Il nuovo film di Doug Liman, un remake di “Road House” del 1989, è pieno di scene di combattimento e azione. Tuttavia, nonostante la presenza di Jake Gyllenhaal, che dà al film un’aria più minacciosa e interessante, questa versione sembra avere meno audacia e impatto rispetto all’originale. Nel complesso però mi ha divertito e te ne parlerò in questa recensione. Qui farò un confronto tra il film originale e il remake uscito nel 2024 su Amazon Prime Video.
Pensa di trovarti a fare il buttafuori in un bar poco raccomandabile di una piccola cittadina, luogo di ritrovo per alcuni dei clienti più rissosi e problematici che si possano immaginare, dove le serate “tranquille” includono risse con pugni, coltelli e bottiglie di birra rotte. Del tipo: spacco bottiglia, ammazzo famiglia. In questa situazione ad alto rischio, cosa faresti per mantenere l’ordine? Meglio ancora, cosa farebbe Patrick Swayze? Nel film “Road House” del 1989, che nonostante le critiche negative divenne in seguito un cult, Swayze interpreta Dalton, il nuovo buttafuori del bar, e ci insegna preziose lezioni su come calmare gli animi senza ricorrere subito alla violenza. I suoi consigli? Non sottovalutare mai l’avversario, cerca di risolvere i conflitti all’esterno del locale se possibile, e mantieni sempre un comportamento cordiale.
Dalton segue queste regole meticolosamente, mostrandosi sempre rispettoso e valutando correttamente quasi tutti i suoi avversari. Sa anche come godersi la vita all’aria aperta, praticando il Tai Chi sotto il sole ecc.
Il remake dinamico ma opaco di “Road House”, svanisce dalla memoria tanto rapidamente quanto appare sullo schermo. Ma c’è una certa poesia nel vedere Gyllenhaal, ora quarantatreenne e in forma smagliante, rendere omaggio al suo defunto ex partner cinematografico. Il Dalton di Gyllenhaal non è un buttafuori di professione. Era una star del Ultimate Fighting Championship fino a quando non ha perso le staffe e ha massacrato un avversario fino a ridurlo in poltiglia – un trauma che ha posto fine alla sua carriera e che ancora perseguita i suoi sogni. Ora vive nella sua auto e cerca di guadagnare soldi iscrivendosi a combattimenti freelance. Ma anche gli avversari più duri (incluso uno interpretato dal rapper Austin Post, noto come Post Malone) tendono a ritirarsi per paura.
È in una di queste lotte abortite che Dalton attira l’attenzione di Frankie (Jessica Williams), che gli offre un lavoro per calmare la feccia nel suo roadhouse nelle Florida Keys. Dopo aver brevemente valutato le sue opzioni, incluso il suicidio, Dalton accetta. Ma perché? Forse si rende conto che ha ancora qualche lotta personale da risolvere; d’altra parte, forse pensa che il suo desiderio di morte possa ancora essere esaudito. In ogni caso, Gyllenhaal è un attore abbastanza abile da tenerti con il fiato sospeso. Il suo sincero sorriso da boy scout ha sempre posseduto un tocco di follia animatrice.
Il primo film “Road House” fu diretto da Rowdy Herrington. Uscito nei cinema nel maggio del 1989, “Road House” non riuscì a emergere in un’estate ricca di grandi successi come “Batman”, “Indiana Jones e l’ultima crociata”, “Arma letale 2” ecc. Tuttavia, riguardando “Road House” trentacinque anni dopo, si scopre il vero stile dei film d’azione di Hollywood dell’epoca. Con una trama semplicistica ma raccontata con una spudorata serietà, il film si svolge in un bar che diventa l’epicentro di una lotta per l’anima di una piccola città, mettendo in contrapposizione un imprenditore senza scrupoli e i suoi scagnozzi contro Dalton, il protagonista, i suoi alleati buttafuori, una dottoressa attraente, alcuni onesti lavoratori e un carismatico Sam Elliott, che, con la sua parlata lenta, riesce a rubare la scena a tutti, dimostrandosi un degno rivale di Dalton non solo in coraggio ma anche in fascino.
Per il remake, gli sceneggiatori Anthony Bagarozzi e Charles Mondry hanno deciso di rimanere fedeli alla struttura narrativa dell’originale, quasi a voler sottolineare un ritorno alle radici dei film d’azione di serie B. Si spera che il pubblico apprezzi queste scelte con un sorriso di riconoscimento piuttosto che con derisione, sia quando una dottoressa (interpretata da Daniela Melchior) si mostra particolarmente premurosa nei confronti di Dalton, sia quando il cattivo ricco e arrogante del film (Billy Magnussen) fa sfoggio della sua ricchezza su uno yacht. Una figura molto più intimidatoria è Knox, un assassino dal nome evocativo, interpretato dal combattente professionista Conor McGregor, che irrompe nella narrazione con la forza di un tornado, caratterizzato da battute forzate quanto i suoi pugni, ma indubbiamente carico di energia. Fa il suo ingresso in modo memorabile, camminando in un mercato all’aperto completamente nudo, senza un briciolo di imbarazzo, in una scena che, pur essendo comica, sottolinea una certa ritrosia del film nel trattare il nudo, preferendo suscitare risate piuttosto che eccitazione.
Nel complesso, “Road House” tende a rimanere prudente, oscillando tra un moderno film di genere e un tributo piuttosto serio ai film degli anni ’80, senza cadere nella parodia. Gli sceneggiatori hanno saggiamente eliminato alcune delle battute più discutibili del film originale e hanno aggiunto elementi nuovi, come un coccodrillo affamato, per dare nuova vita alla storia. Hanno anche tentato di rendere i dialoghi più attuali, anche se a volte sembrano troppo forzati, come quando una commessa di una libreria paragona Dalton a un eroe di un film western in modo un po’ troppo audace, dimostrando una consapevolezza di sé che si discosta dal tono genuino dell’originale.
In risposta alle aspettative di tempi rapidi e gratificazione immediata tipiche del nostro periodo, il personaggio di Dalton interpretato da Gyllenhaal inizia a essere coinvolto in scene di violenza molto prima rispetto al Dalton originale del film precedente. Ciò nonostante, cerca di mantenere un atteggiamento cordiale, e c’è un tocco di ironia quando, dopo aver insegnato una dura lezione a un gruppo di teppisti, si preoccupa anche di portarli all’ospedale. Questo li rende fortunati, almeno temporaneamente, perché nel film ci saranno conseguenze ben più gravi che nessun medico potrà sanare, tra cui danni causati da esplosioni e incidenti nautici. Queste scene riflettono la firma del produttore Joel Silver, noto per la sua predilezione per le spettacolari esplosioni nei film. La scelta di includere questi elementi di violenza, che oscillano tra realismo crudo ed esagerazioni quasi cartoon, ha probabilmente attratto Liman, un regista riconosciuto per la sua abilità nel dirigere film d’azione, come dimostrano “The Bourne Identity” e “Edge of Tomorrow”. Liman ha la tendenza a riprendere le scene di lotta con sequenze lunghe e continue, cercando di mantenere la camera in armonia con i movimenti degli attori e privilegiando la chiarezza rispetto alla mera sensazionalità. Tuttavia, questo approccio talvolta può rivelare i limiti della post-produzione, come effetti speciali e colpi aggiunti digitalmente che risultano poco convincenti.
Questi difetti possono essere particolarmente evidenti quando il film viene proiettato su grandi schermi, ma molti spettatori potrebbero non notarli, dato che “Road House” ha saltato la distribuzione nelle sale cinematografiche a causa di decisioni prese dietro le quinte. Questo cambio di strategia, che ha visto il film debuttare direttamente sulla piattaforma Amazon Prime Video dopo la sua anteprima al festival cinematografico SXSW, riflette i cambiamenti in corso nell’industria cinematografica. Nonostante le proteste di Liman contro questa scelta, è difficile non comprendere il suo punto di vista: “Road House” potrebbe non essere un capolavoro, ma i suoi momenti di godimento, sia che derivino dalla novità, dalla nostalgia, o dalla semplice azione, avrebbero probabilmente tratto vantaggio dalla condivisione collettiva tipica della visione in sala.
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La Recensione
Road House (2024)
Il remake di "Road House" di Doug Liman, con Jake Gyllenhaal, è un tentativo audace di rivisitare il classico cult del 1989. Pur essendo ricco di azione e violenza, il film pecca di originalità e audacia rispetto al suo predecessore. Gyllenhaal offre una prestazione solida, pagando tributo al ruolo iconico di Patrick Swayze, ma il film si dimostra timido nel superare le aspettative. La regia di Liman riesce a catturare l'essenza delle scene d'azione, nonostante alcuni effetti speciali risultino poco convincenti. "Road House" si trova sospeso tra un omaggio ai film d'azione degli anni '80 e un'opera che tenta, senza riuscirci pienamente, di adattarsi ai gusti moderni.
PRO
- Prestazione intensa di Jake Gyllenhaal.
- Scene d'azione ben orchestrate da Liman.
CONTRO
- Manca l'audacia dell'originale.
- Effetti speciali a volte poco convincenti.