Fury, il film con Brad Pitt nuovamente “bastardo” contro i nazisti. Ecco la recensione.

Fury brad pitt recensione

FURY Trailer Ufficiale Italiano + Cinema News (2015) - Brad Pitt Movie HD


TITOLO: Fury

REGIA: David Ayer

CAST: Brad Pitt, Shia LaBeouf, Logan Lerman, Michael Peña, Jon Bernthal, Jim Parrack, Jason Isaacs

PAESE: USA

ANNO: 2014

GENERE: guerra, azione, drammatico

DURATA: 134 minuti

 


TRAMA: Germania. Aprile 1945. Gli Alleati avanzano nella Germania nazista aspettando la resa avversaria. Tra i veterani c’è anche il sergente Don “Wardaddy” Collier (Brad Pitt), insieme al suo equipaggiamento piuttosto vario e particolare: il cannoniere Boyd (Shia LaBeouf), soprannominato “Bibbia” a causa del suo essere profondamente religioso e credente, il pilota messicano Trini “Gordo” Garcia (Michael Peña) estroverso ma altruista, e il caricatore Grady “Coon-Ass” Travis (Jon Bernthal), rude e strafottente.

Con loro sul carro armato, un M4 Sherman chiamato “Fury”, vi era anche un copilota/mitragliere, morto però all’inizio del film durante una schermaglia.

Per sopperire a tale mancanza, a Don e alla sua squadra viene assegnata una giovane recluta, Norman Ellison (Logan Lerman): il ragazzo, arruolato come dattilografo e perciò abituato a stare nelle retrovie, non è mai stato a bordo di un carro armato né ha mai ucciso un uomo. Per tali ragioni Norman viene, inizialmente, deriso dai suoi compagni che lo trattano con sufficienza e sarcasmo. Il novellino rimane scioccato nel percepire cosa gli aspetta: ripulire il carro armato dal sangue e dai brandelli di carne del caduto in battaglia lo scandalizza a tal punto da farlo vomitare. Nasce in lui una forte sensazione di malessere e disagio ed è proprio per tale motivo che Don decide di addestrarlo e prepararlo a ciò a cui andranno contro. Sebbene i metodi del sergente siano poco delicati e ortodossi, Norman viene spronato ad agire per difendere i propri ideali e, soprattutto, per sopravvivere allo scontro. Gli ci vogliono giorni interi ma alla fine apprende il messaggio e dimostra di essere all’altezza della situazione, tanto da esser poi denominato “Machine”, la Macchina.

L’avanzata continua, mostrando come le poche unità rimaste siano costrette a difendersi e, al tempo stesso, rendersi offensive. Le perdite sono numerose e i momenti di alienazione da ciò che li circonda spesso incidono sulle azioni.

Dopo molte città, come mossa finale, viene affidata alla squadra una missione pericolosa e quasi impossibile, prendere il controllo di un incrocio importante ma decisamente critico. I nemici sono trecento e loro sono rimasti solamente più in cinque, senza troppe munizioni e con il servizio radio distrutto. Fuggire e nascondersi in attesa di aiuto sarebbe la soluzione migliore ma Don non vuole saperne: quello è il suo lavoro, il suo dovere, il suo compito. La sua caparbietà e la sua determinazione convincono a restare anche gli altri membri. Sono loro contro tutti.

La battaglia ha inizio e gli sforzi disumani compiuti danno alcuni risultati. Sopravvivono a lungo sotto il fuoco nemico, benché poco equipaggiati.

Purtroppo uno alla volta cominciano a cadere fino a che Norman, la giovane recluta, rimane l’unico in vita. Tramite una botola di emergenza si rifugia sotto al carro attendendo il passare della notte.

Si risveglierà il mattino: tutto intero, salvo e circondato dagli Alleati. Finalmente la libertà.

“La guerra crea gli eroi, la storia li trasforma in leggende”

Fury Brad Pitt scuote il ragazzo – siamo in guerra giovane, tutto è lecito

COMMENTO: Fury, diretto da David Ayer, si rifà ad un altro capolavoro storico, Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg. L’impronta stilistica è la stessa: la guerra non viene trattata come qualcosa di “utopico” e astratto bensì viene mostrata per quel che è a tutti gli effetti, una cruda realtà purtroppo necessaria.

A caratterizzare la pellicola, a differenza degli altri film bellici a cui siamo abituati, è senza dubbio la presenza costante del carro armato. I protagonisti di Fury spesso e volentieri lo definiscono la loro “casa”. La maggior parte delle scene, soprattutto quella finale più epica, vengono viste dalla prospettiva del mezzo, realizzato più fedelmente possibile all’originale.

Le sequenze dentro-fuori rendono gli scontri più credibili ancora. Si combatte a colpi di cannone.

Oltre al tema della guerra, su cui si basa ovviamente tutto il film (nonostante il periodo storico trattato sia quello  degli sgoccioli del conflitto mondiale), vi sono altri temi importanti. Per esempio, abbiamo l’alienazione dell’uomo costretto a compiere un atto per il quale non è stato creato: fare del male, distruggere un altro uomo, un suo stesso simile. Se alcuni personaggi, ormai temprati, sembrano più a loro agio nell’affrontare tale incombenza, Norman, il novellino, non lo è affatto. Arruolato come dattilografo da otto settimane, è abituato a stare nelle retrovie e non di sicuro in prima linea, protagonista dello scontro. L’alienazione presente in questo ragazzino è massima. Totalmente estraneo al mondo in cui viene scaraventato di colpo, è obbligato a difendersi e ad attaccare, la necessità lo richiede. La sua sensazione di disagio e malessere cresce giorno dopo giorno. Non si capacita di ciò che gli accade intorno, non trova una spiegazione razionale a tanta crudeltà umana e, sebbene siano tutti d’accordo con lui, cercano comunque in tutti i modi di spronarlo e convincerlo a non abbandonare, a non arrendersi: la guerra è un mezzo necessario per raggiungere lo scopo.

L’interpretazione del cast è ottima: Brad e Shia si riconfermano campioni nella loro professione e Logan dimostra di essere versatile (lo ricordiamo difatti nei panni del sensibile e problemtico Charlie in Noi siamo infinito) e non da meno dei suoi colleghi veterani.

La scenografia e la fotografia della pellicola, poi, sono qualcosa di esaltante: il tutto è riprodotto alla perfezione e ciò porta lo spettatore ad immedesimarsi perfettamente (per quanto possibile) nella situazione.

Benché il contesto bellico non sia mai tra quelli più felici, Fury è da considerare uno dei capolavori a riguardo.

Per una conoscenza storica più approfondita, per un’empatia totale, e per il taglio di capelli di Brad Pitt, già all’avanguardia…Fury è imperdibile.

“Gli ideali sono pacifici, la storia è violenta”

[review]

Fury recensione – la squadra più forte con Brad Pitt al comando

La Recensione

Il Verdetto

8 Voto

<p style="text-align: justify;">Benché il contesto bellico non sia mai tra quelli più felici, Fury è da considerare uno dei capolavori a riguardo.</p> <p style="text-align: justify;">Per una conoscenza storica più approfondita, per un’empatia totale, e per il taglio di capelli di Brad Pitt, già all’avanguardia…Fury è imperdibile.</p>

Recensione

  • Voto Globale 8
Exit mobile version