His House, il film horror di Netflix che non ti aspetti… Ecco la recensione

Sei alla ricerca di un film horror da guardare su Netflix? Oggi voglio parlarti di His House, un film che mi ha colpita sin dalla visione del trailer e che ho guardato ad occhi sbarrati per tutta la sua durata.

His House è un film che può definirsi a tutti gli effetti un “horror sociale”. Horror perché ha delle scene davvero inquietati, e sociale perché affronta un tema molto attuale e di grande importanza come quello dei rifugiati che scappano dai loro Paesi in guerra per trovare accoglienza in Europa.

Ma facciamo un passo alla volta, andando a conoscere i protagonisti del film e la loro storia in questa recensione dell’esordio cinematografico del regista Remi Weeks, presentato per la prima volta al Sundance Film Festival e poi rilasciato direttamente sulla piattaforma di streaming di Netflix.

Di cosa parla His House?

I protagonisti della storia sono Bol e Rial, una coppia di marito e moglie, rifugiati sudanesi scappati dalla guerra. Dopo aver affrontato un duro viaggio via mare su un barcone (durante il quale hanno anche perso la loro bambina) Bol e Rial sono infine arrivati in Gran Bretagna come immigrati.

Qui, dopo lunghissimi mesi di attesa in un centro di accoglienza, vedono accolta la loro domanda di rifugiati e viene loro assegnata una modesta casa popolare, dove cominciare a costruire una nuova vita. L’unica cosa che viene loro richiesto, è l’impegno ad integrarsi e ad aspettare che venga loro assegnato un lavoro socialmente utile alla comunità.

L’appartamento di Bol e Rial, come si può facilmente immaginare, pur essendo molto grande per due sole persone non versa nelle migliori condizioni, ma la coppia è comunque felice di avere un tetto sulla testa tutto per sé e la possibilità di un vero nuovo inizio.

Tutto cambia quando dalle mura della casa iniziano a provenire strani rumori. La carta da parati si stacca, i mattoni cadono, una strana presenza inizia a funestare i due protagonisti, che ben presto si troveranno faccia a faccia con i propri mostri… passati, presenti e futuri. E soprattutto si troveranno a fare i conti con la mancanza della loro bambina, morta in mare come decine, centinaia di altri disperati in fuga.

I protagonisti di His House

Si possono davvero dimenticare gli orrori passati in nome di una nuova vita? Che volto avrà, in ogni caso, questa nuova vita di chi si sforza di ripartire in terra straniera, con usanze e costumi stranieri? Quanto si riesce a mettere da parte quelli che si è stati per tutta la vita? E i traumi possono davvero essere superati lasciandoli richiusi in un angolo della mente?

Queste sono le tante domande che His House mette in campo, scegliendo di raccontarle non con una storia di stampo drammatico, ma in chiave totalmente horror. Una bella sfida, che il film ha superato a pieni voti.

Perché guardare His House

Il film His House è in effetti un film horror che non ti aspetti. Prima di tutto perché affronta il genere dell’orrore in modo molto originale, oserei dire quasi “etnico”. Le inquietanti figure che si muovono dell’oscurità e nelle crepe del muro, rimandano all’Africa, alle sue tradizioni, ai suoi colori e ai suoi rituali tribali.

La stessa Rial parla tranquillamente di uno stregone, convinta che sia lui ad infestare le mura. E mentre il marito tenta di negare tutto e lasciarsi alle spalle le sue origini, lei rimane fedele a queste ultime, affrontando il futuro senza potere né volere cancellare il passato e le sue stesse origini. Mentre lui, ad esempio, inizia a vestire in modo occidentale, lei si ostina a mettere i suoi vestiti africani; allo stesso modo, mentre lui si sforza di abituarsi all’uso delle posate, lei continua a voler mangiare con le mani, com’è usanza di diversi paesi africani. Una lotta tra i due che, come si può ben immaginare, potrà risolversi soltanto con un punto d’incontro intermedio.

Altra caratteristica interessante è che, per quanto spettacolare, l’horror mostrato in His House è del tutto psicologico. E’ la messa in scena di un trauma, di un senso di colpa cocente, di un passato che inevitabilmente condiziona e condizionerà il presente e il futuro dei protagonisti. Il bagaglio che portano con loro dal loro Paese in guerra, è doloroso e pesante; per quanto cerchino di diventare parte della comunità inglese, per quanto si sforzino di integrarsi, sarà soltanto accettando il proprio passato e le proprie radici che riusciranno a tenere salde le redini della loro nuova vita.

Non aspettarti pietismi e scene drammatiche fini a sé stesse: gran parte del merito di His House sta proprio nel fatto che racconta la realtà drammatica sempre attraverso un narrato in stile horror, senza cadere mai nel semplice racconto strappa lacrime.

Altro buon motivo per vedere His House è di sicuro per la regia e la fotografia curate entrambe nei minimi dettagli. Sono infatti proprio le luci e i colori a rendere alcune immagini veramente terrificanti, per non parlare dei suoni e della colonna sonora in generale, che rendono appieno l’atmosfera cupa e terrificante della storia di Bol e Rial.

Nel complesso, anche la sceneggiatura appare perfettamente compiuta, con un senso che fila da inizio a fine senza lasciare niente di non detto o di non spiegato. Una scrittura appagante, ottimo lavoro di Remi Weeks che si è occupato infatti anche dello script.

Molto bravi anche gli attori protagonisti, Wunmi Mosaku e Sope Dirisu (già conosciuti grazie ad alcuni episodi della serie tv Black Mirror), che portano avanti la trama con naturalezza e senza eccessi di alcun tipo, così da regalare un’interpretazione naturale e assolutamente verosimile, cosa che aiuta lo spettatore ad identificarsi e a mettersi nei panni dei protagonisti e dei loro sensi di colpa e traumi.

Perché non guardare His House

Mi sento di sconsigliare il film a chi ama i film horror intesi nel modo più classico, quelli che prevedono una spiegazione logica esterna alla psiche dei personaggi protagonisti. In His House la chiave di tutto è nel trascorso dei due protagonisti, dei loro traumi e segreti, rivelazioni che possono far male e che soprattutto non possono essere dimenticate.

Insomma, se ti piacciono i fantasmi e le case infestate in senso “classico”, allora His House non è il film per te. Se invece ti piace l’horror di tipo psicologico e trovi che sia più spaventoso il bagaglio psichico di una persona che ha vissuto eventi traumatici piuttosto che il semplice mostro o demone, allora comincia subito la visione!

His House è un horror che non ti aspetti, un horror sociale che sa prendere un argomento di attualità e portarlo alle sue estreme conseguenze, sviscerandolo in modo secco e crudo nella sua chiave puramente horror.

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La Recensione

His House Recensione

7 Voto

Un horror che non ti aspetti, con uno spunto originale che affonda le radici nell'attualità dandone una lettura psicologica terrificante e metaforica. Da vedere!

PRO

  • Fotografia
  • Soggetto
  • Interpretazione degli attori

Recensione

  • Voto 7
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