Con un ritmo ipnotico e una struttura quasi mantra-like, “nella parte del mondo in cui sono nato” irrompe nel panorama musicale italiano come la nona traccia dell’album “Post mortem” de I Cani, in uscita il 10 aprile 2025. Un brano che si distingue nel repertorio di Niccolò Contessa per la sua implacabile critica sociale, espressa attraverso un’ossessiva ripetizione che diventa essa stessa metafora dell’alienazione contemporanea.
Prodotta dallo stesso Contessa in collaborazione con Andrea Suriani, questa traccia rappresenta un’incursione nel territorio dell’indie-pop distopico, dove la melodia serve da veicolo per un messaggio profondamente nichilistico sulla condizione esistenziale dell’individuo nell’Italia – e più in generale nell’Occidente – contemporaneo.
Un mantra di nichilismo culturale
La ripetizione quasi ipnotica del verso “Nella parte del mondo in cui sono nato” funge da elemento strutturale dell’intero brano, creando un effetto claustrofobico che rispecchia perfettamente il contenuto lirico. Questa tecnica compositiva, che potremmo definire di minimalismo iterativo, amplifica il senso di intrappolamento espresso dal testo.
I primi versi stabiliscono immediatamente il tono: “Tutto è già stato detto / Tutto è già stato pensato”. Questa dichiarazione di esaurimento culturale rappresenta una crisi non solo creativa ma esistenziale: l’idea che viviamo in un’epoca di stagnazione intellettuale, dove l’originalità è diventata impossibile e ogni espressione è solo un’eco di ciò che è venuto prima.
L’affermazione “L’età media è quella in cui eri già morto / Nel passato” introduce una riflessione sul privilegio temporale della nostra epoca: viviamo più a lungo dei nostri antenati, eppure questo tempo extra sembra privo di significato, riempito di una vita che si trascina ben oltre ciò che sarebbe stato il suo termine naturale in altre epoche.
L’ego culturale e la corruzione valoriale
La seconda strofa si apre con un’osservazione tagliente sulla letteratura contemporanea: “Quasi tutti i romanzi hanno un protagonista che somiglia all’autore”. Questo narcisismo creativo viene presentato non come coincidenza ma come sintomo di una cultura ossessionata dall’individualismo e incapace di vera empatia o immaginazione.
La ripetizione di “E non credo sia un caso” quattro volte consecutive enfatizza l’intenzionalità di questa critica, suggerendo che si tratta di un’analisi ponderata piuttosto che di un’osservazione casuale.
Il passaggio successivo, “Fino da piccolo mi hanno insegnato / Che tutto è corrotto, tutto è sbagliato”, rivela una socializzazione al cinismo che viene imposta fin dall’infanzia. La ripetizione di “Tutto è corrotto, tutto è sbagliato” tre volte consecutive crea un effetto di martellamento che sottolinea l’assolutismo di questa visione del mondo.
I versi “Vivere è fascista, nascere è reato / Vivere è capitalista, nascere è peccato” rappresentano il culmine di questa critica, evidenziando l’assurdità delle posizioni estreme che politicizzano persino l’esistenza biologica, rendendo impossibile qualsiasi azione neutrale o innocente.
La superficialità e l’alienazione contemporanea
La terza strofa allarga lo sguardo alla cultura delle celebrità: “Degli artisti ci interessa essenzialmente / Che cos’hanno mangiato / Dove vanno in vacanza”. Questa critica al gossip evidenzia come l’attenzione pubblica si concentri sugli aspetti più triviali della vita degli artisti piuttosto che sul loro lavoro o sulle loro idee.
Il passaggio “Se qualcuno parla di anima è un invasato / Un complottista / Non è vaccinato” offre una riflessione sulla secolarizzazione estrema della società contemporanea, dove qualsiasi dimensione spirituale viene immediatamente associata all’irrazionalità o persino alla pericolosità sociale.
I riferimenti all’acquisto di droghe attraverso piattaforme digitali (“L’erba si compra su Instagram, su Telegram / Ad Amsterdam, a Rotterdam”) illustrano come anche la trasgressione sia stata commercializzata e digitalizzata, privata di qualsiasi dimensione controculturale.
Il ritratto dell’adulto contemporaneo come “disperato / Depresso funzionale / Terrorizzato” completa questo quadro desolante, suggerendo che la normalità nella nostra società è uno stato di malessere psicologico cronico che viene semplicemente gestito piuttosto che curato.
La ripetizione come gabbia e come consapevolezza
La conclusione del brano, con la ripetizione ossessiva della frase principale sia in forma solista che in eco, rappresenta sia la trappola esistenziale descritta nel testo che una possibile via d’uscita. Come evidenziato nell’annotazione di Genius, questa ripetizione può essere interpretata come “una condanna, come se non ci fosse via di uscita. Ma è anche una presa di coscienza, un modo per dire: questo è il mondo che abbiamo, e forse non possiamo cambiarlo, ma possiamo almeno vederlo per quello che è.”
In questo senso, “nella parte del mondo in cui sono nato” funziona non solo come critica sociale ma anche come esercizio di consapevolezza, un invito a riconoscere le strutture che ci imprigionano come primo passo per immaginare alternative.
Un’eco del nostro tempo
Ciò che rende questo brano particolarmente potente è la sua capacità di catturare l’atmosfera emotiva dell’epoca contemporanea: la sensazione di vivere in un mondo esausto, dove tutto ciò che poteva essere detto o fatto è già stato detto o fatto, dove l’autenticità sembra impossibile e la disperazione è la condizione predefinita.
La critica si estende a tutti gli aspetti della società: la cultura, la politica, la spiritualità, la tecnologia, l’economia – niente sfugge allo sguardo disincantato di Contessa. Eppure, paradossalmente, nell’articolare questa critica con tale lucidità, il brano stesso sfida l’idea che “tutto è già stato detto”.
Ti riconosci in questo ritratto della società contemporanea? Pensi che “nella parte del mondo in cui sono nato” offra una diagnosi accurata del nostro tempo o ritieni che la sua visione sia eccessivamente pessimistica? Condividi la tua opinione nei commenti e raccontaci quale verso del brano hai trovato più significativo o provocatorio!
Il testo di Nella parte del mondo in cui sono nato
[Strofa 1]
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato, in cui sono nato
Tutto è già stato detto
Tutto è già stato pensato
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato, in cui sono nato
Tutto è già stato fatto
Tutto è già stato creato
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato
L’età media è quella in cui eri già morto
Nel passato
Nel passato
[Strofa 2]
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nеlla parte del mondo in cui sono nato
Quasi tutti i romanzi hanno un protagonista che somiglia all’autorе
E non credo sia un caso
E non credo sia un caso
E non credo sia un caso
E non credo sia un caso
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato
Fino da piccolo mi hanno insegnato
Che tutto è corrotto, tutto è sbagliato
Tutto è corrotto, tutto è sbagliato
Tutto è corrotto, tutto è sbagliato
Vivere è fascista, nascere è reato
Vivere è capitalista, nascere è peccato
[Strofa 3]
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato
Degli artisti ci interessa essenzialmente
Che cos’hanno mangiato
Dove vanno in vacanza
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato
Se qualcuno parla di anima è un invasato
Un complottista
Non è vaccinato
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato
L’erba si compra su Instagram, su Telegram
Ad Amsterdam, a Rotterdam, uh
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato
L’adulto medio è disperato
Depresso funzionale
Terrorizzato
[Bridge]
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato
Nella parte del mondo in cui sono nato
[Outro]
Nella parte del mondo in cui sono nato
(Nella parte del mondo in cui sono nato)
Nella parte del mondo in cui sono nato
(Nella parte del mondo in cui sono nato)
Nella parte del mondo in cui sono nato
(Nella parte del mondo in cui sono nato)
Nella parte del mondo in cui sono nato
(Nella parte del mondo in cui sono nato)
Nella parte del mondo in cui sono nato
(Nella parte del mondo in cui sono nato)
Nella parte del mondo in cui sono nato
(Nella parte del mondo in cui sono nato)
Nella parte del mondo in cui sono nato
(Nella parte del mondo in cui sono nato)
Nella parte del mondo in cui sono nato
(Nella parte del mondo in cui sono nato)