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Home Recensioni Film Drammatico

Edward mani di forbice, la recensione del film di Tim Burton

di Serena Grosso
4 Maggio 2015 - Aggiornato il 24 Novembre 2020
in Drammatico, Recensioni Film
Tempo di lettura 5 minuti
0 0
Edward mani di forbice commento film - foto di Edward
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TITOLO: Edward mani di forbice

TITOLO ORIGINALE: Edward Scissorhands

REGIA: Tim Burton

CAST: Johnny Depp, Winona Ryder, Dianne Wiest, Alan Arkin, Anthony Michael Hall, Vincent Price

PAESE: USA

ANNO: 1990

GENERE: fantastico, romantico, drammatico

DURATA: 105 minuti

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TRAMA: Peggy Boggs (Dianne Wiest) è una determinata rappresentante di cosmetici Avon. Un giorno, spinta dalla necessità di vendere, si reca fino in cima alla collina, dove giace un castello apparentemente abbandonato. Qui fa la conoscenza di Edward (Johnny Depp), un essere umano artificiale creato da un inventore che però morì prima di completarlo: Edward, difatti, è privo di mani ma, al suo posto, ha invece delle taglienti forbici.
Peggy prende a cuore il ragazzo e decide di portarselo a casa per farlo vivere con lei e la sua famiglia, dandogli così le attenzioni che merita.
Sebbene il suo aspetto sia intimidatorio, Edward lega subito con gli altri componenti della famiglia, innamorandosi perfino della figlia di Peggy, Kim (Winona Ryder).
Gli altri abitanti del quartiere rimangono affascinati dalla diversità del giovane e, inizialmente, ciò che sorprende più di ogni altra cosa, è la strabiliante capacità di Edward di utilizzare le sue “mani”. E’ infatti un abile creatore di sculture vegetali. Questa capacità riesce a proiettarla anche nel taglio di capelli e, in poco tempo, Edward diventa molto apprezzato e popolare.
La situazione comincia a diventare meno rosea quando alcune persone della zona iniziano ad approfittarsi del ragazzo, fra tutti è il fidanzato di Kim a rovinare la reputazione di Edward. Il bullo, difatti, fa leva sul sentimento d’amore di Edward nei confronti di Kim, e lo costringe ad aiutarli per introdursi nella camera blindata della propria famiglia con il fine di rubare i soldi per comprarsi un furgone. La missione però fallisce a causa di un nuovo sistema d’allarme e a rimetterci è il protagonista della storia, che sarà incastrato dagli altri.
Per lui questo è il momento cruciale: ogni persona lo rivaluta drasticamente e viene di conseguenza tenuto alla larga da tutti i vicini. La sensazione di malessere che circonderà la sua famiglia adottiva, i suoi forti sentimenti verso Kim e i sogni purtroppo irrealizzabili lo porteranno a scappare e rifugiarsi di nuovo nel castello per continuare a vivere in solitudine, ignorato da tutti.

“Non mi ha finito.”


COMMENTO: “Edward mani di forbice” è uno dei più famosi capolavori di Tim Burton, nonché uno dei film che consacrano definitivamente la sua amicizia con l’attore Johnny Depp, con cui ancor oggi collabora costantemente.

Benché la pellicola sia un po’ “gotica” e drammatica in perfetto stile Burton, “Edward mani di forbice” ha come compito quello di descrivere il sobborgo americano attraverso un punto di vista particolare, estremamente esagerato e stereotipato. I cliché sono alla base di tutto e lo si può notare fin da subito analizzando i personaggi, sia quelli principali che quelli in secondo piano.
Abbiamo un quartiere tipicamente statunitense abitato da donne diverse ma fondamentalmente tutte uguali: sono pettegole, superficiali ed oche. Si chiamano da una casa all’altra per raccontarsi futili notizie e scambiarsi commenti cattivi su altre vicine di casa o su eventi della zona. Sembrano non vivere nel mondo reale poiché non si curano minimamente degli aspetti importanti della vita. Sono persone vuote, prive di valori e assolutamente non in grado di avere discorsi profondi. Tra tutte loro due spiccano più delle altre: la prima è la versione stereotipata della donna stra cattolica che vive in una casa-santuario, circondata da lumini che neanche il giorno dei morti al cimitero. Colei che combatte il diverso e tutto ciò che si mette tra lei e la sua fede. La seconda donna estremamente stereotipata è, invece, la donna frivola e malata di uomini. La vediamo già in una delle prima scene flirtare con l’idraulico e, successivamente, tenterà di sedurre Edward per il semplice gusto di avere ciò che tutte le altre vogliono e ammirano. Il diverso.
Tutte queste donne create apposta così per trasmettere un messaggio, non si smentiranno nemmeno alla fine del film, quando si dimostreranno pecore: ognuna andrà dietro l’altra per puro opportunismo.

Altro personaggio cliché è poi Peggy. Se di per sé la donna ha più qualità umane rispetto alle vicine, è comunque una versione esagerata e che fa il verso ad una determinata figura del mondo reale. Il rappresentante, ed in maniera più specifica, la rappresentante di cosmetici Avon.
Vedere l’atteggiamento di Peggy nei confronti del suo lavoro è forse l’aspetto più divertente del film. Il fatto che lei sia succube di quel determinato sistema (basti vedere quando prima di fare qualunque cosa dica di dover consultare il manuale Avon, piuttosto che la sua convinzione che esso possa risolvere qualsiasi problema) portano ad un’ironia molto piacevole e divertente, sebbene sia chiaro a tutti il fatto che sia una presa in giro.

Anche la figlia di Peggy, Kim, non sfata nessun mito. Per farla breve: è la classica adolescente un po’ anticonformista che sta con il bullo del quartiere e sul finale della storia si accorge di essere troppo matura per stare con un tale troglodita e decide quindi di essere completamente attratta da una figura maschile più pura d’animo.

Ma ad incoronare re dei clichè “Edward mani di forbice” è proprio il suo protagonista: Edward è un umano non umano creato da un inventore che, inevitabilmente, prima di morire non finisce di completarlo, lasciandolo così solo e, oltretutto, con delle forbici al posto delle mani. La cosa è un po’ macabra ma alla fine da un film di Tim Burton non ti aspetti fiori, unicorni ed arcobaleni. O forse sì, però personalizzati in maniera più dark.
Rispetto ad altri film con situazioni simili a questa, Edward, ovvero il “mostro” della storia, non viene inizialmente evitato o visto come tale. Anzi, in una visione molto stereotipata del sobborgo americano, Edward il Diverso viene visto come la cosa più figa del mondo, è l’attrazione principale e tutti si contendono le sue attenzioni. Ma è una finzione, o meglio, un’ipocrisia: la gente è attratta da lui perché è la novità, quando smette di esserlo, tutti, come pecore, cominciano non solo ad evitarlo ma anche a fargli piazza pulita, rovinandogli la reputazione e considerando ambigua ogni sua mossa.
E’ come la storia de “La bella e la bestia” però al contrario.

La pellicola non finisce propriamente bene. Per carità, nessun protagonista muore (fa una brutta fine solo il bullo ma alla società stereotipata ciò non interessa, difatti il corpo lo lasciano lì dove trovato) però non abbiamo nemmeno il tanto atteso “e vissero felici e contenti”.

Se volete un finale perfetto, non guardate questo film. Se però volete mettere alla prova la vostra morale, se volete fare gratuitamente un viaggio introspettivo nel vostro Io e se volete capire quanto siete stereotipati anche voi, allora “Edward mani di forbice” è il film perfetto.

“E allora perché lo hai fatto?”
“Perché me lo hai chiesto tu.”

[review]

La Recensione

Il Verdetto

8 Voto

Recensione

  • Voto Globale 0
Tags: Johnny DeppTim Burton

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