Chiamami col tuo nome vietato in Tunisia. Negato il visto di proiezione

Chiamami col tuo nome

Chiamami col tuo nome

“Chiamami col tuo nome” non sbarcherà in Tunisia.

Il ministero tunisino degli Affari Culturali non ha rilasciato il visto di proiezione all’ultimo film di Luca Guadagnino. A renderlo noto, la pagina facebook del cinema “Le Coliséè “ di Tunisi, dove l’opera pluricandidata agli Academy Awards doveva essere proiettata a partire da oggi.

Le tematiche omosessuali e la censura

Stando ai media tunisini, sarebbe stato lo stesso ministero degli affari culturali a chiedere al cinema di revocare la proiezione per evitare l’insorgere di ulteriori problemi.

Non è la prima volta che la censura tunisina non concede il visto di proiezione ad un film a tematica omosessuale: stessa sorte era capitata a “la vie d’Adele” del franco-tunisino Abdellatif Kechiche nel 2013 e al documentario tunisino “Upon the Shadow” di Nada Mezni Hafaied. Quest’ultimo, vincitore del Tanit di Bronzo alle giornate cinematografiche di Cartagine dello scorso anno, non fu mai proiettato in sala.

Tabù da Oscar

Mancano due giorni alla consegna degli Oscar a Los Angeles e tutta l’Italia tifa per “Chiamami col tuo nome”; il film di Guadagnino è infatti candidato a quattro premi Oscar: Miglior film, canzone originale (Sufjan Stevens-Mistery of Love), miglior attore protagonista (Timothèe Chalamet) e migliore sceneggiatura non originale (adattata da James Ivory). Tratto dal romanzo di Andrè Aciman, racconta l’estate italiana (siamo nel 1983) del giovanissimo Elio che scoprirà l’amore dopo aver conosciuto uno studente del padre, l’americano Oliver (Armie Hammer).

Il film ci racconta con delicatezza e una buona dose di nostalgia, l’evolversi del rapporto tra i due ragazzi senza mai scadere in volgarità o stereotipi scrivendo fotogramma dopo fotogramma quello che a tutti gli effetti può essere considerato un’opera di “formazione”.

Se nella maggior parte del mondo i film con tematiche LGBT sono oggetto di interesse e riflessione, non possiamo negare che in alcuni paesi, in cui ancora religione e cultura si fondono in un’unica identità, certe opere sono viste come un affronto all’integrità stessa del Paese.

In questi casi e ancora per molto tempo, la scure della censura continuerà ad abbattersi senza la minima possibilità d’appello.

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