Il film intitolato The Greatest Showmen é arrivato nelle sale cinema americane nel 2017. In un brevissimo lasso di tempo, la pellicola ha avuto un successo incredibile accaparrandosi una lunga lista di nomination. Inutile dire che il progetto non é sicuramente passato inosservato, soprattutto grazie alla colonna sonora del film.
Il lungometraggio apre il proprio sipario con una scena teatrale sublime che vede Hugh Jackman cantare ballare e battere il proprio bastone a ritmo. Dopo le prime riprese del personaggio principale dietro gli spalti, il cast si stringe sul set per un saluto di benvenuto in grande stile.
Ma di cosa parla il film The Greatest Showmen? Il progetto é un musical ispirato dalla vita dell’imprenditore, grande uomo di spettacolo e fondatore del Ringling Bros. e Barnum & Bailey Circus, Phineas Taylor Barnum.
Nella trama della pellicola, Barnum ha un’infanzia difficile ed un unico grande sogno : quello di regalare alla propria amata la vita dei suoi sogni. Nonostante le differenze socio-economiche e le ostilità tra il giovane uomo e la famiglia di lei, la coppia riesce, con grande fatica, a crearsi un proprio nucleo familiare e a realizzare il grande sogno di fondare un circo.
Effettivamente, i messaggi che il progetto vuole comunicare sono estremamente nobili. Invero, il film vuole mettere la diversità sotto una nuova luce valorizzandola e facendo capire al pubblico che l’eterogeneità può, di fatto, diventare un punto di forza. I testimoni di tale aspetto sono i protagonisti del circo in carne ed ossa, persone che, per tutta la vita, sono state ostracizzate per ciò che la società considera difetti. Questi individui, spesso definiti dall’opinione pubblica come “fenomeni da baraccone” riescono finalmente a trovare il proprio posto nel mondo, un luogo dove possono essere fieri di ciò che il resto della gente considera difetti.
Commento finale
Bisogna dire che l’idea di ispirarsi ad un uomo così formidabile é semplicemente geniale e che gli ideali comunicati dal film hanno un grande potenziale. Ad ogni modo il progetto non é esente da pecche. La pellicola é un ottimo musical soprattutto grazie alla colonna sonora sublime, tuttavia la trama lascia leggermente a desiderare presentandosi con il classico plot scheme hollywoodiano trito e ritrito. Anche l’ideale dell’amore risulta inizialmente molto poetico da un lato ma esso viene successivamente sviluppato in maniera banale e prevedibile. Inoltre, il progetto si sarebbe potuto concentrare molto di più sulla figura di P.T. Barnum analizzando il personaggio a 360 gradi invece di dipingere un flat character.
Per concludere, The Greatest Showmen é un musical leggero e piacevole, ottimo per intrattenersi in maniera spensierata ma intelligente. Tuttavia, nonostante il proprio potenziale, la pellicola non possiede quell’ X Factor da Blockbuster.
Per analizzare il personaggio a 360 gradi anziché 105 minuti, questo film sarebbe dovuto durare come uno di quei mega musical anni 50 tipo Tutti Insieme Appassionatamente, in quel caso sì, avrebbero potuto approfondirli tutti i personaggi ma Jackman ha dovuto sudare le proverbiali 7 camicie per ben 7 anni prima di riuscire a trovare qualcuno che credesse nel suo progetto sganciando i dollaroni neccessari e i produttori si sono dati una smossa solo dopo il botto di La La Land, diversamente, nisba, ancora a girare a vuoto stava. Appunto, come si può vedere, verso il finale è tutto un corri corri per mettere a posto ogni situazione col cronometro in mano, peccato, perché Jackman aveva proprio in mente di fare un musical vecchio stile, ben rifinito, purtroppo però a Hollywood preferiscono produrre film infarciti di sesso hard core e violenza tipo ISIS o, tutt’al più, prodotti che sembrano videogame rivolti ad adolescenti brufolosi che non sanno distinguere un attore vero da un ologramma CGI. Anche così, comunque, ‘Wolverine’ può essere soddisfatto, gli incassi mondiali stanno a 314,523,701 $ ( è costato 85 milioni) e mancano ancora Cina e Giappone, la colonna sonora è al numero uno delle chart Billboard da settimane, Gold Certified dalla RIAA in meno di 2 mesi… Beh, meno male che quelli che hanno fatto la storia del musical hollywoodiano sono vissuti in un’epoca meno barbarica della nostra, diversamente avremmo rischiato di non conoscere mai gente come Gene Kelly e Fred Astaire, ai giorni nostri sarebbero finiti a fare i camerieri in qualche ristorante di Los Angeles.