, il documentario propone un’interessante visione della vita agonistica della squadre che disputano il torneo. Molto concentrato soprattutto sull’Irlanda e sui suoi giocatori di punta come Porter (pilone) e Saxton (mediano di apertura), storico capitano ormai ritiratosi dopo il recente fallimento mondiale. 

Per la Francia molta leva su Fickou (centro) e Dupont (mediano di mischia), la cui assenza di quest’anno è sicuramente la nota più stonata dell’intero torneo. Per chi se lo stesse domandando: no, non è infortunato, sta solo preparando il suo fisico per le Olimpiadi di Parigi, ove la Francia vuole conquistare a tutti i costi la Medaglia d’Oro nella disciplina Rugby Seven. 

Per la Scozia in scena Finn Russel (mediano di apertura), alter ego di Messi, Stuart Hogg (estremo) alla sua ultima stagione da professionista con il rugby giocato (a trent’anni ha subito ricostruzioni della spalla e diversi altri infortuni seri e parecchio gravi) e Kinghorn, uno degli astri nascenti della trequarti scozzese.

Rees-Zammit (ala) per il Galles. Scelta un anno fa azzeccata, ma oggi risulta essere una decisione piuttosto errata considerata la recente volontà del giovanissimo trequarti Gallese di abbandonare il rugby per dedicarsi al football.

Per l’Inghilterra chi se non Genge (pilone), Smith (mediano di apertura) e Farrel (fuoriclasse), al suo ultimo torneo con la maglia bianca. Ovviamente, la scelta di Farrel è stata vincolata anche e soprattutto per il simpatico dualismo tra Owen Farrel, capitano dell’Inghilterra, e suo padre Andy Farrel allenatore dell’Irlanda vincitrice del Grande Slam. 

Per l’Italia i protagonisti intervistati sono stati l’italo-gallese Varney (mediano di mischia) e la seconda e terza linea Negri

Grande spazio soprattutto agli allenatori. L’anno scorso era presente per l’Italia Kieran Crowley, tecnico recentemente sollevato per i suoi scarsi risultati con la maglia azzurra (seppur si annota un notevole sviluppo nel gioco e nella mentalità).

Aspetto tecnico

Inutile sottolineare la bravura dei lavoratori nel creare una struttura solida e salda come questa. Il documentario non annoia mai perché si focalizza molto sull’aspetto umano e sportivo degli atleti. Per gli amanti dell’adrenalina anche tutte le partite viste da vicino. Contatti ruvidi, sportellate, grandi placcaggi, violenza fisica su tela. Tuttavia, questa è la pura essenza di questo sport. Per chi lo gioca, per chi ne conosce lo spirito, per chi lo ama, per chi lo vive non c’è niente di meglio che vedere la poesia di sangue e fango scritta sulle maglie bianca degli inglesi, o delle orecchie gonfie dei piloni, oppure della fratellanza e del rispetto tra giocatori competitivi, la cui abnegazione oltrepassa vistosamente qualsiasi immaginaria visione di diligenza o sacrificio. L’auspicio è quello di rivedere questo contenuto anche l’anno prossimo, divenendo un punto fisso del catalogo. Anche perché, parliamoci chiaramente, i documentari sportivi di Netflix sono davvero adrenalinici ed un fiore all’occhiello della produzione rossa d’oltre oceano. Inoltre, il prodotto sembra essere parecchio apprezzato in modo diffuso. Da guardare e vedere in lingua originale, soprattutto e specialmente nei momenti delle partite.

La Recensione

Six Nations Full Contact

9 Voto

Avete sempre pensato che il rugby sia uno sport noioso? Date un occhio a questo inno di pura elettricità. Non smetterete di volerlo. Non potrete più farne a meno.

PRO

  • Adrenalinico
  • Eccitante
  • Sorprendente nella spettacolarità
  • Stessi contenuti di Formula 1: Drive to Survive

Recensione

  • Voto 9
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