Ad oggi i non-morti mordono l’universo videoludico con una certa ingordigia.
Dai videogiochi sono riusciti ad invadere il mondo cinematografico, e molti hanno preso spunto da quest’ultimi, tra quelli più famosi abbiamo Resident Evil o The Walking Dead, ma lo tsunami di zombie esplode ovunque, facendoci impazzire sempre di più nel seguire film e serial tv, arrivando a coinvolgerci nel mondo post-zombie.
Oggi i morti viventi spopolano sia sul piccolo e grande schermo, contagiano non solo il periodo movie ma anche la letteratura classica con PPZ – Pride and Prejudice and Zombies, che unisce il classico Orgoglio e pregiudizio (1813) di Jane Austen con i nostri cari non-morti.
Il romanzo segue la trama originale di Orgoglio e Pregiudizio, ma tutta la vicenda si svolge in un universo alternativo in cui il Regno Unito di inizio Ottocento è infestato da zombie assassini.
Qui conosciamo un Elizabeth Bennet che interpreta il personaggio creato da Jane Austen, ma con delle particolarità insieme alle sue quattro sorelle, le quali istruite alle arti orientali, diventano non sono solo delle combattenti indipendenti ma per necessità anche delle cacciatrici.
La nostra cara Jane Austen viene soppiantata dal un mondo letterario fatto di zombie che nascono e fanno da sfondo alla storia d’amore tra la nostra Elizabeth e il signor Darcy.
Ormai gli zombie la fanno da padroni in librerie, fumetterie, serial e film, e le guide per sopravvivere a un’apocalisse zombie sono diventate la nuova bibbia degli amanti dell’horror.
Molti si domandano come mai l’universo zombie sia così apprezzato, arrivando a soppiantare creature mostruose come i vampiri, per non parlare dei lupi mannari e delle mummie, la risposta è semplice: ciò che ci rende fan degli zombie è la loro assenza di particolari abilità, la loro mente vuota che li porta solo alla caccia di cibo perenne e il continuo cercare di sopravvivere degli esseri umani restanti, rendendo questi esseri barcollanti i personaggi che popolano il mondo vicino a noi diventandone uno sfondo per noi quasi normale.
Anche se dobbiamo ricordare che non sempre i film o serial tv hanno avuto il successo che si crede e spesso si è arrivato a pensare che la loro fama potesse affievolirsi, ma in realtà, di fronte a un’improvvisa epidemia provocata da misteriose comete, virus sintetizzati in laboratorio o trasmessi da rare specie animali, lo zombie è riuscito a resistere e tornare ancora più affamato di prima. Sta di fatto che negli anni la figura dell’uomo morto che cammina ha cambiato volto e anche le sue caratteristiche comportamentali sono mutate a seconda dell’epoca.
Dobbiamo prendere in considerazione che, ancora prima della serie televisiva The Walking Dead che ha rilanciato la figura dello zombie, tante sono state le produzioni sui non-morti ma non tutte hanno raccolto l’eredità del compianto George A. Romero: ci sono quelle che hanno fatto degli zombie un mero spauracchio per lanciare i videogiochi in titoli in cui azione e sequenze cinematografiche sono i veri cavalli di battaglia; altre che hanno finemente reinterpretato la minaccia dei vaganti per confezionare storie emozionali e coinvolgenti, in cui il virus fa solo da putrido sottofondo a rapporti interpersonali, ad amori impossibili e solide amicizie, molto spesso più forti dell’intenso odore di morte a permearne le atmosfere.
Tra questi, ci sono film che hanno reso la figura dello zombie qualcosa di ancora più trascinante come ad esempio World War Z di Brad Pitt, film fatto da adrenalina e con un clima da fine dei tempi.
La “rabbia” famelica di cui sono portatori gli zombie si diffonde come una pandemia moderna, arrivando a trascinarti in questo mondo apocalittico dove l’uomo comunque non si abbandona a tale realtà combattendo il tutto per tutto.
Ma l’Apocalisse Zombie è iniziata nell’aprile 2014 con il canale americano Syfy, il quale ha annunciato la realizzazione di una serie zombie dal titolo Z Nation, prodotta da The Asylum (i “pazzi” di Sharknado, per intenderci).
Rob Thomas con la serie IZombie. E non è mica finita qui: la prossima stagione televisiva si preannuncia all’insegna delle “serie zombie”.
Prepariamoci quindi a vedere i non morti declinati in molte salse: qualcuna buona ma qualcun’altra inevitabilmente pessima.
C’è, comunque, chi di questa “zombie mania” non ne può proprio più e stenta a comprenderla: d’altronde l’invasione di “mostri” – prima i vampiri, ora i morti viventi- se da un lato ha avuto il merito di riprendere e sdoganare i classici dell’horror dall’altro ha prodotto una serie di rivisitazioni mal riuscite e l’immancabile horror per adolescenti che piace tanto agli americani.
Ma in tutto questo, dopo The Walking Dead e il suo spin-off Fear The Walking Dead, approda in tv la Zombieland serie tv sempre più particolari, reinventando il tutto, come The Flesh: una serie dotata di una trama originale, di un buon ritmo e di personaggi credibili e ben strutturati.
La storia prende il via dopo che l’apocalisse zombie si è compiuta, gli esseri umani hanno vinto e hanno trovato il modo di “curare” gli zombie e re-inserirli nel tessuto sociale. Ma ora che la guerra è finita, ciò che resta sono relazioni umane sfilacciate, paura e fanatismo. Le ferite di chi ha perso i propri cari non sono ancora rimarginate e coloro che sono “guariti” portano il peso di molte vittime sulla coscienza.
Come detto prima la Zombie mania non solo ha ormai invaso il mondo hollywoodiano, ma soprattutto le nostre tv con diverse serial come: IZombie, una versione completamente diversa dagli zombie di The Walking Dead, tratta da un fumetto di Chris Roberson e Michael Allred pubblicato dalla Vertigo, il marchio per adulti della DC Comics. Al centro della storia c’è Olivia “Liv” Moore (Rose McIver), una studentessa di medicina che diventa zombie e inizia a lavorare presso un obitorio per soddisfare la sua fame di cervelli umani. Li deve mangiare costantemente, per evitare di trasformarsi nel tipico morto vivente stupido e assassino. Ma Liv scopre anche di avere un interessante potere: quando mangia un cervello ne assimila brevemente i ricordi. Inizia così ad aiutare un detective della polizia a risolvere casi di omicidio.
Uno zombie con delle capacità intellettive, che ci fa ricordare il film Warm Bodies. Il film ruota intorno alla storia d’amore dei due giovani protagonisti, il quale ha come scopo quello di dimostrare come l’amore può anche far tornare in vita un morto non morto, dove grazie al protagonista e ai sentimenti in lui risvegliatesi anche gli altri zombie cominceranno a cambiare, tornando lentamente umani riprendono molte delle loro capacità umane tra cui il sentire emozioni arrivando ad innamorarsi della protagonista/combattente di turno.
Una delle recenti sorprese targate Netflix è Santa Clarita Diet in cui vediamo una Drew Barrymore nei panni di una agente immobiliare che, tramutata in zombie, fa di tutto per mantenere una facciata di normalità nella sua perfetta vita suburbana, con l’aiuto di un marito (un fantastico Timothy Olyphant) disposto a qualunque cosa affinché la moglie sazi i suoi “strani” appetiti di carne umana.
Una commedia grottesca ed esilarante, decisamente lontana dalla visione apocalittica di The Walking Dead, ma imperdibile per i fan dei morti viventi. Infatti, gli zombie non sono rimasti relegati ai loro ruoli di non-morti che attaccano tutto ciò che si muove per mangiarne ogni pezzo, ma dopo il film horror/comico di Zombieland si fa strada la figura dello zombie comico che ci fa ridere e non ci fa paura, anzi quasi ci porta a diventare un suo fan come nelle serie tv di cui ho parlato prima.
Ma per chi è amante dello zombie classico, sicuramente nella pausa di The Walking Dead, può compensare il suo momento di astinenza con una serie tv come: Z Nation, un serial tv della Syfy, la quale ha tentato di cavalcare l’onda di The Walking Dead, arrivando a confezionare una serie tv che ne è la versione più leggera e casinista.
D’altro canto, Z Nation è prodotta da The Asylum, la casa di produzione che sta dietro alla saga di Sharknado. Dunque, il trash è assolutamente programmato e voluto. La premessa è accattivante: un gruppo di sopravvissuti all’apocalisse zombie deve scortare da New York alla California l’unico uomo mai guarito dal virus che trasforma le persone in morti viventi famelici.
Lì troveranno un laboratorio pronto a creare un vaccino. Ma ovviamente il viaggio non andrà liscio come l’olio.
Possiamo solo concludere che la Zombie-mania ormai fa parte del mondo cinematografico e non, e che rispetto agli anni di Romero, molte cose sono cambiate.
Tra i vari zombie famelici si fanno spazio anche zombie in grado di farci ridere, per quanto sembrino fuori dall’ordinario stereotipo, rubandoci qualche sorriso. Ma ciò che continua ad essere un’onda che coinvolge tutti è quello di un mondo post-apocalittico in cui l’essere umano cerca di sopravvivere a chi vuole mangiarselo, usando qualsiasi mezzo a disposizione anche i più disparati e a cui non possiamo dare una spiegazione con la nostra logica, ma possiamo solo assaporare il momento in cui i nostri eroi combattendo contro orde di zombie riescono a salvarsi tagliandogli la testa.