Unbelievable è la più bella miniserie di Netflix: ecco perché devi assolutamente vederla

Unbelievable Karen e Grace

Le detective Karen e Grace di Unbelievable

Ho visto la miniserie Unbelievable praticamente tutta d’un fiato, su Netflix, e n’è davvero valsa la pena, voglio spiegarti il perché in questa recensione. Per essere davvero corretta devo dire che dopo la prima puntata non sono andata avanti per diversi giorni, mentre gli altri 7 episodi (lo so che per qualcuno può sembrare incredibile) li ho visti uno dopo l’altro, a catena, per tutto il giorno, da inizio a fine!

Unbelievable è la classica storia che, come primo gancio, attrae con forza perché racconta fatti realmente accaduti, una storia forte, incredibile per i suoi risvolti e per le grandi verità che nasconde. Ma, superata la parte che rende la storia più coinvolgente perché vera, posso assicurare che è scritta veramente bene, con personaggi ben delineati, e con un ritmo di narrazione che ti sembra quasi che, da inizio a fine di ogni episodio, il tempo voli, letteralmente. Una caratteristica che per me, divoratrice accanita di serie tv, è fondamentale.

La vera storia alla quale si ispira Unbelievable

Partiamo però dal principio, ossia dal fatto di cronaca che ha ispirato la scrittura e la realizzazione di Unbelievable.

Siamo nel 2008, a Lynnwood, nello stato di Washington. Una diciottenne di nome Marie Adler inizia la sua vita da sola dopo un’infanzia a dir poco difficile: abbandonata da bambina dai suoi genitori, gira numerosi orfanotrofi e diverse famiglie affidatarie, con tutti i disagi e i problemi sociali e psicologici che ne conseguono, fino a quando va a vivere in un comprensorio che è in realtà una comunità per ragazzi in difficoltà, dove trova appoggio e amicizia.

Marie Adler in Unbelievable

Ha un piccolo appartamento tutto per sé, un lavoro di commessa in un grande negozio, e il supporto di consulenti sempre pronti a sostenere i ragazzi della comunità. Una notte però, mentre Marie dorme, un uomo incappucciato entra furtivamente nel suo appartamento, la minaccia, la lega e la stupra per diverse ore. Dopo che lo stupratore ha lasciato la sua casa, Marie si fa coraggio e chiama il 911 per denunciare il fatto.

Marie è una ragazza difficile, con una storia complicata alle spalle, e il suo temperamento, i suoi modi di fare, sembrano strani, sia agli agenti che accolgono la sua denuncia, sia alle persone che la circondano. Nella mente di molti si fa largo l’idea che la ragazza possa aver inventato tutto per il bisogno di attrarre attenzione su di sé. Una pista sbagliata, che porta gli agenti a fare pressioni sulle insicurezze e la psiche traumatizzata di Marie, fino a convincerla a depositare una dichiarazione in cui spiega di essersi inventata tutto: lo stupro non è mai avvenuto, se non nella sua fantasia.

Quando la notizia inizia a farsi strada tra i media, Marie riceve anche una denuncia per falsa testimonianza, viene processata e ritenuta colpevole. Il danno però non è soltanto legale; anche tutti gli amici e le persone vicine le voltano le spalle, trattandola come una bugiarda e una falsa.

Tempo dopo, dall’altra parte del Paese, le detective Stacy Galbraith e Edna Hendershot si ritrovano a seguire le tracce di uno stupratore seriale, che alla fine, dopo più di due anni dalla sua deposizione, si scoprirà essere lo stesso che ha usato violenza su Marie. Il come e il perché… te lo lascio scoprire guardando gli otto episodi di Unbelievable.

La storia di Marie Adler, che tratta tematiche importantissime ed esemplari come lo stupro, l’abuso di potere della polizia, il cattivo lavoro investigativo con vittime stuprate, provate e sensibili, avrebbe dovuto essere sulle prime pagine di tutti i giornali, cosa che però non avvenne mai. Fino a quando nel 2015 due giornalisti, T. Christian Miller e Ken Armstrong, non scrissero un dettagliato reportage che raccontava i fatti, che varrà loro il Premio Pulitzer nel 2016 e ispirerà l’autrice Susannah Grant a scrivere la sceneggiatura di Unbelievable.

La recensione di Unbelievable

E veniamo al perché la serie è veramente bella e assolutamente da vedere.

Come accennavo prima, dopo aver visto l’episodio pilota non ho continuato di getto a seguire la serie. Nel primo episodio ci viene narrata esclusivamente la storia di Marie Adler, l’accaduto, il suo racconto agli agenti, la pesantezza burocratica delle investigazioni, gli interrogatori sempre uguali fatti e rifatti decine di volte alla vittima… la storia colpisce subito, come un pugno allo stomaco, ma rischia di frenare lo spettatore.

Nulla da dire sull’importanza di ciò che viene raccontato, che anzi, arriva proprio dove vuole arrivare, ma si corre il rischio di sentirsi sopraffatti subito e di abbandonare la visione. Ed è esattamente quello che non va fatto! La parte più interessante (ahimé) tutto il conflitto che la storia si porta dietro, si delinea soltanto dal secondo episodio in poi. Quindi, se dopo la prima puntata ti senti ancora incerto, non ti fermare e continua la visione!

Dal secondo episodio in poi conosciamo infatti Karen e Grace, le due detective del Colorado; due donne diametralmente opposte, una più sensibile e credente, l’altra più dura e sboccata. Due donne e detective che per puro caso si accorgono di essere sulle tracce dello stesso uomo stupratore. Man mano che Karen e Grace uniscono le forze, vengono fuori sempre più casi di stupro riconducibili allo stesso stupratore, e sarà solo la loro determinazione, e il modo in cui si interfacceranno con le varie vittime, a fare la differenza.

Diversamente dei detective che avevano interrogato Marie Adler, Karen e Grace hanno un approccio più corretto con le vittime, che prende in considerazione il fatto che abbiano subito un trauma che può confondere e straniare, ma soprattutto che non tutte le vittime reagiscono allo stesso modo, perché ogni donna è diversa da un’altra.

C’è chi rimuove i dettagli, chi sembra reagire con mente più fredda arrivando a carpire importanti informazioni direttamente dallo stupratore, chi piange e chi si arrabbia… Di solito ci si aspetta una reazione che sia sempre uguale da una donna che viene stuprata, ma non è così, semplicemente perché ognuna ha una reazione diversa, perché ognuna è diversa dalle altre. Questo è uno dei punti cruciali che Unbelievable vuole portare a galla.

Di puntata in puntata, quindi, conosciamo le vittime degli stupri, le ricerche sul caso, le ipotesi, le sconfitte e le vittorie delle due detective e in contemporanea la vita di Marie Adler che subisce i risultati del cattivo lavoro fatto sul suo caso. Due storie che corrono parallele, alimentandosi a vicenda, senza mai toccarsi se non nell’epilogo finale, quando il caso di Marie torna a galla.

Una serie che parla di donne alle donne ma non solo

La storia raccontata in Unbelievable è a tutti gli effetti una storia di donne; a partire dalle vittime, fino ad arrivare alle due detective e alle altre collaboratrici dei loro team. Non è che non ci siano uomini determinanti ai fini della storia, ma quello che si vuole sottolineare è che a volte l’approccio femminile e la capacità di entrare in sintonia con le emozioni di altre donne, è fondamentale.

La storia porta a galla tematiche ancora troppo scottanti e alle quali si dà poca importanza, come quella delle donne vittime di stupro. Ancora troppo spesso si sente dire se l’è cercataha provocato… Non è per forza una lettura misogina dei fatti, ma è comunque una realtà con la quale facciamo i conti. E quanta strada ancora c’è da fare!

Una storia di donne per le donne, quindi, ma non solo, perché tutti hanno bisogno di riflettere su tematiche di questo tipo perché, come si sente dire proprio nella serie, lo stupro è “una cosa che ti porterai sempre dietro, come una pallottola nella spina dorsale”.

In ultima analisi, Unbelievable è una storia che parla di amicizia, di condivisione e cooperazione tra donne, ed è forse il messaggio più bello e positivo che mi porto a casa grazie a questa serie tv.

Un plauso va anche alla grande Toni Collette, che in Unbelievable veste i panni della detective Grace, per la sua interpretazione come sempre spettacolare e per la forza del suo personaggio. Sin dalla sua prima comparsa sullo schermo non si può fare altro e amarla! Accanto a lei l’attrice Merritt Wever che interpreta la detective Karen e Kaitlyn Dever che veste i panni della giovanissima Marie.

Se non hai ancora visto la serie, ti consiglio di farlo, e di farmi sapere cosa ne pensi lasciando un commento qui sotto.

La Recensione

Unbelievable

7 Voto

Una serie interessante sotto numerosi punti di vista, a partire dalla storia raccontata (tratta da avvenimenti realmente accaduti) le tematiche trattate e la relazione trai i personaggi. Prende il volo dal secondo episodio in poi: da vedere assolutamente!

PRO

  • Sceneggiatura
  • Tema
  • Personaggi
  • Toni Collette

CONTRO

  • Episodio pilota

Recensione

  • Voto 7
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