Soundreef: la Corte Costituzionale dà ragione alla società di copyright

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Ieri 13 luglio la Corte Costituzionale si è espressa sulla questione della liberalizzazione dei diritti d’autore con una sentenza depositata che va a favore di aziende come Soundreef che hanno iniziato a battersi per un sistema più democratico della gestione dei copyright. Ma cos’è Soundreef? Soundreef è un gestore indipendente dei diritti d’autore riconosciuta dall’Intellectual Property Office del Regno Unito. La società utilizza un SaaS (Software as a Service) sviluppato per tenere traccia in maniera analitica delle riproduzioni e per il calcolo dei compensi, rendendo il pagamento agli aventi diritto più rapido rispetto a quanto avviene con i metodi tradizionali. Soundreef, in pratica, si occupa di gestione e ripartizione di royalties per conto di autori, editori o etichette discografiche. L’azienda analizza la musica suonata in alcuni contesti, incassa i compensi pagati dagli utilizzatori e ripartisce tali compensi in maniera analitica ad autori, editori ed etichette.

L’azienda è nata nel settembre 2011 grazie al lavoro di Francesco Danieli e Davide d’Atri “con una dotazione di ottantacinquemila euro di investimento versati da Luigi Capello”, racconta d’Atri. La startup ha provato a mettere fine a un monopolio secolare presente in Italia, quello della SIAE. L’attività di Soundreef si concentra su due ambiti: in-store, ovvero quando la musica viene riprodotta come tappeto sonoro all’interno di negozi, attività commerciali o di ristorazione in tutto il mondo (gli artisti hanno la possibilità di verificarne la collocazione geografica) e live, dunque per le esibizioni dal vivo, con compilazione online del borderò digitale e pagamento diretto dall’organizzazione del concerto senza alcun tipo di intermediario.

La sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dal Tar del Lazio, allineandosi con i dubbi già sollevati dal diritto europeo. Tale sentenza si allinea con i dubbi già sollevati dal diritto europeo. Per l’AD di Soundreef Davide d’Atri è una decisione significativa per il futuro della sua società e dei diritti d’autore:

“Indica in modo inequivocabile la strada verso una completa liberalizzazione del sistema di intermediazione dei diritti d’autore. Accogliamo con entusiasmo la pronuncia della Corte Costituzionale sulla decisione che indica in modo inequivocabile la strada verso una completa liberalizzazione del sistema di intermediazione dei diritti d’autore. Questa è un’ulteriore conferma per tutti gli autori e gli editori che chiedono di poter scegliere il proprio intermediario. Il mercato dei diritti d’autore è complesso, la battaglia che abbiamo iniziato nel 2012 nell’interesse degli artisti ancora non è terminata ma sappiamo di essere sulla buona strada. È doveroso ringraziare il nostro Avvocato, il professor Guido Scorza dello studio E-Lex, che ci ha sempre supportato con estrema professionalità. Ora è il momento di riformare in modo complessivo il sistema di gestione dei diritti d’autore. Dal 2017 – quindi dal recepimento della Direttiva Barnier, sulla gestione collettiva dei diritti d’autore e dei diritti connessi – nonostante il rinnovo delle legislature e il cambio di due governi, non abbiamo fatto passi in avanti in tal senso.

E ancora:

“Auspichiamo quindi che il Governo possa avviare il prima possibile questa riforma che finalmente adeguerebbe il nostro Paese alla legislazione europea, partendo – ad esempio – dalla calendarizzazione della proposta di legge presentata dall’On. Lattanzio, attualmente ferma in Commissione Cultura alla Camera”.

Ma come si sa, non è facile la vita per gli alternativi. Fortunatamente nella battaglia di Soundcreef hanno creduto subito alcuni investitori importanti. Anche se i dubbi da parte degli imprenditori si sono fatti sentire in corso d’opera, altri hanno creduto nel progetto di d’Atri e Danieli.

“Soundreef era una nuova impresa che operava in un segmento nel quale nessuno si era cimentato prima, SIAE a parte. Avere a che fare con un’azienda di questo genere poteva essere rischioso, complesso, pieno di situazioni difficili da leggere”

Il nuovo investitore è “Vam Investments”, una private equity piuttosto importante, e attualmente principale player in quota Soundreef. Quel giorno, per Soundreef iniziò una nuova fase di espansione e “si aprì una nuova era nella mia avventura nell’industria musicale”.

In realtà, già “nell’aprile dell’anno precedente, 2014, Soundreef aveva iniziato a crearsi il suo spazio all’interno del mondo della musica live, estendendo di fatto un raggio d’azione fino a quel momento confinato alla musica di sottofondo nei centri commerciali”. Nel frattempo, autori ed editori internazionali, principalmente americani, rinfoltivano costantemente la squadra degli iscritti alla società autoriale.

Diventa quindi fondamentale, anche per la giustizia italiana, la sopravvivenza di Soundreef nel nostro paese come alternativa (o rivale) della SIAE, poiché Soundreef è la società che ha aperto le porte ad un concetto di meritocrazia e liberalizzazione del mercato dei diritti d’autore.

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