Una confessione che brucia come un tatuaggio nelle ossa. Il 30 maggio 2025, Francesca Michielin si spoglia di ogni maschera con “FRANCESCA”, un brano profondamente autobiografico che suona come un atto di liberazione da anni di aspettative e convenzioni sociali. Prodotto da Francesco “Katoo” Catitti e scritto insieme a Kaput Blue, Galea e lo stesso produttore, questo singolo rappresenta forse il momento più autentico e crudo nella discografia dell’artista veneta.
Non è la prima volta che Francesca utilizza il proprio nome per un brano, ma questa volta c’è qualcosa di diverso: una rabbia consapevole e una libertà riconquistata che trasformano quello che potrebbe essere un semplice esercizio di autoanalisi in un manifesto generazionale. La canzone diventa così uno specchio in cui molte giovani donne possono riconoscere le proprie contraddizioni e il proprio percorso di emancipazione dalle etichette imposte dalla società.
L’infanzia ribelle in un mondo conformista
Il brano si apre con una dichiarazione di non conformità che risale all’infanzia: “Io detestavo gli scout e fumavo / Alle feste comandate, addomesticate”. L’immagine delle “feste addomesticate” è particolarmente efficace nel descrivere quel mondo di convenzioni sociali che cerca di incanalare i comportamenti giovanili secondo schemi prestabiliti.
Il contrasto tra aspettativa e realtà emerge chiaramente: “Parlare con te che intercedi per me e mi elogi / Perché ho la faccia pulita, ben educata”. Francesca descrive qui la frustrazione di essere giudicata solo per l’apparenza, mentre la sua vera natura rimaneva nascosta sotto una facciata di rispettabilità.
La ripetizione di “quanto è prevedibile” esprime tutto il fastidio verso un mondo che categorizza e incasella senza vedere la complessità dell’individuo.
Il dualismo della personalità
Il pre-ritornello racchiude l’essenza del brano: “Di rose vestita / Ma dentro una strega cattiva”. Questa immagine potentissima rappresenta il dualismo tra apparenza e sostanza che ha caratterizzato la crescita di Francesca. Il rosa, colore tradizionalmente associato alla femminilità dolce e remissiva, contrasta violentemente con la “strega cattiva” interiore, simbolo di ribellione e autenticità.
Un ritornello come cronaca di formazione
“Risse tra le bande, domenica / Crollano le torri in America / Dicevano sul campo di atletica: ‘Francesca è impazzita’” – il ritornello mescola microstoria personale e macrostoria mondiale in un affresco generazionale. Il riferimento all’11 settembre (“crollano le torri in America”) colloca temporalmente il racconto e lo inserisce in un contesto di cambiamenti epocali.
Le “risse tra le bande” domenicali evocano un mondo adolescenziale fatto di conflitti territoriali e tribali, mentre il campo di atletica diventa il palcoscenico dove si consuma il giudizio sociale: “Francesca è impazzita” – una frase che racchiude tutto il peso del conformismo che non tollera la diversità.
I luoghi della crescita e della trasgressione
“Nascosti in mezzo all’edera / Nei baci tra gli schiaffi di un luna park” – queste immagini descrivono i luoghi nascosti della crescita emotiva e sessuale, spazi di libertà strappati a un mondo che vorrebbe tutto controllato e visibile. Il luna park, con la sua natura effimera e trasgressiva, diventa metafora di un amore che è insieme dolce (“baci”) e violento (“schiaffi”).
“Via dalla provincia in un cinema” rappresenta il sogno di fuga tipico di chi cresce in contesti piccoli e soffocanti, dove il cinema diventa finestra su mondi più vasti e possibilità diverse.
Il rituale religioso come performance
La seconda strofa approfondisce il tema della contraddizione: “Io mi truccavo nei bar / Imboscata, pregavo con le ballerine rosa glitterate / Regalo della Cresima”. L’immagine del truccarsi nei bar mentre si prega con scarpe rosa glitterate ricevute per la Cresima è un perfetto ritratto dell’adolescenza italiana, sospesa tra ribellione e tradizione cattolica.
“Dondolavo al ritmo della predica / Devozione coi fiori di plastica” trasforma la partecipazione religiosa in performance vuota, dove anche la devozione diventa artificiale come i fiori di plastica. La definizione di sé come “una bambolina maleducata, troppo prevedibile” rivela la consapevolezza di essere intrappolata in un ruolo che non le appartiene.
L’accettazione del caos
Il bridge rappresenta il momento di svolta e accettazione: “Sceglierei di nuovo questo casino / Non importa se mi spezza”. Qui Francesca abbraccia il proprio percorso tortuoso, riconoscendo che la sofferenza e la confusione sono state necessarie per la sua formazione.
“Di quest’onda nera resti una carezza / Che mi tatuo nelle ossa” trasforma il dolore in qualcosa di permanente ma prezioso, un tatuaggio emotivo che diventa parte integrante della sua identità.
Il ritornello finale: dalla cronaca alla poetica
Nel ritornello conclusivo, “Crollano le torri in America” diventa “Sparano i pianisti in America” – un cambiamento sottile ma significativo che sposta l’attenzione dalla cronaca nera alla violenza contro l’arte e la bellezza, tema che risuona con l’esperienza personale di una giovane artista che ha dovuto lottare per essere accettata.
“L’amore senza logica / Il fango sulle scarpe nei luna park” conclude con una celebrazione dell’irrazionalità emotiva e dell’accettazione del disordine come parte inevitabile della crescita.
Un manifesto di autenticità
“FRANCESCA” si configura come un manifesto di autenticità che sfida le convenzioni sociali e celebra il diritto di essere complessi e contraddittori. Francesca Michielin dimostra ancora una volta la sua capacità di trasformare l’esperienza personale in narrazione universale, parlando a una generazione cresciuta tra aspettative tradizionali e bisogno di libertà.
La produzione di Francesco “Katoo” Catitti supporta perfettamente questa narrazione intima, creando un sound che bilancia momenti introspettivi e esplosioni emotive, rispecchiando le contraddizioni raccontate nel testo.
Il brano rappresenta un importante tassello nella maturazione artistica di Francesca Michielin, che continua a confermarsi come una delle voci più autentiche e coraggiose del panorama musicale italiano contemporaneo.
E tu, ti riconosci in questa Francesca “di rosa vestita ma dentro una strega cattiva”? Hai mai sentito il peso delle aspettative sociali che volevano “addomesticarti”? Condividi nei commenti la tua esperienza con le contraddizioni dell’adolescenza e racconta se anche tu hai mai sentito qualcuno dire che eri “impazzito” solo perché eri diverso da quello che gli altri si aspettavano!
Il testo di Francesca
[Strofa 1]
Io detestavo gli scout e fumavo
Alle feste comandate, addomesticate
Quanto è prevedibile
Parlare con te che intercedi per me e mi elogi
Perché ho la faccia pulita, ben educata
Sì, quanto è prevedibile
[Pre-ritornello 1]
Di rose vestita
Ma dentro una strega cattiva
[Ritornello 1]
Risse tra le bande, domenica
Crollano le torri in America
Dicevano sul campo di atletica:
“Francesca è impazzita”
Nascosti in mezzo all’edera
Nei baci tra gli schiaffi di un luna park
Via dalla provincia in un cinema
Francesca è impazzita
[Strofa 2]
Io mi truccavo nei bar
Imboscata, pregavo con le ballerine rosa glitterate
Regalo della Cresima
Dondolavo al ritmo della predica
Devozione coi fiori di plastica
Una bambolina maleducata, troppo prevedibile
[Pre-Ritornello 2]
Di rosa vestita
Ma dentro una strega cattiva
[Ritornello 1]
Risse tra le bande, domenica
Crollano le torri in America
Dicevano sul campo di atletica:
“Francesca è impazzita”
Nascosti in mezzo all’edera
Nei baci tra gli schiaffi di un luna park
Via dalla provincia in un cinema
Francesca è impazzita
[Bridge]
Sceglierei di nuovo questo casino
Non importa se mi spezza
Di quest’onda nera resti una carezza
Che mi tatuo nelle ossa
[Ritornello 2]
Risse tra le bande, domenica
Sparano i pianisti in America
Dicevano sul campo di atletica:
“Francesca è impazzita”
L’amore senza logica
Il fango sulle scarpe nei luna park
Via dalla provincia in un cinema
Francesca è impazzita